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Tensione al confine tra Bolivia e Cile

Il presidente boliviano Evo Morales ha definito “una minaccia” alla sicurezza del paese e “un atto aggressivo” la dislocazione di basi militari cilene nelle immediate vicinanze del confine con la Bolivia. Morales ha ricordato che le norme internazionali stabiliscono, per le basi militari, una distanza non inferiore ai 50 km dai confini dei paesi vicini, mentre Santiago avrebbe in programma l’apertura di una nuova base a soli 15 km dalla frontiera con la Bolivia. La parte cilena nega il piano di apertura di una nuova base e afferma che alla distanza di 15 km dal confine con la Bolivia opereranno soltanto pattuglie militari, per impedire “attacchi contro la popolazione civile, furti, contrabbando e rapimenti di persone da parte” di criminali boliviani.

I rapporti tra Bolivia e Cile rimangono tesi, soprattutto per l’accesso alle acque del fiume Silala che, nascendo sulle Ande nel dipartimento boliviano di Potosì, prosegue il suo corso in Cile fino a sfociare nel Pacifico. La Paz si attende di poter essere compensata finanziariamente dal Cile per lo sfruttamento delle acque del Silala, utilizzate principalmente nelle miniere di rame cilene nel deserto dell’Atacama.

Nel marzo scorso, l’agenzia Prensa Latina aveva scritto che la Bolivia stava preparando una denuncia contro il Cile alla Corte di Giustizia de L’Aia per “l’uso indebito delle sorgenti del Silala, le cui acque sono state deviate dal paese vicino attraverso canali artificiali. In passato, La Paz aveva proposto al Cile di realizzare alcuni studi congiunti per compensare economicamente la Bolivia, ma il meccanismo di consultazione era stato cancellato unilateralmente dal Cile”. Secondo Santiago, si tratta di acque internazionali, che entrambi gli Stati possono utilizzare a proprio piacimento; Evo Morales aveva invece invitato “organismi ed esperti internazionali alla frontiera col Cile per dimostrare che si tratta di sorgenti e non di un fiume internazionale”. Sembra in effetti che alcune aziende cilene abbiano proceduto alla realizzazione di canali in territorio boliviano per deviare l’acqua e utilizzarla a scopi industriali.

Nei mesi scorsi Interfax aveva scritto della collaborazione avviata tra La Paz e Mosca, per l’ammodernamento delle forze armate boliviane. Il relativo accordo era stato confermato all’inizio di aprile dal Ministro degli esteri russo Sergej Lavrov, al termine dell’incontro a Mosca con l’omologo boliviano David Choquehuanca. Nel marzo precedente, Russia e Bolivia avevano sottoscritto un accordo intergovernativo di collaborazione nel campo dell’utilizzo dell’energia atomica a scopi civili, dopo che La Paz aveva deciso la creazione di una propria Agenzia nazionale per l’energia atomica e l’avvio della collaborazione con la russa “Rosatom” per la realizzazione a El Alto di un centro di ricerche nucleari e tecnologiche.

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