Nei giorni scorsi abbiamo raggiunto Matthieu Devch, dirigente del sindacato francese Cgt (e membro del comparto Cheminots Versaille del sindacato) protagonista da tre mesi delle mobilitazioni e degli scioperi contro il governo Valls e la versione francese del Jobs Act, e gli abbiamo rivolto alcune domande sugli obiettivi della protesta e sulle prospettive di una mobilitazione che questa settimana vede entrare in campo i lavoratori dei trasporti e che il prossimo 14 di giugno vedrà una nuova, l’ennesima, giornata di mobilitazione generale.
In Italia arrivano notizie confuse e frammentate sulle proteste contro la Loi Travail: un mese fa sentivamo parlare solo della Nuit Debout, che ci è stato presentato come un movimento composto principalmente da giovani studenti, mentre negli ultimi giorni sentiamo parlare soprattutto di scioperi, blocchi alle raffinerie… C’è un legame in tutta questa mobilitazione?
Dall’inizio del movimento contro la Loi Travail, cominciato a inizio marzo 2016, c’è un fronte unito composto dai sindacati di lavoratori dipendenti (CGT-FO-Sud-FSU) e da organizzazioni di giovani studenti e liceali (UNEF-FIDL-UNL).
La mobilitazione da principio ha preso la forma di numerose giornate di mobilitazione (due a marzo, due ad aprile e due a maggio), dello sciopero di una giornata in numerosi settori, di picchetti davanti ai licei e alle università e di manifestazioni di massa, nelle quali i giovani erano numerosi.
Ma da due settimane le mobilitazioni sono cresciute d’intensità, con l’inizio dello sciopero illimitato nelle raffinerie e i blocchi dei depositi di carburante. Così entriamo in una nuova fase, non si tratta più di una strategia di “lobby” per pesare sui negoziati ma di una strategia che punta alla paralisi dell’economia.
Questa settimana è partita la generalizzazione dello sciopero, con l’inizio del blocco illimitato dei ferrovieri e delle linee dei bus e delle metro parigine. Finalmente s’inizia a fare sul serio!
Ovviamente il punto centrale è la Loi Travail. Ci sono gli altri punti di rivendicazione?
Sì, il punto comune della lotta dei differenti settori è la pretesa del ritiro della Loi Travail da parte del governo, ma ognuno ha anche delle rivendicazioni specifiche, come i ferrovieri che si battono contro una norma che si prefigge di distruggere le loro condizioni di lavoro nel quadro di un progetto di privatizzazione delle ferrovie in Francia. Questa è la dinamica della convergenza delle lotte: “tutti insieme e allo stesso tempo”.
Politicamente come vi schierate rispetto al governo di Hollande? Pensate ci saranno delle ripercussioni nelle prossime elezioni?
La politica del governo di Hollande, al servizio esclusivo degli interessi del capitale, è un suicidio politico: è chiaro che i lavoratori e i precari non voteranno più il Partito Socialista alle prossime elezioni.
Il governo accusa in particolare la CGT con gli scioperi nel settore energetico e soprattutto con i picchetti e i blocchi alle raffinerie alimentare la tensione, dall’altra parte vi si accusa di stare trattando con il governo. Qual è veramente il ruolo della CGT?
La CGT, principale sindacato operaio, sindacato storico della lotta di classe in Francia, è il bersaglio permanente del potere e dei media. Ci accusano di essere minoritari, ma sono loro ad essere tali, perché la maggioranza della popolazione è contro la Loi Travail, e sono anche minoritari al Parlamento, ed è questo che li ha spinti a passare la legge senza il voto del Parlamento! Ci accusano di essere all’origine delle tensioni, ma sono loro che stanno facendo scivolare il paese verso una deriva autoritaria, rifiutando di ascoltare le rivendicazioni dei manifestanti, inviando la polizia anti-sommossa a sgomberare violentemente i blocchi e colpire i sindacalisti.
Non trovo interessante rispondere alle accuse ridicole contro la CGT mosse dai “gauchistes”. Il potere non teme 150 ragazzi che lanciano pietre contro la polizia, né qualche migliaia di nottambuli che sognano una nuovo Syriza o un Podemos francese. Il governo indietreggia solo per la forza di decine di migliaia di lavoratori organizzati, che bloccano la produzione e il trasporto attraverso lo sciopero, teme l’unità dei lavoratori e della gioventù capaci di organizzare delle manifestazioni immense in tutto il paese.
Qualche giorno fa Moscovici, commissario agli affari economici dell’Unione Europea, ha dichiarato che la riforma del lavoro francese è indispensabile. Come si schiera la CGT, e il movimento in generale, sulla questione delle istituzioni UE e delle ingerenze nei processi decisionali nazionali?
La Loi Travail è una legge tossica che si prefigge di distruggere le decennali conquiste sociali che oggi proteggono i lavoratori in Francia. Essa è una declinazione nazionale delle politiche d’austerità che i monopoli capitalisti impongono in ogni paese della UE. Lo scopo di un sindacato non è quello di portare avanti rivendicazioni compatibili con le direttive liberiste dell’UE, decise per servire gli interessi del capitale; la vocazione di un sindacato di lotta e di classe è di condurre la battaglia per la soddisfazione delle rivendicazioni compatibili con gli interessi e i bisogni dei lavoratori. Quindi, nel contesto attuale, la difesa degli interessi del mondo del lavoro implica una rottura con le politiche nazionali che si appoggiano sulle direttive dell’UE.
In questo quadro internazionale, o quantomeno continentale, quali sono le prospettive che la vostra lotta sta aprendo agli altri paesi?
La battaglia che noi portiamo avanti oggi non deciderà solamente del mantenimento o del ritiro della Loi Travail, ma sarà anche decisiva per le lotte future: se noi pieghiamo le ginocchia, il Capitale e il suo governo ne approfitterà per continuare le sue politiche sociali regressive. Ma se noi vinciamo, questo rafforzerà la combattività dei lavoratori e della gioventù della Francia per continuare la lotta per difendere i nostri diritti e conquistarne di nuovi. Inoltre, siamo coscienti che i lavoratori di tutta Europa ci guardano, abbiamo ricevuto dei messaggi di solidarietà dei sindacati europei affiliati alla Federazione Sindacale Mondiale, come l’USB in Italia, ma anche dal Portogallo, dalla Grecia, dalla Gran Bretagna, da Cipro, dalla Turchia, con anche delle manifestazioni di solidarietà convocate nei vari paesi davanti alle ambasciate della Francia! Una vittoria dei lavoratori francesi contro le politiche d’austerità darà certamente fiducia alla necessità di organizzarsi per difendere i nostri interessi di classe, e potrà contribuire al rafforzamento del livello delle lotte operaie in tutta Europa.
Riccardo Rinaldi
Traduzione dal francese di Camilla D’Agostino
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Mario
Grazie ai lavoratori francesi