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Annullata condanna a membro dell’ETA, Tribunale non indagò su torture

Lo scorso 14 giugno il Tribunale Supremo di Madrid ha annullato una delle condanne inflitte al militante dell’ETA (“Paesi Baschi e Libertà”) Iñigo Zapirain Romano perché il tribunale speciale antiterrorismo, l’Audiencia Nacional, non ha svolto indagini sulle denunce di tortura da parte dell’imputato. La sentenza presuppone una novità assoluta nella tradizione giuridica spagnola ammettendo per la prima volta esplicitamente le raccomandazioni del Tribunale Europeo dei Diritti Umani sull’obbligatorietà delle indagini sulla tortura come disposto dalla Convenzione Europea dei Diritti Umani e dalla Convenzione sulla Prevenzione della Tortura.
L’organo supremo della magistratura ha così annullato la sentenza di condanna a 15 anni di carcere per Iñigo Zapirain Romano, ritenuto colpevole dall’Audiencia Nacional di Madrid di aver collocato un ordigno esplosivo vicino agli uffici dell’Inem in un quartiere di Bilbao nel 2006. Ora quindi il tribunale speciale antiterrorismo dovrà rifare il processo, nel quale sono stati condannati per lo stesso attentato anche due componenti dello stesso commando dell’ETA, Beatriz Etxebarria Caballero (‘Kot’) e Saioa Sánchez Iturregui (‘Hintza’).
A dettare la sentenza – che non è stata ancora resa pubblica ma i cui contenuti sono stati anticipati dal quotidiano spagnolo Publico – è stato il giudice del Tribunale Supremo Joaquín Jiménez García, che per ben 18 anni, proprio durante gli anni più duri dello scontro tra Stato e guerriglia basca negli anni ’80 e ’90 del secolo scorso, ha esercitato a Donostia e Bilbao.
La sentenza annullata fu emessa l’11 dicembre del 2015 dai magistrati Concepción Espejel, Julio de Diego e José Ricardo de Prada che negarono la richiesta della difesa di Zapirain (con l’eccezione del terzo giudice) di ammettere la perizia di due psicologi sulle conseguenze delle torture inflitte quattro anni prima, al momento dell’arresto, da parte della polizia al detenuto.
L’arresto di Zapirain e della sua compagna Beatriz Etxebarria Caballero avvenne infatti il 1 marzo del 2011 a Bilbao. Il caso fu oggetto di una sentenza specifica da parte del Tribunale Europeo dei Diritti Umani (risalente al 7 ottobre del 2014) che intervenne dopo che i due militanti dell’ETA denunciarono di essere torturati e le loro denunce furono archiviate. Nella sentenza il Tribunale Europeo non arriva ad affermare che nel caso specifico ci fossero prove inoppugnabili di torture inflitte ai due detenuti, ma evidenzia che i tribunali spagnoli sistematicamente ignorano le denunce in merito da parte dei prigionieri politici.

Iñigo Zapirain, insieme a Beatriz Etxebarria e a Daniel Pastor Alonso, erano membri del Commando Otazua e sono stati già condannati a 485 anni di carcere per l’omicidio del brigadiere Luis Conde nel 2008; ad altri 3.860 anni di carcere ciascuno per l’attentato contro il quartier generale di Burgos della polizia del 2009 e ad altri 45 anni per l’assassinio dell’agente di polizia Eduardo Puelles.

Ma la decisione del Tribunale Supremo del mese scorso stabilisce un importante precedente in materia giuridica. Lo Stato Spagnolo è stato condannato ben otto volte per la violazione degli obblighi internazionali che prevedono una indagine in presenza di una denuncia per torture. Sette di queste condanne si riferiscono ad altrettanti militanti baschi arrestati e posti in stato di ‘incomunicaciòn’ (isolamento assoluto fino a cinque giorni, periodo in cui le forze di sicurezza possono praticare impunemente gli abusi nei confronti dei prigionieri), tra questi l’ex direttore del quotidiano basco Egunkaria, Martxelo Otamendi. L’ultima sentenza da parte del Tribunale Europeo dei Diritti Umani contro Madrid risale allo scorso 31 maggio quando lo Stato Spagnolo è stato condannato per non aver indagato sulle torture denunciate da Xabier Beortegi, arrestato nel 2011 nell’ambito di una retata contro militanti della sinistra indipendentista basca.
Anche il Comitato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite ha condannato la Spagna, nel 2013, per l’assenza di una indagine completa, esaustiva e imparziale sulla denuncia realizzata da Maria Cruz Achabal Puertas, e l’anno precedente da Orkatz Gallastegi Sodupe.

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