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Brasile: il governo golpista vuole privatizzare tutto

Non vuole perdere tempo il governo di destra insediato a Brasilia dopo la fraudolenta destituzione della presidente Dilma Rousseff e l’insediamento del suo vice, Michel Temer. Martedì l’esecutivo ha presentato un piano di politica economica improntato alla privatizzazione di ben 34 imprese pubbliche statali e di un gran numero di concessioni. Il piano del governo, denominato ‘Crecer’, riprende alcuni degli obiettivi presentati lo scorso anno dal governo di centrosinistra ma poi accantonati, e li estremizza. Il progetto prevede la privatizzazione di quattro aeroporti, di sette imprese energetiche, di tre imprese sanitarie, e la concessione a privati di tre ferrovie, tre autostrade e due porti. Inoltre Temer prevede di vendere parte delle lotterie nazionali, di affittare a privati tre terminal petroliferi e di quattro aree minerarie.

La privatizzazione degli aeroporti di Salvador, Porto Alegre, Fortaleza e Florianopolis era stata già tentata dal governo Rousseff, ma non era andata in porto perché la vendita era subordinata al mantenimento da parte dell’azienda statale Infraero di una quota delle azioni degli scali privatizzati oscillante tra il 15 e il 49%, una condizione che non era piaciuta ai potenziali acquirenti. Il governo di destra vuole anche sbloccare molte delle opere pubbliche e delle grandi opere finora bloccate perché carenti dell’autorizzazione di impatto ambientale.

Mentre l’esecutivo reazionario promette di risollevare il paese dalla crisi e di attirare ingenti investimenti stranieri – che però nell’Argentina del liberista Macrì non sono affatto arrivati – la Camera dei Deputati brasiliana ha destituito Eduardo Cunha, insieme a Temer tra i principali artefici del golpe istituzionale contro Dilma Rousseff e del cambio fraudolento di regime. Cunha si era già sospeso dalla sua carica di presidente della Camera dei Deputati lo scorso 7 luglio, dopo che a maggio il Tribunale Supremo Federale lo aveva imputato per reati di corruzione nell’ambito di un’inchiesta sui fondi neri della compagnia petrolifera statale Petrobras, la cosiddetta inchiesta ‘Lava Jato’. L’esponente del Partito del Movimento Democratico Brasiliano, la stessa formazione politica di Temer prima alleata del PT di Dilma, è accusato di corruzione e riciclaggio di denaro e su di lui pende una richiesta di arresto da parte del Procuratore Generale Rodrigo Janot che lo accusa di aver approfittato dei suoi poteri istituzionali per bloccare l’inchiesta e farla franca. Ora che a votare per la sua destituzione sono stati ben 450 colleghi – solo 10 i contrari – Cunha potrebbe davvero finire dietro le sbarre dopo essere già stato interdetto da ogni carica pubblica per 8 anni.

Intanto nel paese continuano quotidianamente le manifestazioni dei movimenti popolari, di sinistra e sindacali contro l’esecutivo che ha già annunciato l’aumento dell’età pensionabile, il congelamento dei concorsi pubblici, un taglio netto ai diritti sindacali e un aumento dell’orario di lavoro.

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