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Bruciarono la foto del re, arrestati cinque indipendentisti catalani

Gli indipendentisti catalani continuano a finire in galera. In un paese in cui la lista di cantanti, artisti, blogger e clown mandati a processo o inquisiti perché accusati di ‘incitamento al terrorismo’ si allunga sempre di più, a fare le spese della repressione del governo centrale sono sempre più spesso i militanti della sinistra indipendentista catalana. D’altronde Mariano Rajoy, sfasciato il Psoe e ottenuto il sostegno dei baroni socialisti oltre che dei cloni di Ciudadanos, ora si trova la strada spianata.

Questa volta è toccato a cinque militanti della Cup, la coalizione indipendentista e anticapitalista della sinistra catalana che preme sul resto del fronte sovranista e su alcune delle realtà della sinistra ‘federalista’ affinché alle parole e alle dichiarazioni di principio seguano i fatti e un processo immediato e contundente di disobbedienza di massa nei confronti di Madrid e delle sue istituzioni.
Tra ieri e oggi nel mirino della repressione spagnola sono finiti: Jordi Almiñana, dipendente del comune di Navàs (Barcellona); il consigliere comunale di Santa Coloma de Gramenet, Aitor Blanc; il consigliere municipale della Cup nel municipio di Sant Andreu Ivan Altimira; i militanti della Cup e di Arran (organizzazione giovanile indipendentista e anticapitalista) Nora Miralles e Roger Santacana.

E’ possibile che cinque militanti politici, alcuni dei quali eletti dal popolo nelle istituzioni locali, possano finire in carcere per aver bruciato una fotografia del Re spagnolo? Per un reato d’opinione? Nel 2016? Nella “democratica” Spagna? Nell’Unione Europea? Si, è possibile. E del resto non è certo la prima volta che accade.

fotos_reiTre attivisti della Cup sono stati arrestati ieri dalla polizia autonoma, i Mossos. Altri due, Nora Miralles e Roger Santacana, anche loro denunciati per aver partecipato al ‘rogo’ delle effigi del Re Filippo VI di Borbone e di alcune pagine della Costituzione Spagnola nel corso della manifestazione convocata dagli indipendentisti in occasione della Diada, la festa nazionale catalana che si celebra ogni 11 settembre, sono stati arrestati questa mattina mentre si trovavano su un pullman diretti all’Audiencia Nacional di Madrid, intenzionati a mostrare la propria solidarietà ai compagni arrestati ieri. Il mezzo sul quale viaggiavano i due ‘ricercati’ è stato bloccato ad Alcalà de Henares, città alle porte di Madrid, dalla Policia Nacional, e i due membri della sinistra indipendentista sono stati portati via in manette. Non contenti, gli agenti hanno identificato tutti i viaggiatori e hanno anche perquisito il veicolo.

Mentre scriviamo fuori dal tribunale speciale antiterrorismo ereditato dal regime franchista (il nome è un po’ cambiato, ma l’indirizzo è lo stesso) centinaia di persone stanno manifestando per denunciare l’ennesimo atto repressivo nei confronti della sinistra indipendentista catalana e di violazione della libertà di espressione e di manifestazione. I cinque attivisti sono stati arrestati dopo che il giudice dell’Audiencia Nacional, Fernando Andreu, li ha denunciati per “ingiurie” e ha spiccato altrettanti mandati di cattura: lo scorso 7 dicembre i cinque militanti anticapitalisti avrebbero dovuto comparire in tre diversi tribunali catalani – Barcellona, Santa Coloma de Gramenet e Manresa – per essere interrogati, in videoconferenza, dal giudice di Madrid, ma si erano rifiutati di farlo, aderendo alla campagna di disobbedienza e boicottaggio delle istituzioni spagnole.

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Durante la manifestazione di questa mattina la deputata al Parlament della Cup, Anna Gabriel, ha denunciato: “Chi ha deciso che oggi non possiamo lavorare per la liberazione nazionale, sociale e di genere è il Dipartimento agli Interni e il Consigliere (assessore, ministro ndr) Jordi Janè”, puntando l’indice contro l’esponente della maggioranza di governo autonomista formata dal centrodestra di Convergenza (ribattezzato Democratici di Catalogna) e dal centrosinistra di Esquerra Republicana. “Non possono esserci ‘consellers’ agli Interni con mentalità autonomista e al servizio dei tribunali d’emergenza come l’Audiencia Nacional, ribadiamo il nostro impegno per l’indipendenza della Catalogna” ha insistito la dirigente della Cup. Al concentramento stanno partecipando vari deputati regionali della Cup ed esponenti politici di altre formazioni della sinistra radicale, catalana e non, mentre ieri sera, nel corso di un’altra protesta organizzata nel municipio di Sant Andreu, alcuni manifestanti hanno bruciato alcune foto del Borbone per dimostrare la propria solidarietà ai detenuti. Anche in quel caso i manifestanti, circa 300, hanno chiesto le dimissioni del ‘Ministro’ degli Interni catalano Jordi Janè. Proteste analoghe nei giorni scorsi erano state convocate ieri in varie città catalane – Barcellona, Girona, Tarragona, Lleida, Navàs, Santa Coloma, Vic, Cornellà de Llobregat, Sabadell, Igualada, Tortosa e La Seu d'Urgell – all’insegna dello slogan “Né Re né paura”.

Agli arrestati finora è giunta la solidarietà di alcune sezioni di Esquerra Republicana – che pure fa parte del governo regionale accusato dagli indipendentisti di essersi messo al servizio della repressione mandando i Mossos d’Esquadra ad arrestare alcuni degli imputati – e del dirigente nazionale di Podemos Íñigo Errejón. Podem, la sezione catalana di Podemos, ha denunciato in un comunicato che gli arresti “costituiscono un attacco alla libertà di espressione intollerabili in uno Stato democratico” e che tali azioni approfondiscono una giudizializzazione della politica che si vive non solo in Catalogna, ma in tutto lo Stato.

 

Marco Santopadre

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