Ci sono molto modi di guardare a notizie come questa. La prima che viene in mente a noi è che le condizioni di lavoro subumane si sono trasferite dalla catena di produzione alla logistica della distribuzione. Oltre 30 anni fa si imponeva la produzione just in time, la cosiddetta "fabbrica ohnista" (dal nome dell'ingegnere – Ohn – che inventò questa formula per Toyota).
In primo luogo, i tempi della produzione dovevano seguire quelli degli ordinativi, in modo da eliminare il magazzino, i tempi morti e i danni derivanti dall'immobilizzazione delle merci sui piazzali. Il passo successivo, l'automazione, ha ottimizzato all'inverosimile la tempistica della produzione.
La tensione si è così scaricata in gran parte sulle filiere della circolazione delle merci, ossia sulla logistica. Qui il lavoro si svolge ancora in modo manuale, in gran parte, perché ogni singola merce deve essere selezionata sugli scaffali, spostata verso i punti di partenza, in quantitativi altamente variabili (a seconda della domanda giornaliera) e poi via verso i clienti sparsi in tutti i punti dell'area di riferimento di quel singolo magazzino.
Qui le condizioni di lavoro sono semplicemente ottocentesche, come si vede da Amazon o, per stare alle vicende italiane recenti, alla Gls di Piacenza.
Paradossalmente ma non troppo, proprio nella logistica della circolazione si sono venute perciò a creare quelle strozzature, rigidità, tensioni, che rendono il conflitto dei lavoratori molto più incisivo.
Da ragionarci sopra ancora meglio, certamente…
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Il leader democratico Scozzese, afferma che i lavoratori sono pagati troppo poco e che alcuni sono stati costretti ad accamparsi fuori il magazzino per tagliare i costi degli spostamenti.
Hilary Osborne, The Guardian, 12 Dicembre 2016
Traduzione e cura di Francesco Spataro
La ditta di spedizioni Amazon è stata accusata di creare “condizioni di lavoro intollerabili per i suoi dipendenti”, dopo le dichiarazioni che alcuni lavoratori sono stati fortemente penalizzati per essersi assentati causa malattia, e che altri sono stati costretti a sistemarsi provvisoriamente in tenda vicino ad uno dei suoi magazzini, per risparmiare sui costi degli spostamenti da casa al posto di lavoro.
Willie Rennie, leader scozzese del Partito Liberale, ha dichiarato che Amazon dovrebbe “vergognarsi” se i lavoratori del sito di Dunfermline, sono stati costretti a piantare in inverno, le tende fuori il magazzino.
Rennie ha rilasciato questi commenti dopo la pubblicazione, da parte del quotidiano locale Courier, di alcune foto in cui sono ritratte una serie di tende, nelle quali, da alcuni giorni, vivono i lavoratori della Società di spedizioni Amazon. Si riporta che almeno tre tende sono state sistemate vicino al magazzino, nei pressi della M90 (l’autostrada che collega Edinburgo a Perth, in Scozia), nella zona di Dunfermline e che uno degli uomini che vi abitano, dichiara di essere un impiegato, che vive appunto, a Perth.
Un’inchiesta del Sunday Times ha denunciato che i lavoratori a tempo determinato impiegati nel magazzino, sono regolarmente penalizzati se usufruiscono di periodi di malattia, e vengono sottoposti ad una forte pressione, palesemente stressante, per il raggiungimento degli obiettivi e la raccolta degli ordini. Nella stessa inchiesta si afferma anche che, per seguire le fasi lavorative, gli impiegati sono costretti a percorrere anche 15 chilometri al giorno (all'interno del magazzino, ndT), e che i distributori dell’acqua sono regolarmente vuoti.
La Amazon, per coprire i picchi di lavoro del periodo natalizio, ha assunto 20.000 lavoratori interinali, raddoppiando il proprio staff; un bus, fornito dall’agenzia interinale, porta i lavoratori al sito di Dunfermline, ma questi ultimi, sono costretti a pagarlo.
Rennie ha ripetutamente invitato la Amazon a migliorare le condizioni di lavoro nel sito di Dunfermline, e, nelle sue ultime dichiarazioni, afferma che le opinioni che si era fatto da lungo tempo “combaciano perfettamente con i riscontri ricevuti dalla popolazione locale”.
Una settimana da addetto interno
Dichiara sempre Rennie: “Confermo che la Amazon ha creato delle condizioni di lavoro intollerabili per molti dei suoi dipendenti. La Società non sembra interessata a tenere i lavoratori per lunghi periodi al suo interno; li tiene solo finché non sono stufi. La Amazon ha generato una cultura dell’oppressione così che, sia il management, che alcuni lavoratori, istigano ad una pressione senza limiti sullo staff.
E’ tempo per Amazon di cambiare definitivamente; il che significa un mutamento a vantaggio dei salari e condizioni lavorative migliori.”
Secondo il politico, la società dovrebbe “vergognarsi di pagare così miseramente i propri lavoratori, da costringerli ad accamparsi con le tende nel bel mezzo dell’inverno, per arrivare a fine mese.”
Amazon, che ha realizzato 12 centri di distribuzione nel Regno Unito, in passato è stata fortemente criticata per il trattamento riservato ai lavoratori, molti dei quali sono impiegati tramite agenzie interinali. Tre anni fa, un reporter dell’Observer sotto copertura ha scritto dei lunghi orari e dell’enorme lavoro fisico a cui i lavoratori erano sottoposti per una paga molto bassa, e i sindacati, più recentemente, hanno dichiarato che i lavoratori, a causa di queste condizioni, si ammalano molto spesso.
Alcuni forum online sul lavoro, hanno ospitato commenti di ex lavoratori della compagnia che, descrivendo la propria situazione parlavano di “condizioni lavorative da robots” e di “paranoia riguardo la sicurezza sul lavoro”. I lavoratori riferiscono che lo straordinario è obbligatorio e che le ferie sono bandite nei mesi di punta di Novembre e Dicembre.
Quando sono state chieste ad Amazon spiegazioni sulla tendopoli, la società ha parlato di sé come di una compagnia che “fornisce un posto di lavoro sicuro e vantaggioso, con un salario competitivo e profitti dal primo giorno”.
Ed aggiunge: “Siamo orgogliosi di aver creato negli ultimi cinque anni, diverse migliaia di nuove posizioni lavorative fisse, nei nostri centri realizzati in Gran Bretagna. Una delle ragioni per le quali siamo stati capaci di attrarre così tante persone, che si sono unite a noi, è che noi offriamo una valida occupazione in un buon contesto lavorativo, con grandi opportunità di crescita.
“Agli addetti, offriamo una vasta gamma di incarichi, nei nostri centri di distribuzione, dipende dalle loro preferenze. Alcune mansioni implicano camminare alcuni chilometri al giorno, un fatto questo che chiariamo subito, durante il processo di selezione. Molti addetti scelgono questi incarichi, perché gli piace la natura attiva che risiede nel nostro lavoro. Ci sono comunque molte opportunità, anche per persone che preferiscono ruoli meno attivi.
“Come quasi tutte le compagnie, ci aspettiamo un certo livello di performance dai nostri addetti. Gli obiettivi di produttività sono fissati con imparzialità, e sono basati su livelli di performance, già raggiunti precedentemente dalla nostra forza lavoro.”
La società dichiara inoltre di aver controllato annualmente i salari con attenzione, assicurandosi che siano competitivi. Tutti i lavoratori di Amazon, siano essi a tempo indeterminato che a termine, iniziano con una paga oraria di £7.35 o più, per arrivare a £11 per un’ora di straordinario. Le mezze ore di pausa pranzo e quelle per i pasti extra, sono regolarmente retribuite. Il nuovo salario nazionale, prevede il pagamento orario di £7.20 per i lavoratori sopra i 25 anni di età.
“Mentre lo staff compie i propri doveri, è sempre a disposizione una cospicua riserva di acqua per tutti i dipendenti,” ha dichiarato un funzionario di Amazon, “ed abbiamo un sistema chiaro e trasparente per registrare le presenze dello staff, e tener conto delle esigenze di ognuno”.
Michael Newman, un avvocato del lavoro della Leigh Day*, ha dichiarato di aver fornito il proprio servizio legale a compagnie con una politica che tende a penalizzare, a tutti gli effetti, i lavoratori che si assentano causa malattia. “Le norme che regolano le assenze stanno certamente diventando più rigide e severe; un esempio è dato dal bonus o “indennità di presenza” che viene decurtato di una parte, se il lavoratore si dovesse assentare per malattia”.
“La politica di Amazon, rispetto questo argomento, non sembra quindi particolarmente diversa da quella di altre società, la cosa importante è distinguere fra giorni di ferie e periodi di assenza ingiustificata; di solito è la seconda eventualità a pesare maggiormente, nei licenziamenti per giusta causa; sebbene molti regolamenti, considerino entrambe, sia per quanto tempo sia quante volte si è stati in ferie.”
Il Deputato Laburista Frank Field, che in campagna elettorale si è battuto per le condizioni di povertà dei lavoratori autonomi, ha dichiarato che il Governo, esaminando le abitudini nel mondo del lavoro, avrebbe il dovere, su questo argomento, di pubblicare almeno un rapporto provvisorio.
“Fare indagini richiede molto tempo, e intanto le ingiustizie crescono sempre di più,” afferma il Deputato. “Al mio ufficio sono state recapitate relazioni su Hermes e Uber, ed ora anche l’indagine del Sunday Times; là fuori, se si vuole, si possono trovare informazioni a sufficienza.
*Leigh Day è una società inglese con sedi a Londra e Manchester, che fornisce assistenza legale per problemi legati al mondo del lavoro, dei diritti civili o legati alle discriminazioni di genere o razza.
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