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Furto dei cervelli. Bufera a Madrid sul “Poletti spagnolo”

Nelle stanze dei bottoni dei governi europei deve girare un virus particolare, di quelli selettivi, che spinge gli organismi infettati a prendere di mira i giovani costretti ad emigrare all’estero alla ricerca di un lavoro dignitoso o semplicemente di un lavoro pagato. Oppure, più semplicemente, alcuni esponenti delle classi dirigenti europee, sempre più in crisi di egemonia e di idee, hanno deciso di cominciare a dire senza peli sulla lingua ciò che pensano veramente di quel popolo brutto sporco e cattivo – anche se in questo caso la polemica è contro i settori giovanili e acculturati in fuga dai Pigs – che tante preoccupazioni causa a chi governa.

A poche ore di distanza dalla sparata del ministro italiano Poletti contro i giovani italiani emigrati all’estero, anche un membro del governo di Madrid ha pensato bene di tirare una indecente bordata contro i giovani cittadini dello Stato Spagnolo che per necessità hanno deciso di andarsi a cercare un lavoro laddove i salari sono più alti e le competenze non passano sempre in secondo piano rispetto alle raccomandazioni e alle clientele.

Non sappiamo se Alfonso Dastis sia stato ispirato dalla lettura delle “eroiche gesta” del ras della Lega delle Cooperative, oppure se l’insana idea di dar voce al proprio risentimento classista sia germogliata spontaneamente dai suoi neuroni. 

Fatto sta che anche il ministro degli Esteri di Madrid, dopo quello italiano del Lavoro, ha deciso di dire la sua sui giovani emigranti del suo paese che a decine, centinaia di migliaia ogni anno fanno le valigie e vanno a cercare a Parigi, a Berlino, a Londra, negli Stati Uniti o anche più lontano ciò che nella propria terra non trovano.

Poco importa che Poletti sia un dirigente di un partito teoricamente di centrosinistra, mentre Dastis è uno dei leader del Partito Popolare Spagnolo, formazione di “destra destra” erede del movimento franchista. Anzi, a dire il vero l’affermazione di Dastis è anche “meno grave” e più sibillina rispetto a quella pronunciata da uno che in gioventù, negli anni ’70, fu addirittura dirigente del Partito Comunista Italiano nella ‘rossa’ Emilia Romagna…

Ieri il Ministro degli Esteri del governo Rajoy (appoggiato ora anche dai socialisti) ha pensato bene di affermare che lui, il signor Alfonso Dastis, “non ha espulso proprio nessuno, quelli che se ne vanno all’estero…”. Non finisce la frase, blocca la lingua prima di dire ciò che pensa in maniera del tutto esplicita mettendosi ancora di più nei guai. Poi riprende: la crisi, la disoccupazione, gli sfratti, la precarietà, l’insicurezza sociale, l’austerità, i licenziamenti facili non c’entrano nulla con la decisione di emigrare all’estero da parte di molti giovani che lo farebbero invece perché “inquieti”, “di ampie vedute”.

Il Ministro rispondeva ad una interrogazione parlamentare del deputato di Unidos Podemos Pablo Bustinduy che chiedeva all’esecutivo di Madrid di “non abbandonare al loro destino” quelle “centinaia di migliaia, forse milioni di spagnoli” che sono dovuti emigrare all’estero per colpa di una crisi di cui non sono certo responsabili. “Io mi vergognerei di governare un paese che come nei peggiori momenti della propria storia continua ad espellere la sua gente dalla propria terra” aveva denunciato il deputato dell’opposizione progressista. Il parlamentare aveva citato, ad esempio, la vergognosa norma approvata nel 2012 dal governo Rajoy che espelle dal sistema sanitario nazionale chiunque passi più di 90 giorni consecutivi fuori dallo Stato Spagnolo.

Ma Dastis ha accusato Bustinduy di “dipingere un’immagine della realtà, apocalittica e demagogica, che non corrisponde al vero”. “I giovani che attualmente vanno fuori lo fanno per spirito d’iniziativa, per curiosità, per ampiezza di vedute, a causa di un crescente spirito di adattamento e alla voglia di sperimentare nuovi orizzonti”. “Andare fuori a lavorare arricchisce, apre la mente, rafforza le abilità sociali”.

Non sarà il caso che oltre alle bacheche dei social network la rabbia dei giovani torni ad animare anche il conflitto, a riempire le piazze, a rovesciare il tavolo per zittire e cacciare quegli insolenti membri di una classe arrogante e privilegiata che dopo averli condannati alla precarietà o all’emigrazione li sbeffeggiano pure?

 

Marco Santopadre

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