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Pisa. Contestato il “Job Meeting” all’università

Pisa. Contestato il Job Meeting. No alla fiera della precarietà!

Questa mattina come Giovani della Rete dei Comunisti, insieme ai compagni del Collettivo Aula R e del Collettivo Studentesco Rivoluzionario, abbiamo effettuato un blitz di contestazione al Job Meeting, la fiera del lavoro precario organizzata ogni anno al Palazzo dei Congressi da Cesop Communication in collaborazione con l’ufficio Job Placement, strumento di cui l’Università si serve come cinghia di trasmissione tra il periodo di formazione, sempre più “di classe” ed escludente per larghe fasce di popolazione a causa dei costi, oltre che in pessime condizioni per via dei tagli devastanti, e un mondo del lavoro sempre più precarizzato e senza diritti. Dalla mappa di questa “fiera della precarietà” dove abbiamo girato con megafono e volantini, contestando e bloccando alcuni stands, era possibile ricavare i tratti caratteristici della messa a profitto delle vite e del territorio nella nostra zona: un’Università-azienda con 50.000 studenti che mette la carne da macello appena sfornata a disposizione, per stages tirocini gratuiti o sottopagati, della multinazionale Piaggio (che proprio in questi giorni ha iniziato lo smantellamento degli stabilimenti dell’Aprilia), piuttosto che dell’Altran, attiva nel settore della produzione bellica e nel nucleare, o della Lidl, protagonista dello sfruttamento brutale di lavoratrici e lavoratori nell’ambito della grande distribuzione. Ovviamente lo stand del Diritto allo Studio Universitario Toscana non è scampato ad un breve momento di blocco: oltre che protagonista della riduzione dei servizi e dell’aumento delle tasse (quest’anno oltre la metà degli aventi diritto secondo le graduatorie rimarrà senza casa), il DSU è in prima fila nello sfruttamento dei lavoratori, a partire dalle mense. Si rappresenta così plasticamente, in occasioni come quella del Job Meeting, l’esito a cui è pervenuto il percorso intrapreso a partire dal “Bologna process”, con la costruzione di un sistema di formazione integrato al livello europeo (utile al grande capitale per mantenere alti i propri livelli di innovazione tecnologica ed essere quindi competitivo su scala internazionale), che vede i paesi euromediterranei nel ruolo di fornitori di manodopera a basso costo e senza diritti, sotto inquadrati rispetto al proprio percorso di studi, spesso con l’emigrazione nei paesi del centro-nord Europa come unica alternativa. Le politiche con cui viene gestito il mondo della formazione in Italia (così come in Grecia, Spagna, Portogallo…) rispondono alle necessità della costruzione dell’Europolo, la cui borghesia transnazionale si attrezza, sulla pelle di decine di milioni di persone, per mantenere e rilanciare i profitti nel pieno della crisi di sistema del capitalismo. La lotta contro le politiche di austerità non può quindi che partire dalla parola d’ordine della rottura dell’Unione Europea, per costruire un’alternativa internazionalista di alleanza tra i paesi delle sponde del Mediterraneo, verso il Socialismo del XXI secolo. Coordinamento Giovani Rete dei Comunisti – Pisa

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