Tutto il mondo odia la polizia. Si vede che ci sono ragioni evidenti e condivise, direbbe chiunque. Anche in un paese che in qualche modo ha cercato di “civilizzare” la polizia costruendo commissariati con vetrate aperte sulla strada, in modo che ogni passante possa vedere cosa avviene all’interno. Tutto inutile. Una “sub-cultura” da rambo in miniatura non si elimina con soluzioni architettoniche.
Persino il presidente della Repubblica, l’evanescente François Hollande, era andato a visitare in ospedale Theo, il giovane di 22 anni picchiato e sodomizzato con un manganello da una pattuglia di agenti della Police Nationale a inizio febbraio nella banlieue.
Ieri un corteo pacifico convocato per solidarizzare con l’innocente aggredito e pretendere una punizione adeguata per i suoi aguzzini (che avevano inziato a raccontare la solita stronzata del “sono inciampato e il manganello è finito lì…”, nonostante alcune telecamere avessero registrato tutto fin nei dettagli) è stata caricata dai loro “colleghi”.
La polizia si difende raccontando di aver sparato lacrimogeni contro alcuni dimostranti che lanciavano bottiglie. Il bilancio a fine giornata è di due agenti che asseriscono di esser rimasti leggermente feriti, mentre 13 manifestanti sono stati fermati.
Per capire l’aria che tira in Francia, e il segno politico della sub-cultura poliesca transalpina (peraltro identica in tutto il mondo). Ieri mattina Marine Le Pen, leader del Front National (neofascisti ripuliti), candidata alle presidenziali francesi, aveva chiesto "il divieto delle manifestazioni organizzate contro le violenze della polizia". Stupefacente la motivazione: "Mentre il nostro Paese è ancora in stato di emergenza tali eventi (i cortei, ndr) sono degenerati nella violenza e nell'odio, ed è incomprensibile che il governo non abbia adottato le misure necessarie per vietare tali assembramenti e garantire l'ordine repubblicano". Insomma, "le milizie della sinistra estrema siano messe in condizioni di non nuocere".
Decisamente razionali, invee, gli slogan che hanno caratterizzato la manifestazione, convocata numerosi gruppi antirazzisti: "Non dimentichiamo, non perdoniamo", "La polizia dappertutto, la giustizia da nessuna parte". E questo nonostante il corteo – una modalità che in Italia è divenuta da tempo la “normalità – fosse stato circondato da decine di camionette e gendarmi.
Altri presìdi si sono tenuti in altre città del Paese, tra cui Nizza, Poitiers, Digione e Avignone. A Rennes quattro persone sono state fermate.
Ieri Theo ha pubblicato un messaggio su Facebook ringraziando per il sostegno ricevuto in questi ultimi giorni. Ora, afferma, "sono uscito dall'ospedale e grazie a dio sono uscito sulle mie proprie gambe. Tenevo a realizzare questo video per dire un grazie grande grande ad ognuno di voi, in tutte le lettere che mi avete scritto, su Facebook, sms, inviati attraverso i miei amici, questo mi ha fatto molto piacere e mi ha dato tanto forza".
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