Il Russia Gate – delle presunte interferenze da parte della Russia nelle elezioni del presidente degli Stati uniti, che hanno visto vincere di misura Donald Trump – sta entrando in una fase abbastanza calda. Si è giunti ad un nuovo capitolo molto interessante alla vicenda con le dichiarazioni dell’ex capo dell’Fbi James Comey, licenziato il 9 maggio, in audizione davanti alla commissione Intelligence sul caso. Ed ha rilasciato dichiarazioni molto pesanti, interpretate come un passo in direzione del possibile impeachment del “palazzinaro col ciuffo”.
L’intervista con Lucio Manisco, a lungo corrispondente della Rai dagli Stati Uniti, è stata realizzata da Radio Città Aperta.
Grazie della sua disponibilità, innanzitutto. Partiamo proprio dalle dichiarazioni di Comey. Che dice “Trump ha mentito su di me e sull’Fbi”… Non avrebbe dato nessun ordine esplicito di insabbiare l’inchiesta, ma “Trump mi chiese di lasciar correre su Flynn”, lasciando intuire anche un grave coinvolgimento del ministro della giustizia Jeff Sessions. Oltretutto, nessun presidente prima di Trump – ricordiamo che Comey ha lavorato sia con Barak Obama che con George Bush – aveva mai chiesto notizie su indagini in corso, come invece ha fatto Trump sul Russia Gate. Partiamo da queste dichiarazioni. Come commentarle e che conseguenze possono avere?
Io direi che come grande sceneggiata è stata molto importante e anche in un certo senso carica di tensione, per cui queste due ore e mezzo di deposizione di James Comey sono state seguite da parecchia gente. E’ gravissimo quello che dicevi tu prima, sul fatto delle accuse mosse da Comey al presidente degli Stati uniti di aver mentito, soprattutto per quello che riguarda l’Fbi, di cui ha difeso l’onore, l’onorabilità, sia di se stesso come ex direttore dell’Fbi, sia come struttura federale di investigazioni. Il punto è che questa investigazione, questa indagine del Congresso e di due comitati – quello dell’altroieri era del Senato – hanno messo a fuoco un punto solo: le presunte interferenze della Russia di Putin nelle elezioni del 2016. Che queste interferenze ci siano state, anche se non del tipo così determinante come è scritto dagli stessi investigatori americani, è possibile, anzi sicuramente ci saranno state; ma è un po’ strano che da parte degli Stati uniti vengano indirizzate queste accuse pesanti ad un’altra potenza straniera quando si sa che gli Stati uniti hanno interferito regolarmente in tutte le elezioni europee o mondiali, in pratica. Basti pensare negli anni ’60 quando venne fuori dalla commissione del Senato che gli Stati uniti avevano versato 64 milioni di dollari alla Democrazia Cristiana italiana per ottenere la sua affermazione elettorale. Comunque sia, a parte questo, il punto centrale che viene soltanto menzionato di sfuggita o in maniera indiretta, queste indagini riguardano l’enorme volume di rubli e di dollari passati dalla Russia e dagli oligarchi russi all’allora speculatore multimilionario Donald Trump, allo speculatore immobiliare. Se venisse fuori veramente una “pistola fumante” in quel settore lì allora ci sarebbero veramente gravi conseguenze, perché esiste anche una legge speciale di due secoli fa, il Dogan act, l’alto tradimento previsto dalla Costituzione per destituire un presidente e processarlo. Qui si parla naturalmente delle interferenze del presidente, del capo dell’esecutivo, presso con l’Fbi o presso altre agenzie federalim per insabbiare o deviare le indagini in corso – in questo caso di cui si è parlato nella commissione del Senato – su Michael Flynn, che è stato per un breve periodo di tempo, prima e subito dopo l’elezione del presidente, il suo consigliere per la sicurezza nazionale, quindi un incarico molto importante. E’ venuto fuori che aveva rapporti piuttosto stretti con l’ambasciatore russo a Washington, aveva preso parecchi soldi come lobbista della Turchia, circa mezzo milione di dollari, e naturalmente tutte queste operazioni erano state fatte sotto la copertura, appunto, del multimilionario Trump, era un suo amico. Il fatto che Trump, abbia insistito, come ha rivelato l’ex direttore dell’Fbi Comey, sul fatto di lasciar perdere, di non insistere nell’indagine su Flynn è un po’ strano, perché non sussiste proprio una “pistola fumante”, non c’è l’idea della deviazione o dell’ostruzione del corso della giustizia. Lui ha detto: “io spero che non ci sia un seguito a queste cose”. Trump è un personaggio a tutti noto per le sue stravaganze e soprattutto per la megalomania, l’idea con cui difende il suo passato, che non è affatto chiaro. Credo che il punto centrale che verrà fuori è che una storia come quella del “candidato della Manciuria”; ossia lui ha preso tanti di quei miliardi di dollari da parte della Russia che nasce per forza l’ipotesi di un “candidato della Manciuria”, ossia uno manipolabile dalla Russia, da parte di una potenza straniera. Questo è il problema di fondo. Poi tutto il resto si può dire… L’investigatore speciale nominato dal Ministero della Giustizia, è Robert Mueller; questo qui condurrà un’indagine che si prevede durerà due anni e naturalmente non ci saranno conferenza stampa, perché è tutto in camera caritatis, tutto in segreto, per cui si spegnerà questo pasticcio che adesso occupa le televisioni nazionali, americane e mondiali. Se veramente qualcosa di grave viene fuori, credo che verrà consigliato al presidente di dimettersi per problemi di salute per evitare, soprattutto, che il suo seguito di seguaci un po’ primitivi, un po’ fanatici, ecc. non crei troppi problemi all’ordine pubblico.
Alcune domande. Secondo la sua esperienza: quanto è possibile che tutta questa vicenda possa portare veramente ad un’inchiesta reale e quindi a conseguenze reali, qualora venisse verificata una illegittimità operativa di questo presidente degli Stati uniti? Quanto spazio verrebbe lasciato perché una vicenda del genere possa sviluppare i suoi effetti?
È paradossale, ma la nomina dell’investigatore speciale, questo Robert Mueller, ai tempi di Nixon, del Watergate, era una cosa molto importante in quanto esisteva l’indipendenza totale di questa funzione… Allora l’investigatore speciale era Cox; non sarebbe successo un disastro se Nixon, ad un certo punto, non avesse licenziato quattro-cinque dei personaggi che erano coinvolti nell’inchiesta sul Watergate. In questo caso specifico, soprattutto per le sue ex funzioni di direttore dell’Fbi, è improbabile che questa sua indagine, a parte i due anni di tempo previsti, porti all’impeachment. L’impeachment è una prerogativa del Congresso. In un certo senso, la nomina dell’investigatore speciale devia un po’ e limita le inchieste varate dal Congresso. Non va dimenticato che nelle due Camere, il Senato e la Camera dei rappresentanti, la maggioranza è in mano ai repubblicani; per cui sarà molto difficile che questo scandalo possa portare, da parte del Congresso, all’impeachment del presidente.
Facciamo un po’ di ipotesi fantasiose… Qualora invece le vicende si sviluppassero in questo senso, cosa potrebbe avvenire? Lei prima ha tratteggiato un’ipotesi: il presidente Trump non sta bene, si dimette… Sarebbe, ovviamente, un passaggio clamoroso, ma quale potrebbe essere la strategia da adottare in caso in cui venisse fuori, incontrovertibilmente, che la Russia è intervenuta in queste elezioni, determinandone l’esito?
Sì, si parla solo di questo.
Non è cosa da poco immaginare un presidente degli Stati uniti d’America sia stao il presidente voluto dalla Russia, in questo momento di competizione globale così accesa… Qualora fosse verificato, e ci fosse spazio per un’indagine seria e concreta, l’ipotesi dell’impeachment, delle dimissioni, sarebbe plausibile…
Mah.. Ci vorrebbero documenti scritti, operazioni di cyber attack, quelle portate da alcuni attivisti russi, o un mandato a firma di Putin che comanda di fare queste interferenze. Ma anche in questo caso… Lo stesso Comey, l’altroieri, quando gli hanno chiesto: “quale peso possono avere avuto queste interferenze russe sulle elezioni, sull’esito elettorale?”… Ha risposto: “poco o niente”. Il reato di per se stesso esiste a livello internazionale, ma è difficile da dimostrare… Gli hanno chiesto: “hanno veramente influenzato la sua vittoria e la sconfitta di Hilary Clinton?”, lui ha detto: “l’influenza è stata minima”. Ripeto, il punto grosso è quello dei soldi, di questo fiume di denari che dopo due bancarotte dell’imprenditore immobiliare Donald Trump, hanno permesso a lui, nel giro di pochi mesi, di rilanciare gli investimenti in Indonesia, negli stessi Stati uniti. E non si è mai chiarito da dove venissero questi miliardi di dollari.. Lui ha detto che era ricorso al risparmio privato, ai piccoli risparmiatori ma la storia è un po’ strana. Altrettanto strano, ma indicativo, che lui ancora non abbia prodotto le sue cartelle fiscali degli ultimi 10 anni a New York, perché naturalmente attraverso quelle cartelle fiscali si potrebbe risalire a questo circuito internazionale di fondi che sono passati da una banca all’altra, da Cipro a Hong Kong e così via… Se viene fuori una cosa del genere, allora effettivamente c’è una grossa crisi istituzionale e può essere non solo costretto alle dimissioni, o l’impeachment, ma anche processato per alto tradimento. E’ una cosa che in America, in qualsiasi caso, nessuno desidera fare; quindi ci si inventerà la storia sulle sue condizioni di salute. C’è anche un altro problema: il seguito di cui gode negli Stati Uniti, pur limitato – nel senso che non va al di là del 17% degli aventi diritto di voto – è uno zoccolo duro di veri fanatici, che non accettano di discutere con nessuno. Sono quelli della “Bible Belt”, della “Cintura Biblica”, evangelici, southern metodist… E’ da notare che mentre c’era in corso la seduta al Senato, il presidente era andato proprio a fare un discorso per stanziare un miliardo di dollari in alcune strutture proprio per la zona della “Cintura della bibbia”… Poi ci sono anche quelli che credono veramente che lui possa creare posti di lavoro, quelli della cosiddetta “Rust Belt”, la cintura della ruggine, cioè dei vecchi centri industriali americani ormai chiusi, abbandonati in quanto non c’era più mercato per le merci che producevano … Ci stanno inoltre altre figure strane tra i seguaci… Soprattutto il loro fanatismo estremo preoccupa gli stessi repubblicani, diciamo cosiddetti “moderati”, nel senso che se ci fosse una denuncia chiara, netta, di alto tradimento con la destituzione forzosa del presidente… beh, ci sarebbero disordini in tutta l’America da parte di questi strani personaggi detti hillbillies, un po’ zotici, ma non lumpen, non sottoproletariato, che dispongono di mezzi, hanno organizzazioni anche a livello religioso e, soprattutto economico, piuttosto pesante.
Concludendo, Manisco, si può riassumere così. Il Russia Gate, l’indagine, procede, ma è molto difficile arrivare direttamente a Trump a meno che non emerga una tracciabilità concreta dei flussi di denaro che dalla Russia lo avrebbero sostenuto in diversi momenti della sua vita imprenditoriale. Questo è il sunto?
Io non dispongo di una sfera di cristallo, però una scommessa sul fatto che Trump non supererà i due anni del suo mandato, invece dei quattro, la farei con una certa sicurezza.
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