Qualche tempo fa ci era capitato di scrivere così nel merito della crisi libica (punto nevralgico della vicenda migranti, rappresentando il punto d’approdo dei corridoi aperti dall’Africa Centrale verso il mare – vedi vicenda Niger – ) questo testo:
Come si è mossa (stupidamente) l’Italia:
Qualsiasi esecutivo, dotato di un minimo senso di realpolitik, si sarebbe mosso con i piedi di piombo nel mutato contesto internazionale.
Ormai da tempo è emerso come Faiez Al-Serraj, appoggiato dall’Italia che continua a puntare su di un ipotetico governo di solidarietà nazionale, controlli solo qualche edificio di Tripoli e che le milizie siano libere di fare il bello ed il cattivo tempo nella capitale. Insistere nell’appoggio al ridicolo “governo d’unità nazionale”, è non solo ridicolo, ma addirittura controproducente per gli interessi italiani.
Il premier Paolo Gentiloni ed il Ministro degli Interni Marco Minniti, due prodotti dell’establishment atlantico uscito clamorosamente sconfitto alle elezioni americane dell’8 novembre, hanno invece la brillante idea di muoversi come se nulla fosse cambiato, col risultato di aumentare esponenzialmente i danni alla già traballante posizione dell’Italia nel Mediterraneo. Gli esiti dell’azione del duo Gentiloni-Minniti sono così catastrofici che, ex-post, c’è da chiedersi se un un sano vuoto di potere a Roma non fosse e non sia preferibile.
L’Italia non solo continua così con l’appoggio al ridicolo “governo d’unità nazionale”. Non pago, Minniti (che pare svolgere contemporaneamente il compito di ministro dell’Interno e degli Esteri essendo il titolare della Farnesina impegnato nella eterna campagna elettorale del suo collegio di Agrigento) avvalla in contemporanea la riapertura del’ambasciata italiana a Tripoli, chiusa dal 2015: “Libia, riapre l’ambasciata italiana a Tripoli” scrive la Repubblica, che etichetta la mossa di Minitti come “una scommessa rischiosa”7.
Il termine più adatto non è però “rischiosa”, ma semplicemente “idiota”: il governo Gentiloni, del tutto incapace di comprendere i mutamenti internazionali in atto, aumenta le puntante in Libia e lo fa scommettendo tutto il capitale politico italiano sulla fazione politicamente più debole, coll’effetto collaterale, tutt’altro che secondario, di alienarsi le simpatie del governo di Tobruk e di Khalifa Haftar, sempre più forti dopo il sostegno russo e la vittoria di Donald Trump.”
Oggi si è mossa la Francia : Libia, Macron annuncia l’accordo tra Serraj e Haftar: cessate il fuoco ed elezioni in primavera L’intesa raggiunta nel pomeriggio al castello di La Celle- Saint-Cloud, alle porte di Parigi. Nella dichiarazione congiunta, l’impegno a fermare i combattimenti e ad avviare processo per voto nel 2018.
Naturalmente non tutto è risolto: anzi, a nostro giudizio , per dare reale consistenza all’accordo sarebbe necessaria una conferenza di pace con USA, Russia, Egitto.
Almeno però, notata l’assoluta assenza dell’ONU che ormai ha abdicato a qualsiasi ruolo anche soltanto di mediazione diplomatica, ci si è mossi in una direzione realistica e non stupidamente come ha fatto l’Italia in questi anni parteggiando per la parte più debole e meno in grado di rappresentare un soggetto in grado di affrontare la crisi politico –militare.
Alla fine si dimostrano due cose:
1) L’assoluta assenza di una politica estera dell’Italia (e l’inutilità di Lady PESC voluta come fiore all’occhiello dalla solita propaganda del fu governo Renzi). Pensiamo al Ministro dell’Interno che va in Libia con i sindaci per fare i gemellaggi con i sindaci delle oasi del deserto. Cose da ridere se non ci fosse da piangere.
2) La gravità di questo stato di cose così come si presenta richiederebbe , se verificate seriamente, urgenti dimissioni del Governo per manifesta incapacità.
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