L’ex procuratrice del Venezuela Luisa Ortega Diaz è stata rimossa dal suo incarico per decisione dell’Assemblea Nazionale Costituente e in seguito all’avviamento di un’udienza preliminare del Tribunale Supremo di Giustizia (TSJ) per alcune gravi mancanze durante la sua gestione del Ministerio Público.
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In relazione alle proteste violente promosse dalla destra venezuelana dal mese di aprile di quest’anno, l’ex procuratrice è stata accusata di tenere una posizione ‘politica’ sui fatti.
Nell’ambito delle violente proteste, le dichiarazioni di Ortega Díaz omettevano le morti o gli omicidi di persone legate al governo venezuelano, così come la presenza di minori durante le manifestazioni e i danni a enti pubblici e privati realizzati da gruppi terroristici guidati dalla destra.
Il suo comportamento è stato qualificato come «sleale» verso le istituzioni. Mente le omissioni dell’ex procuratrice circa il suo agire hanno costretto il TSJ a realizzare un’udienza preliminare, alla quale non ha assistito.
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La decisione del TSJ di inabilitare Ortega Diaz dalle sue funzioni è definita dall’articolo 380 del codice di procedura penale.
Da parte sua, l’Assemblea Nazionale Costituente con il suo potere originario ha stabilito la rimozione dall’incarico dell’ex procuratrice accusata di violare l’etica pubblica, dopo aver mentito circa la «mancanza di legittimità di origine» dei giudici del TSJ e per le sue posizioni sui fatti violenti registrati nel paese.
Ortega Díaz ha presentato una serie di denunce dove accusa il governo venezuelano di manipolare episodi di violenza durante le proteste e di non rispettare la nomina dei giudici del TSJ.
Queste accuse sono state respinte e smentite dalle autorità venezuelane, che hanno dimostrato, attraverso le prove, come si trattasse solo di menzogne infondate dell’ex procuratrice.
(traduzione dallo spagnolo per l’AntiDiplomatico di Fabrizio Verde)
Questo articolo compare in contemporanea su Contropiano e L’Antidiplomatico.
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