I carri armati per ora no. Specie se con scritte tedesche sopra, che fanno ancora un brutto effetto mediatico… Ma un po’ di soldati sì, ma “col compito di coadiuvare la polizia di frontiera”.
La scelta dell’Austria era nell’aria da mesi, vuoi per soddisfare il bisogno di rispondere a una psicosi da “invasione” inesistente, vuoi per capitalizzare elettoralmente queste iniziative.
Di fatto Vienna limita di molto la praticabilità dell’accordo di Shengen, che garantiva la libera circolazione tra i paesi aderenti all’Unione Europea sopprimendo i controlli alle frontiere sugli spostamenti delle persone. E’ chiaro infatti che con l’invio dei militari si compie sia un atto simbolico (una volta schierati, potranno essere implementati al bisogno), che una modifica delle procedure alla frontiera. I controlli vengono insomma ripristinati, con prevedibile attenzione al colore della pelle dei transitanti. Via libera dunque agli “ariani” e verifica degli “scuretti”.
Il governo Gentiloni prende così un altro sonoro ceffone da un partner europeo, dopo la ben più rilevante nazionalizzazione francese dei cantieri navali di Saint Nazaire. Le prime dichiarazioni uscite dal Viminale parlano di decisione “sorprendente e ingiustificata”, ma non annunciato reazioni di rilievo.
Lo stesso ministero dell’Interno si limita a far notare che nei primi sette mesi del 2017, alla frontiera italo-austriaca è stato inibito l’ingresso sul territorio nazionale a 1200 cittadini stranieri, a riprova semmai del trend dei movimenti migratori dall’Austria verso l’Italia. E dei controlli ormai attivi in entrambe le direzioni…
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