Varalli, Zibecchi, Micciché, Boschi.
Uccisi. In rapida successione: Varalli il 16 aprile, Zibecchi e Micciché il 17, Boschi il 18.
A Milano, Claudio Varalli, viene assassinato dai fascisti e Giannino Zibecchi, finisce schiacciato da una camionetta dei carabinieri.
A Torino, Tonino Micciché, il “sindaco di Falchera”, viene ucciso da un vigilantes durante un’occupazione di case.
E poi il 18 Aprile. Questa volta a Firenze. La polizia spara e uccide Rodolfo Boschi.
Milano, piazza Cavour, antifascisti attaccano un gruppo di attivisti del Fuan. Antonio Braggion, si barrica nella sua Mini Minor e, all’assalto a colpi di spranga, risponde a colpi di rivoltella, uccidendo Claudio Varalli.
Alla manifestazione antifascista del giorno dopo, si stacca uno spezzone del corteo che raggiunge la sede provinciale del Movimento Sociale Italiane, di via Mancini. È scontro con le Forze dell’Ordine che presidiano la sede fascista.
Camionette dei carabinieri salgono a tutta velocità sui marciapiedi per disperdere il corteo. Uno dei mezzi travolge e uccide Giannino Zibecchi.
Torino. Quartiere della Falchera.
Tonino Miccichè, 25 anni, perde la vita con un colpo di pistola sparato da Paolo Fiocco, una guardia giurata, attivista del sindacato fascista CISNAL.
Tonino, esponente del “Comitato casa di Lotta Continua”, con alcune decine di occupanti del quartiere stava cercando di liberare dei box che Fiocco impropriamente voleva tenere per sé.
Tonino, è stato un simbolo delle lotte di strada degli anni ’60 e ’70.
Firenze è gonfia di rabbia. Come Milano, Torino, Roma. Per le vie del centro sfila l’antifascismo. Dall’Anpi ai gruppi della sinistra rivoluzionaria.
Il corteo parte da Piazza Santa Croce. Nei pressi della sede del Msi a Piazza Indipendenza scoppiano violentissimi scontri con la polizia che si protraggono fino a tarda sera.
Il quartiere di San Lorenzo è sotto assedio. Sono passate ormai le 23. Prima le manganellate, poi la polizia spara ad altezza d’uomo.
Rodolfo Boschi, operaio dell’Enel e militante del PCI, viene colpito al capo da un proiettile sparato dall’agente Basile.
Resta ferito dalla stessa pistola anche Francesco Panichi, militante dell’Autonomia Operaia.
È passata una vita da quegli anni turbolenti, ma stracarichi di passione. Quando toccavano uno, toccavano tutti.
Allora è quanto mai cosa buona e giusta ricordarlo alla vigilia di un 25 aprile che i nipoti del fascismo vogliono insozzare.
Fascista è chi fascista fa.
* da Facebook
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Mauro
Essendo stati nel giusto x loro nessun francobollo commemorativo o giornate della memoria…vero beneamato Presidente?