Menu

Abu Mazen: “sono finiti gli accordi di Oslo”. Da Trump ed Israele lo schiaffo del secolo

Parole di fuoco da parte del leader dell’ANP, Abu Mazen, nel corso del vertice centrale dell’Olp a Ramallah.

Fine degli accordi di Oslo, fine della mediazione statunitense, e da oggi gli eventuali processi di pace potranno essere gestiti soltanto attraverso un intervento di mediazione internazionale.

A scatenare la forte reazione del presidente dell’ANP quello che lui stesso ha definito “lo schiaffo del secolo”, e cioè non solo la decisione di Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale dello Stato d’Israele, ma in generale tutto il piano di pace che il presidente degli Stati Uniti ha dichiarato di voler mettere in atto, senza però far trapelare particolari.

Secondo alcune indiscrezioni si tratterebbe di un progetto ampio di stabilizzazione dell’area mediorientale e di “normalizzazione” dei rapporti tra Israele ed i paesi arabi, in primis l’Arabia Saudita ed i paesi dell’ “asse sunnita”.

Nulla di buono per il popolo palestinese: non c’è bisogno di essere dei fini analisti per rendersi conto di come, nel corso degli anni e con una accelerazione negli ultimi tempi, la “questione palestinese” sia sparita dai radar della politica internazionale, rimanendo appannaggio quasi esclusivamente della volontà di giustizia che anima l’attivismo dal basso internazionale. A parte i rari casi in cui un “vip” prende posizione a favore (pensiamo alle frequenti esternazioni di Roger Waters) o in qualche modo con posizioni poco solidali (recentemente, sempre restando in ambito musicale, Nick Cave), non si parla più di Palestina.

Nemmeno la recente vicenda delle proteste esplose intorno alla questione di Gerusalemme, in seguito alle deplorevoli esternazioni di Trump, e la nascita, suo malgrado, di una sorta di nuova icona della lotta del popolo palestinese come Ahed Tamimi hanno avuto la “forza mediatica” di rilanciare la battaglia a sostegno della causa.

I palestinesi sono soli, non hanno amici se non gli attivisti ed i militanti che in tutto il mondo continuano a battersi per una delle più grandi ingiustizie di questi tempi osceni che di ingiustizia ed iniquità sono pieni.

Questo isolamento nasce in parte dall’opportunismo delle strategie di politica internazionale, in parte proprio dall’ormai evidente fallimento di buona parte della classe dirigente palestinese, a partire proprio da Abu Mazen e dall’Anp.

Oltre alle sdegnate dichiarazioni, il presidente dell’Autorità palestinese non ha indicato quali saranno ora le strade da percorrere: uscita dagli accordi di Oslo, fine della cooperazione sulla sicurezza, ricorso al Consiglio di Sicurezza dell’Onu per il riconoscimento dello Stato Palestinese nei confini del 1967 (opzione molto complessa da mettere in campo)…

Non si sa.

Di certo, in una fase così complessa, il problema di una leadership credibile ed efficace si pone con urgenza: Abu Mazen e l’Anp ormai sono in difficoltà, appaiono distanti dal popolo che devono rappresentare, screditati dai fatti e pressochè incapaci di risultare decisivi in una fase delicata ed incredibilmente complessa.

Tra l’altro, l’assenza di Hamas al vertice di Ramallah parrebbe indicare che l’intesa di l’unità nazionale che era stata faticosamente raggiunta questo autunno sia già in discussione.

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *