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Gran Bretagna. Gli effetti delle privatizzazioni nella sanità

La Gran Bretagna vive attualmente la più grave crisi invernale della storia della sanità pubblica, il National Health Service (NHS). Lo dicono le file di ambulanze che non possono lasciare i pazienti al pronto soccorso perché molti ospedali sono sovraffollati. Domenica scorsa erano decine di migliaia ad essere scesi in piazza per rivendicare un finanziamento migliore del NHS. A Londra, secondo gli organizzatori, erano 60.000, e manifestazioni analoghe si sono svolte in altre 50 città.

La manifestazione di Londra è stata organizzata dalla Lega Health Campaigns Together (HCT), che unisce centinaia di campagne ed iniziative contro le chiusure di ospedali e la riduzione dei fondi. Fra gli attivisti, oltre ai pazienti, anche gli aderenti ai sindacati locali. In un documento diffuso dopo la manifestazione, l’HCT descrive la situazione. Il bilancio della sanità e le retribuzioni del personale sono bloccati da oltre otto anni. Con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti. Mentre lo Stato spende sempre meno,  i costi salgono del 4% all’anno. Migliaia di letti sono stati tagliati, 100.000 posti in organico sono vacanti e non sono stati rioccupati.

In Inghilterra, otto ospedali su dieci hanno reso noto nel 2017 di essere al limite delle loro capacità. Numerose operazioni  hanno dovuto essere rimandate per fronteggiare l’assalto al pronto soccorso. La gente si pigia nei corridoi perché non ci sono più letti liberi. Il raggiungimento dell’obiettivo di far visitare da un  medico del pronto soccorso il 95% dei pazienti entro quattro ore è stato rimandato ad aprile. Le amministrazioni degli ospedali inglesi lo considerano irrealizzabile. La Lega HCT si batte perché cessino i tagli e le chiusure e perché venga ritirata la legge sanitaria approvata nel 2012. Questa legge ha aperto la strada ad un’ampia privatizzazione della sanità britannica, nazionalizzata 70 anni fa da un governo laburista. Oggi numerose multinazionali fanno la fila per ritagliarsi la fetta più grossa. Il gruppo Virgin ha fondato un proprio settore sanità dal nome Virgin Care.

Già dalla fine degli anni 90 la privatizzazione dell’infrastruttura del NHS viene portata avanti nel quadro di progetti PPP (Partenariato Pubblico Privato). Grandi imprese come il gruppo Carillion (recentemente fallito) vengono coinvolte sempre più spesso nella costruzione e nella gestione degli ospedali. Secondo informazioni dell’Ufficio britannico di statistica del gennaio 2018, il trasferimento di prestazioni pubbliche a gestori privati è costato al contribuente il 40% più di quanto avrebbe speso con una gestione statale. Per questo la Lega HCT lotta perché « il NHS torni in mano pubblica, che deve gestirlo con l’obbligo di renderne conto, e venga finanziato mediante le tasse ».

Almeno a parole, questa rivendicazione è sostenuta anche dal partito laburista, all’opposizione. Il 25 gennaio, nel corso di un comizio a Londra, il responsabile del partito per la politica sanitaria John Ashworth ha chiesto la fine delle esternalizzazioni nel NHS ed il « ripristino del servizio sanitario e della sua gestione pubblica ». Il partito laburista non aveva aderito ufficialmente alla manifestazione di sabato e non aveva stanziato risorse per la sua realizzazione. Tuttavia venerdì Jeremy Corbyn ha diffuso un messaggio video nel quale attribuisce la responsabilità della crisi della sanità alla « politica di risparmi dei Tories », aggiungendo : « se andremo al governo, le privatizzazioni dei Tories avranno fine e saranno stanziate le risorse necessarie per l’NHS ».

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