Mercoledì mattina, a Berlino, democristiani e socialdemocratici sembrano aver concluso un accordo di coalizione ed essersi divisi i ministeri. Il sindaco socialdemocratico di Amburgo, Olaf Scholz, diventerebbe ministro delle Finanze e vice-cancelliere. Anche se, dopo le elezioni politiche, Martin Schulz aveva categoricamente escluso un suo ingresso in un governo con la Merkel, secondo l’agenzia di stampa DPA gli toccherà il Ministero degli Esteri. Alla SPD spetterebbero anche Lavoro, Famiglia, Giustizia e Ambiente.
Se gli oltre 460.000 iscritti approveranno l’accordo, Schulz intenderebbe rinunciare alla presidenza del partito a favore di Andrea Nahles, ministra del Lavoro nel precedente governo e attualmente a capo del gruppo parlamentare. Ai democristiani andranno la cancelleria, l’Economia, la Difesa, l’Istruzione, la Sanità e l’Agricoltura. Ai cristiano-sociali bavaresi gli Interni, i Trasporti e lo Sviluppo. I problemi della politica sanitaria e quelli del mercato del lavoro restano irrisolti. Su questi la SPD cerca un successo per ottenere l’adesione della base.
Il partito vuole farla finita con la medicina «a due velocità». Sarà costituita un’apposita commissione, che stabilirà un tariffario per l’assicurazione di legge e per quella privata. Riguardo al mercato del lavoro, si tratta anzitutto di limitare i contratti a tempo determinato. CDU e CSU sembrano pronti a un compromesso. Le imprese con meno di 250 dipendenti non potranno occupare più di cinque persone con un contratto a termine senza valido motivo. Per aziende con oltre 250 dipendenti, la quota massima sarà del 2%. In politica estera, si è discusso molto di esportazione di armi, di spese militari e di aiuti allo sviluppo. La CDU vuole avvicinarsi al 2% del PIL per le spese della Difesa richiesto dalla NATO (attualmente è l’1,2%). Per la SPD la priorità è lo stanziamento dello 0,7% del PIL per gli aiuti allo sviluppo.
Per i Verdi, che hanno criticato i risultati del negoziato “CDU e SPD intendono proseguire la politica degli anni passati con qualche soldo in più”. Ma non basta. La loro co-presidente, pur rendendosi conto della difficoltà dei compromessi, ha dichiarato che, per quanto riguarda il clima, il contratto di coalizione è un disastro.
La capogruppo parlamentare della DIE LINKE, Sahra Wagenknecht, considera la decisione della SPD disastrosa e spera che la base del partito la respinga. «La SPD si è scavata la fossa. Saranno gli iscritti a decidere se il funerale avrà luogo», ha detto. «Spero che si abbia ancora il coraggio di ripartire su basi nuove all’opposizione piuttosto che suicidarsi governando con CDU e CSU.» La sostanza di questo contratto di coalizione è «avanti cosi’» e, dato che CDU e SPD rinunciano a tassare superricchi e grandi gruppi, non ci saranno soldi per i necessari investimenti. Secondo la Wagenknecht, questa coalizione non ha avvenire. Per il co-presidente del partito, Riexinger, il contratto di coalizione «rifiuta il futuro» e contiene soprattutto belle frasi e dichiarazioni d’intenti.
Per l’altro capogruppo parlamentare della DIE LINKE, Bartsch, «questo accordo non è sottoscrivibile da nessun socialdemocratico convinto». La continuazione della Grosse Koalition sulla base dell’accordo raggiunto promette «anni di stasi» nei quali la forbice fra ricchi e poveri continuerà ad allargarsi. Non ci sarà nessuna redistribuzione della ricchezza. Su problemi cruciali come quelli delle pensioni e della povertà dei minori c’è solo qualche «pannicello caldo». Per la deputata della DIE LINKE Martina Renner, nell’accordo non c’è niente sui problemi del terrorismo neonazista, dell’estremismo di destra e del razzismo.
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