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Migranti DOC nel Sahel

La notizia e la realtà effettiva (nell’ordine):

Un incontro per perfezionare la risposta contro le reti di trafficanti di migranti si terrà venerdì 16 marzo a Niamey, nel Niger. Ministri dell’interno e degli affari esteri, Senegal, Mali, Mauritania, Ciad, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Guinea, Libia, Germania, Spagna, L’Italia e la Francia si incontrano tutto il giorno. Il 29 novembre, il summit dell’Unione Africana-Unione Europea ha chiesto la creazione di una forza per attaccare le reti di traffico. Questo incontro a Niamey riunisce le due parti interessate da questo fenomeno: i paesi di partenza e i paesi di accoglienza dei migranti.

Da un lato, ci sono quattro stati membri dell’Unione Europea – Francia, Italia, Germania e Spagna – che sono venuti per difendere l’idea di rafforzare i controlli alle frontiere. All’interno di queste delegazioni, il governo francese è convinto che sia necessario attaccare i “trasportatori” che traggono profitto dall’immigrazione irregolare.

Secondo Europol, l’organismo di coordinamento europeo della polizia, le reti di contrabbando (tutte le origini) hanno raccolto tra i tre e i sei miliardi di euro nel 2015.

RFI

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Possiedono il codice a barre come per le mercanzie. Anche i migranti sono schedati, anzi ‘sbarrati’, per facilitare le transazioni umanitarie. Migranti, appunto, DOC, di Origine Controllata tramite una scheda di plastica con le barre. Ciò per meglio servire, identificare, controllare, schedare e, a tempo opportuno, eliminare i candidati alla migrazione dal suolo (sacralizzato) dell’Europa degli umani diritti solo dichiarati.

Sotto il codice a barre c’è il nome, Victor e il cognome, la data di registrazione, il numero famigliare progressivo, l’altezza con parametro 1 e infine il luogo di schedatura: Niamey. Nella capitale del Niger si trovano alcuni ‘centri di transito’ orientati verso il passato, il paese di origine, abbandonato mesi o anni or sono in piena guerra. Centri di schedatura internazionale col codice a barre, per adesso non numerato.

L’OIM, l’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni ha appena presentato, con malcelata modestia, il rapporto dei liberi rientri al paese di origine dei migranti del Sahel. Il meccanismo umanitario funziona. Si crea l’emergenza, si smantella la Libia, si fortificano le frontiere, si criminalizzano i migranti e si subappaltano i controlli e si fanno, infine, le leggi contro i traffici umani. Poi, con efficacia, si interviene per ‘salvare’i malcapitati di questa odissea inaudita chiamata mobilità umana.

I giovani e coloro che interpretano il futuro altrove, impoveriti, sono pericolosi e dunque da ristabilizzare come ‘Ulissi’ di sabbia nell’ordine divino delle cose. Che persino Abramo fosse un arameo errante è pura casualità. L’OIM, con l’accordo delle legittime autorità del tempo, avrebbe provveduto a gestire la sua ingiustificata migrazione.

La frontiera ‘Nord’, parola dantesca dell’ OIM, resta ‘calma’ con un transito assai limitato specie per la Libia. Invece la frontiera ‘Occidentale’, sembra di essere in guerra (ed è la pura verità), verso l’Algeria appare più movimentata. Dall’inizio dell’anno dei settemila arrivati (termine politicamente corretto per ESPULSI) dall’Algeria, c’è un numero record per i ritorni ‘volontari’ in febbraio.

Sono 1300 i migranti spediti nei paesi di nascita e l’OIM, commosso per tanta manna, ringrazia per la fattiva complicità le ambasciate del Mali, del Senegal e della Guinea Conakry. In questo paese ricco in bauxite da giorni si spara sulla folla inerme che protesta per elezioni truccate dal potere. L’OIM riconosce che circa il 50 per cento dei migranti non possiede documenti. Da ciò l’importanza della schedatura nel caso i rei volessero fare i recidivi.

Gli altri giovani migranti espulsi, accompagnati, deportati, abbandonati nel deserto, attraversano la frontiera dal Mali assediato da gruppi armati. Sono derubati del poco che loro rimane e non sempre passano indenni dalle prigioni dove vengono detenuti in attesa di pagare l’ultimo riscatto. Loro, almeno, non sono schedati dall’OIM, servo dei padroni delle frontiere armate del Sahel. Vite di scarto e scartate financo dalle statistiche. Fuori dell’OIM non c’è salvezza, parola dei politici che fanno di tutto per piacere all’Occidente che puntella il loro potere di sabbia.

L’amico Eric, ex criminale (pardon, migrante), di origine camerunese, è il responsabile della ‘Casa del Migrante’ di Gao, antica capitale dell’impero dorato del Mali. In un messaggio di pochi giorni fa racconta l’epopea di un gruppo di espulsi dalla storia ufficiale. Mercoledì 7 marzo arrivano su un camion in 110, visi di polvere delusa dalla sconfitta dalla migrazione abortita. Hanno timore del disprezzo che incombe a quanti hanno finto di arrivare senza riuscirvi. Una creatura di sabbia, di origine maliana, ha cercato di suicidarsi dalla vergogna e dalla stanchezza. Lui, per ora, non entra nelle statistiche DOC dei benefattori.

Niamey, marzo 2018

 

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