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Attacco chimico a Douma? L’Oms smentita dai funzionari Onu sul campo

Non è la prima volta che all’ONU la mano destra non sa cosa fa la sinistra, ma alle soglie di una possibile guerra devastante, le agenzie onusiane dovrebbero fare più attenzione alle loro dichiarazioni, che rischiano di legittimare le follie di Trump, Macron, Erdogan e Asse delle guerre assortito. Ecco cos’ha fatto l’OMS (Organizzazione mondiale della sanità).

Atto primo
Ad alcuni giorni dal presunto attacco con armi chimiche a Douma, denunciato con vari video da ONG mediche pro-opposizione armata (fra cui la Syrian-American Medical Society, l’UOSSM e i White Helmets), l’11 aprile 2018 il vice-direttore generale per le emergenze dell’OMS, Peter Salama (australiano),  ha pensato bene di dare credibilità a queste fonti davvero dubbie. E in un comunicato  che non appare (più?) sulla prima pagina del sito  ma che è stato rilanciato da tutti i media a livello planetario, Salama ha dichiarato: “Secondo i partner dell’Health Cluster, a Douma 500 persone sono state accolte da centri medici durante i bombardamenti, con sintomi di esposizione ad agenti chimici altamente tossici, fra cui irritazione delle mucose , problemi respiratori, disturbi del sistema nervoso centrale. (…) Oltre 70 persone che si trovavano in un sotterraneo sarebbero decedute, 43 di loro con sintomi da esposizione ad agenti chimici tossici. Sarebbero state colpite anche due strutture mediche. (…) L’OMS, indignata per queste immagini orrende e le notizie che arrivano da Douma, chiede un accesso senza restrizioni all’area per recare aiuto ai colpiti e valutare l’impatto sanitario (…)”.
Dunque, l’OMS non ha personale sul posto. La sua fonte è questo Health Cluster, nel gergo onusiano un insieme di attori medici o per i diritti umani, sia ONU che ONG. In occasione di altre denunce (per la serie: 100 ospedali bombardati), l’ufficio stampa dell’OMS ci aveva risposto vagamente che le sue fonti nelle aree controllate dall’opposizione erano “partner locali”… Ovviamente, organizzazioni accreditate dai gruppi armati. Rimane la domanda: qual è la fonte dell’OMS in questa occasione?

Atto secondo
Poche ore dopo, il luogotenente generale della Federazione russa Victor Poznikhir ha tenuto un briefing nel quale, oltre a spiegare che i militari russi continuano a lavorare per il rilascio di ostaggi detenuti dal gruppo Jaysh al Islam (Esercito dell’islam) a Ghouta,  e che già 60.000 residenti sono tornati a casa, ha spiegato quanto segue (nostra traduzione dal russo con google): “Attualmente, i residenti della Ghouta orientale ricevono la necessaria assistenza umanitaria, sia attraverso l’ONU che attraverso il Centro russo per la riconciliazione delle parti in guerra. (…)  Gruppi armati illegali che operano nell’est Ghouta hanno ripetutamente tentato di organizzare provocazioni con il presunto uso di sostanze chimiche tossiche  per accusare le truppe del governo siriano di usare armi chimiche. (…) Un esempio è la scoperta del 3 marzo in uno dei tunnel sotterranei della città di Khazram, un laboratorio di militanti per la fornitura di munizioni per la produzione artigianale con sostanze velenose.

Dall’inizio dell’operazione umanitaria nell’Est Ghouta, i terroristi non sono stati in grado di organizzare alcun cosiddetto “attacco chimico” contro i civili. Ma il 7 aprile, è stato fatto l’ultimo tentativo di fabbricare false prove del presunto uso da parte delle autorità siriane di sostanze velenose nell’est Ghouta.  (…) Il 9 aprile, specialisti militari russi nel campo delle radiazioni, difesa chimica e biologica, così come medici militari sono arrivati ​​direttamente sul sito del presunto incidente filmto dagli Elmetti bianchi. (…) Esaminando i pazienti e intervistando il personale medico hanno scoperto che nessuna delle vittime con sintomi di sostanze avvelenanti come il sarin e il cloro è stata ammessa all’istituto medico. (…) Lo staff medico e gli abitanti locali non hanno informazioni sui possibili luoghi della loro sepoltura.

A questo proposito, le dichiarazioni rese oggi a Ginevra dal rappresentante dell’Organizzazione mondiale della sanità, l’australiano Peter Salama, sulle presunte 500 vittime di sostanze tossiche nella Duma, sono di estrema preoccupazione. Nelle ultime ore abbiamo contattato i rappresentanti della Mezzaluna Rossa siriana e l’ufficio locale del coordinatore delle Nazioni Unite in Siria, che partecipano attivamente alle operazioni umanitarie nell’Est Ghouta per localizzare queste vittime. Nessuno di loro ha riscontri circa le denunce espresse dal rappresentante dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Se i rappresentanti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità vogliono davvero capire questa situazione, li invitiamo nella Ghouta Orientale e siamo pronti a fornire sicurezza e tutte le condizioni per il lavoro.

Nonostante i numerosi appelli dalla Russia, la dirigenza dell’OMS non ha fornito alcuna informazione o spiegazione su questo problema. Pertanto, tali dichiarazioni irresponsabili da parte di un alto rappresentante dell’Organizzazione Mondiale della Sanità non solo screditano l’organizzazione, ma contribuiscono anche a un nuovo ciclo di escalation della situazione con conseguenze difficili da prevedere, per la popolazione siriana in primo luogo. A differenza dell’OMS, il 10 aprile l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPCW) ha preso la decisione formale di inviare una missione speciale alla città di Douma per condurre un’indagine obiettiva. Da parte nostra, riaffermiamo la nostra disponibilità a garantire la piena sicurezza degli specialisti OPCW nella città della Duma e di creare tutte le condizioni per la loro attività di ispezione”.

Il militare russo ha ricordato che diversi gruppi hanno deposto le armi nel quadro del lavoro del Centro russo per la riconciliazione, precisando poi: “La situazione nella città di Raqqa rimane preoccupante. Invece di dichiarare di voler lanciare attacchi missilistici contro la Siria, gli Stati Uniti avrebbero dovuto impegnarsi nella ricostruzione della città in rovina e fornire assistenza alla popolazione”.

*Sibialiria.org

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