Violenti combattimenti tra le varie milizie libiche sono ripresi ieri pomeriggio alla periferia sud della capitale Tripoli. Gli scontri armati sono ricominciati poche ore dopo l’annuncio di un cessate il fuoco che avrebbe dovuto porre fine ai combattimenti iniziati nella notte tra domenica e lunedì che fino a ieri hanno causato la morte di 27 persone e il ferimento di altri 91, la maggior parte civili.
Nella tarda serata di ieri, nonostante la dichiarazione di tregua, le ostilità sono riprese, in particolare nella zona di Khellat al-Ferjan, a sud di Tripoli, dove abitanti hanno riferito dell’uso di armi pesanti e mitragliatrici da parte delle milizie contrapposte.
Gli scontri vedono da una parte le milizie fedeli al governo di Accordo Nazionale – il “governo di Tripoli” – riconosciuto dalla comunità internazionale contrapposte alla “settima Brigata”, un gruppo armato proveniente dalla città di Tarhouna (60 chilometri a sud- a est di Tripoli) legato al ministero della Difesa dello stesso governo di Tripoli.
In un discorso in televisione, il premier del governo di Tripoli Fayez al-Sarraj, ha fatto sapere che questo gruppo non dipende più dal Ministero della Difesa già dallo scorso aprile. Al Sarraj, ha invitato i contendenti a rispettare l’ultimo cessate il fuoco, invitando le forze armate presenti nelle regioni occidentali e centrali a garantire che le milizie rivali si attengano alla tregua.
L’agenzia Askanews riporta di una dichiarazione congiunta con cui i diplomatici di Stati Uniti, Francia, Italia e Regno Unito hanno sottolineato la loro preoccupazione sulla situazione nella capitale libica: “sui recenti combattimenti a Tripoli che destabilizzano la situazione e mettono in pericolo la vita della popolazioni civili innocenti, mettiamo in guardia contro qualsiasi ulteriore peggioramento della situazione e chiediamo a tutte le parti di lavorare insieme per ripristinare la calma e avviare un dialogo pacifico. (…) Coloro che minano la pace, la sicurezza e la stabilità della Libia saranno ritenuti responsabili”, hanno avvertito i quattro paesi.
Nel maggio scorso, i principali protagonisti della crisi libica, tra cui Sarraj e il generale Khalifah Haftar, uomo forte della Cirenaica e capo di un esercito denominato “Forze armate libiche”, avevano raggiunto a Parigi un’intesa sponsorizzata dalla Francia per tenere elezioni parlamentari e presidenziali a dicembre. Ma questo scenario recentemente ha subito vari scossoni di cui abbiamo ripetutamente dato conto sul nostro giornale, soprattutto da parte del gen. Haftar. Molti analisti ritengono che la frammentazione del paese, l’insicurezza rendano questa scadenza elettorale assai difficile.
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