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Germania. Le mobilitazioni contro Rheinmetall, l’armiere di tutti

Rheinmetall è un emblema dell’industria bellica tedesca. Intorno alla giornata contro la guerra del 1 settembre, antimilitariste e antimilitaristi vogliono fare visita al gruppo industriale presso la sua sede in Bassa Sassonia. Un colloquio con organizzatori e organizzatrici.

Nel periodo intorno alla giornata contro la guerra del1 1 settembre invitate a venire a Unterlüß in Bassa Sassonia. Lì ha sede il gruppo industriale produttore di armi Rheinmetall. Di cosa accusate l’impresa?

Rheinmetall e tutti gli altri produttori di armi con i loro affari traggono profitti da guerra e distruzione in tutto il mondo. E peggio ancora, con i loro commerci di armi i conflitti vengono stimolati. Vengono create possibilità di imporre interessi con la violenza delle armi e di reprimere persone. Perché le armi sono fatte per uccidere e nelle guerre, i civili sono i più danneggiati e le vittime. Nelle esportazioni di armi non ci sono né morale né regole.

Le poche leggi che esistono in Germania vengono aggirate da imprese come Rheinmetall attraverso aziende affiliate all’estero – per esempio in Sardegna o in Sudafrica. Così esportano allegramente in Paesi in crisi e in territori in guerra. In parte le forniture vanno perfino a parti nemiche tra loro.

Noi critichiamo tutte le esportazioni di armi, ma in questo momento per noi sono una spinta importante anche le esportazioni verso la Turchia. Lì attraverso armi del genere vengono sostenuti il regime dell’AKP e Erdogan. Le armi vengono usate contro la propria popolazione e anche in guerre lesive della legalità internazionale come a Afrin nel nord della Siria e in Iraq del nord/Kurdistan del sud. Erdogan cerca di uccidere tutti gli avversari della sua politica e tutte le forze democratiche nella regione. Consideriamo un evidente sostegno le frequenti esportazioni di armi senza alcuna obiezione contro la sua politica fascista. E queste esportazioni di armi sono solo un esempio tra molti.

E vediamo confermata la nostra protesta anche dai sondaggi attuali che dicono che una gran parte della popolazione in Germania è contraria all’export di armi. Per questo portiamo la protesta fino a qui, a Unterlüß, e diciamo: “La guerra inizia qui!”

Non ci sarà solo una manifestazione, ma un fitto programma di attività concomitanti. Cosa è previsto?

Non vogliamo protestare solo contro Rheinmetall e la politica di guerra, ma naturalmente anche mostrare cosa sosteniamo e cosa comprende la nostra visione di una società democratica. Quindi il nostro campo è un’espressione delle nostre idee su come vogliamo vivere e relazionarci tra noi.

Questo si realizza attraverso pasti comuni, incontri quotidiani e discussioni collettive ma anche attraverso formazione e discussioni. Con questo vogliamo avere scambi tra noi e anche entrare in un dialogo con la gente nella regione, su come per esempio può essere una conversione, cioè come Rheinmetall possa produrre altre cose, completamente diverse dal materiale bellico.

Anche la cultura avrà un ruolo perché per noi è una componente importante della vita collettiva – e non stiamo parlando di televisione o giochi digitali, ma di musica e arte.

Rheinmetall per Unterlüß in effetti è un “datore di lavoro” piuttosto grande – e per giunta anche forte dal punto di vista finanziario. Come reagisce la popolazione locale alle richieste antimilitariste? Ci sono contatti con lavoratrici e lavoratori della fabbrica?

Finora le reazioni sono molto scarse. Vengono mantenute le distanze, cosa che di certo ha a che fare anche con la manipolazione dell’opinione pubblica a nostro sfavore. Alla vigilia sono state sparse voci su di noi, che avremmo portato a Unterlüß caos e distruzione – praticamente la solita manipolazione contro le proteste di sinistra.

Finora il sostegno è solo sporadico e molte persone sono intimidite. Rheinmetall dal punto di vista economico è importante per la regione e la maggior parte delle persone qui non ha il coraggio di dire qualcosa in contrario. E decisamente è stata anche esercitata pressione da parte del gruppo industriale, per lo meno sulla politica. Nonostante questo anche qui nella regione ci sono persone che condividono le nostre richieste e anche a Celle ci sono molte persone che sono contro la guerra e la produzione di armi.

E anche la repressione da parte dello Stato non si è fatta attendere a lungo. Il tribunale amministrativo di Lüneburg inizialmente aveva emanato un “divieto di dormire ” per il campo.

La motivazione era che dormire non era parte della riunione, cosa che è semplicemente sbagliata. Ma ora il tribunale amministrativo di Lüneburg ci ha dato ragione e possiamo dormire nell’area. Tutto il resto è semplicemente completamente folle e mostra solo come si intende limitare la nostra protesta.

Ma ci aspettiamo ulteriori limitazioni da parte delle autorità e siamo curiosi di vedere anche come si comporterà la polizia. Ma i nostri principi sono chiari e li abbiamo anche definiti in un consenso alle azioni.

Perfino se dovesse riuscire il disturbo a Rheinmetall e di creare opinione pubblica contro le strategie di business assassine di questo gruppo industriale, l’impresa continuerebbe a godere di lauti profitti. Come si può restare sul pezzo dopo il campo? Cosa deve succedere per nuocere a lungo termine a chi trae profitto dalla guerra?

Non siamo i primi che manifestano contro Rheinmetall, l’industria bellica e le guerre, e non saremo neanche gli ultimi. Negli ultimi anni per esempio c’è stato il campo antimilitarista presso il centro di addestramento al combattimento (GÜZ) nella Altmark. E il 21 settembre a Kassel ci saranno proteste contro altri produttori di armi.

Consideriamo il nostro campo solo un piccolo pezzo in una lotta contro il patriarcato capitalista. Dobbiamo cambiare radicalmente il mondo perché è evidente che non è possibile andare avanti in questo modo. Distruzione ambientale, collasso climatico, devastazione, espulsione, fuga e depressione di massa sono solo alcuni segnali per un sistema disumano che deve assolutamente essere rovesciato prima che sia troppo tardi.

Dobbiamo piuttosto diventare molto più attivi, incontrarci, trovare alternative e difenderci contro i potentati. Un cambiamento rivoluzionario non verrà accettato facilmente da chi trae profitto da questo sistema perché questo significa la perdita del loro potere. Ma questo non deve distoglierci dalle nostre intenzioni e dal fatto che sono necessarie. Siamo contenti di tutte e tutti coloro che si uniscono a noi, ma anche di azioni da parte vostra.

# Info sul campo: https://rheinmetallentwaffnen.

# Intervista: Peter Schaber

http://lowerclassmag.com/2018/

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