Si riunisce oggi a Teheran il vertice dei presidenti di Iran, Russia e Turchia dedicato alla situazione in Siria e nel quale si deciderà il futuro della provincia di Idlib, ultimo bastione dei miliziani jihadisti.
Idlib è controllata dal gruppo jihadista Hayat Tahrir al-Sham, guidata dall’ex ramo di al Qaida in Siria. La vicina Turchia ha un’influenza limitata sui jihadisti che controllano il 60% circa della provincia, ma sostiene vari gruppi ribelli e ha 12 “punti di osservazione” militari sul posto.
Nei giorni scorsi i bombardamenti russi e siriani hanno centrato diverse postazioni dei jihadisti di Hayat Tahrir al-Sham (ex Frinte al-Nusra) nella cittadina di Jisr al-Shughur e un’area controllata da gruppi ribelli vicini alla Turchia, nella cittadina di Ariha.
Ieri da Idlib è iniziato l’esodo di migliaia di civili mentre le forze armate siriane e gli alleati si preparano a sferrare l’offensiva finale, quella che potrebbe essere la battaglia definitiva dei sette anni di querra civile siriana.
La provincia di Idlib è stata definita “il più esteso ammasso di campi profughi del mondo”, da Jan Egeland, a capo della task force umanitaria dell’Onu in Siria. Oltre alla popolazione civile, ad Idlib ci sarebbero circa 70.000 miliziani delle formazioni ribelli, appartenenti alle diverse milizie.
La Turchia, che ha sostenuto per lungo tempo i ribelli siriani, adesso teme un’ondata di profughi provenienti da Idlib sul suo territorio.
Ma Russia e Iran, che sostengono il presidente siriano Bashar al-Assad, hanno promesso di annientare i “terroristi” e Assad ha dichiarato la sua determinazione a riconquistare l’intero Paese. Ankara, Mosca e Teheran sono anche i garanti dei negoziati di Astana tra governo siriani e alcuni dei gruppi ribelli, uno processo negoziale che ha oscurato quello di Ginevra, sotto l’egida dell’Onu, e aiutato Assad e ristabilire il controllo sul Paese.
Questo pomeriggio a Teheran inizierà dunque il vertice a tre. Secondo l’agenzia Askanes, la televisione iraniana riferisce che i tre leader terranno anche “incotri bilaterali” a margine del vertice.
Sempre oggi a New York si riunirà il Consiglio di Sicurezza Onu convocato su richiesta Usa per “discutere la possibilità che a Idlib le forze siriane, appoggiate da Mosca, usino armi chimiche contro i ribelli e i civili”. Secondo il sito specializzato AnalisiDifesa.it sembra quasi una conferma dei timori espressi da Mosca che “ribelli e Stati Uniti stiano preparando un attacco chimico simulato per poterne attribuire la paternità alle forze di Damasco e ai loro alleati”.
“Se armi chimiche verranno usate, gli Stati Uniti risponderanno” ha avvertito la ambasciatrice Usa all’Onu Nicki Haley con tutto il tono di una minaccia già lanciata poco prima dalla Casa Bianca che aveva assicurato una “risposta rapida” (cioè senza attendere conferme dagli osservatori internazionali dell’Opac come è accaduto in aprile a Douma?) in caso di un nuovo utilizzo di agenti chimici.
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