Porre fine al sostegno all’Arabia Saudita per la guerra in Yemen, e definire ufficialmente il principe ereditario Mohammed Bin Salman responsabile della morte del giornalista dissidente Jamal Khashoggi. Questi i contenuti di due risoluzioni approvate sul finire della scorsa settimana dal Senato degli Stati Uniti.
Non male per un paese (gli Usa) che ha sempre sostenuto e difeso lo scomodo ma utilissimo alleato saudita.
La prima risoluzione – anticipata qualche settimana fa da una proposta di Bernie Sanders – chiede espressamente la fine del coinvolgimento statunitense nella guerra che i sauditi stanno portando avanti ormai da tre anni in Yemen. Coinvolgimento che vede gli americani fornire armi e tecnologia bellica all’Arabia, oltre che sostegno politico.
La seconda entra nel merito di una vicenda di cronaca e politica internazionale che negli Usa è ancora molto sentita: la morte, o meglio l’omicidio, o ancor meglio la barbara uccisione del giornalista e dissidente saudita Jamal Khashoggi, assassinato nel consolato arabo ad Istanbul lo scorso 2 ottobre. La risoluzione approvata indica in modo esplicito il principe ereditario Mohammed Bin Salman come responsabile della morte di Khashoggi, che viveva tra l’altro negli Stati Uniti collaborando con il Washington Post.
Due prese di posizione nette, che vanno a creare una crepa nelle solide fondamenta di una tra le alleanze più durature nella storia della politica estera americana.
La vicinanza tra Stati Uniti e Arabia Saudita è storica: la presa di posizione del Senato, in questo senso, rappresenta una novità.
E Trump? Non crediamo sia contentissimo, anche perchè rispetto all’omicidio di Khashoggi, la sua posizione era stata abbastanza ambigua: dubbioso e aperto ad ogni possibile evidenza all’inizio, alla fine aveva sostenuto il principe saudita, se pur in maniera goffa.
Come d’altronde ha sempre sostenuto – con sostanziosi aiuti materiali ed economici – l’operazione militare in Yemen, costata decine di migiaia di morti civili, tra cui molti bambini. E’ sempre utile ricordare che il sostegno alla guerra in Yemen era stato dato senza batter ciglio anche dal predecessore di Trump, il premio nobel per la pace Obama.
Tornando alla cronaca, la prima risoluzione, quella sul sostegno alla guerra, è stata presentata oltre che da Bernie Sanders anche dal repubblicano Mike Lee. Oltre a lui, altri membri del partito di Trump hanno votato a favore, permettendo alla risoluzione di passare.
Ora bisognerà attendere il passaggio alla Camera, che da gennaio sarà a maggioranza democratica (al momento gli eletti nelle consultazioni di midterm ancora non si sono insediati).
A quel punto capiremo se il voto espresso dal Senato è rappresentazione e dialettica politica, oppure è il segno di un cambio di atteggiamento nei confronti della monarchia teocratica saudita.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa