Menu

Il Parlamento inglese boccia Theresa May, conservatori a pezzi

Theresa May ha dovuto incassare una pesantissima sconfitta: la Camera dei Comuni ha respinto il suo accordo sulla Brexit, frutto di una lunga negoziazione con l’Unione Europea. I voti contrari all’accordo (432) hanno superato quelli favorevoli (202) di ben 230 unità; si tratta del più grave rovescio parlamentare sostenuto da un governo nella storia britannica, dal 1924 ad oggi.

Come anticipato in un nostro articolo di qualche settimana fa, gli ultras Conservatori, favorevoli ad una Brexit senza compromessi, si sono uniti, nel fronte anti-May, ai partiti di opposizione (Laburisti, Nazionalisti Scozzesi e Gallesi, Liberaldemocratici, Verdi) ed al Partito Unionista Democratico dell’Irlanda del Nord per azzoppare il governo nella consultazione parlamentare. Il Primo Ministro aveva ritardato il voto, originariamente previsto prima di Natale, nella vana speranza di guadagnare consensi alla propria causa.

A nulla è valso l’appello della May ai propri colleghi, al termine del lungo dibattito a Westminster. “Questo è il voto più significativo cui ognuno di noi prenderà parte nell’arco della propria carriera politica. Dopo settimane di dibattiti e divisioni, è giunto il momento per tutti noi di prendere una decisione. Una decisione che definirà le nostre decisioni per i decenni a venire”, ha dichiarato il capo del governo, esortando i propri colleghi a ratificare l’accordo, per proseguire, senza ulteriori ritardi, sulla strada del ritiro dall’Unione Europea. “Insieme possiamo mostrare ai nostri concittadini che le loro voci sono state ascoltate, che la loro fiducia non è stata malriposta”.

L’esito del voto era apparso chiaro sin dal mattino, con un susseguirsi di dichiarazioni di voto da parte di deputati Conservatori che avevano lasciato ben poche speranze alla May, che comunque ha manifestato la chiara intenzione di non volersi dimettere dal proprio incarico.

Nel suo discorso immediatamente precedente alla conta, il capo del Partito Laburista, Jeremy Corbyn, ha tuonato: “Il Primo Ministro ha trattato la Brexit come un affare interno al Partito Conservatore, piuttosto che una questione d’interesse nazionale”. Ha inoltre definito l’iter attraverso il quale il governo ha gestito le negoziazioni, ed il conseguente dibattito parlamentare, come “uno dei più confusi processi cui io abbia assistito nei miei 35 anni come parlamentare”.

Corbyn ha già presentato una formale mozione di sfiducia nei confronti del Governo, che dovrebbe essere discussa nella giornata di Mercoledì 16.

Il Procuratore Generale (figura che nel sistema britannico rappresenta il principale consulente legislativo del governo in carica) Geoffrey Cox ha ricordato ai parlamentari come, a questo punto, l’opzione più probabile per la Gran Bretagna sia quella di una Brexit senza alcun accordo con l’Unione Europea.

Theresa May potrebbe subire ora intense pressioni, sia all’interno del proprio partito, che da parte dell’opinione pubblica, per riconsegnare al parlamento il proprio mandato ed il controllo del processo di negoziazione. I principali quotidiani britannici, col Conservatore Telegraph in testa, partono all’attacco, lanciando un sondaggio sul prossimo leader dei Tories. Resta da vedere se la Premier, in queste ore, riuscirà a ricompattare il proprio partito per l’ennesima volta, al fine di passare indenne attraverso le Forche Caudine del voto di fiducia.

Un portavoce di Donald Tusk, il presidente del Consiglio Europeo, ha dichiarato: “Ci rammarichiamo per l’esito del voto e sollecitiamo il governo britannico a chiarire le sue intenzioni riguardo ai prossimi passi. Il prima possibile”.

La strada della Brexit continua, dunque, ad essere tutta in salita.

* (dalla Gran Bretagna)

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *