Intervista a Luciano Vasapollo. Economista e militante della Rete dei Comunisti, da anni segue le vicende politiche ed economiche dell’America Latina. Abbiamo chiesto a Luciano Vasapollo di commentare una intervista sulla situazione in Venezuela comparsa su Il manifesto che ci ha colpito, in negativo. Nelle argomentazioni e nei presupposti di quella intervista al sociologo Emiliano Teran Mantovani, abbiamo intravisto lo spettro della subalternità della sinistra in Europa alla campagna di legittimazione del golpe e di delegittimazione del governo bolivariano di Maduro. Un brutto segnale che merita una replica a tutto tondo.
Puntuale come un temporale in autunno, anche il Manifesto non si è tirato indietro dal coro “a sinistra contro Maduro”. Sabato 2 febbraio ha pubblicato una intervista sul Venezuela a Emiliano Teran Mantovani, dell’università di Barcellona e sociologo dell’università venezuelana, esponente di una sinistra ecologista e indigenista molto europea . In questa intervista ci sono valutazioni pesanti contro il governo Maduro. Cosa indica questo atteggiamento?
Sul ruolo e sulle responsabilità della “sinistra italiana”, dai partiti ai media, Manifesto compreso, non ho dubbi nel vedere nuovamente subalternità alla preparazione di una nuova “guerra umanitaria” al servizio di un sempre più cinico e inumano capitalismo.
Alla sinistra eurocentrica e colonizzatrice non interessano più gli investimenti sociali, nella sanità, nell’istruzione, sulle abitazioni e nelle politiche pubbliche sulle risorse che hanno caratterizzato Maduro e il Venezuela o le rivoluzioni e i processi progressisti in America Latina, ma si piega alla logica delle democrazie occidentali. In queste prevalgono la ricerca dei profitti e la proprietà privata, gli unici investimenti sui quali non si alza mai veramente la voce sono quelli a carattere militare. Vedo, sempre più una sinistra eurocentrica e sempre più filo imperialista, con partiti e stampa schierati per l’ennesima guerra umanitaria, l’ossimoro e l’ambiguità che abbiamo vista all’opera in questi venti anni. Anche i media più vicini alla sinistra dimostrano continuamente dove questa stia andando. Parlano di unità della sinistra, magari per andare insieme alle elezioni europee, ma poi perfino giornali rappresentativi di questa sinistra “colonialista” come il Manifesto, sono incapaci di giustificare il rovesciamento del diritto internazionale, sfruttando il discorso del cosiddetto diritto umanitario per legittimare un’eventuale invasione del Venezuela.
Possibile che solo il Pontefice abbia indicato la strada della mediazione e del dialogo?
Da laico e marxista devo ammettere che il Papa sembra essere diventato l’unica istanza internazionale e morale che si oppone alla borghesia transnazionale delle multinazionali delle armi e del petrolio. L’unico che alza la voce in difesa dell’indipendenza dei popoli, come ha fatto con l’appello per il dialogo in Venezuela chiedendo anche alla destra di essere per il confronto democratico e esprimersi.
Le destre venezuelane sono eterodirette dagli Stati Uniti e dalle multinazionali del petrolio. E non vogliono il dialogo nè la pace. Vogliono prendere il potere con la forza, come hanno tentato varie volte dal 2002 ad oggi in Venezuela e come hanno ripetutamente fatto in tutta l’America Latina per secoli. Il colonialismo, insito nella dottrina Monroe, continua a guidare le scelte del regime di Washington qualunque sia il presidente di turno, ma ormai ispira anche l’Unione Europea. Le destre non vogliono il dialogo, o meglio non possono perché gli Stati Uniti devono mettere a Caracas un nuovo governo fantoccio con la violenza o un colpo di Stato.
L’attacco arriva dall’esterno e all’interno si serve di personaggi disposti a tradire gli interessi del proprio Paese. Il petrolio e le altre ricchezze naturali del Venezuela sono il movente di quello che sta accadendo attraverso una strategia di disinformazione e strumentalizzazione appoggiata dal sistema dei media. All’origine degli attacchi al Venezuela – che sono sostenuti con una impressionante strategia mistificatrice dai principali mass media anche in Italia – c’è la ricchezza delle riserve petrolifere del Venezuela che Chavez ha restituito al popolo venezuelano sottraendolo alle multinazionali.
Il Venezuela di Chavez e Maduro non ha mai invaso o bombardato altri popoli, non ha basi militari distribuite in tutto il mondo, né ha mai posto in essere una minaccia contro qualsiasi Stato.
La popolazione venezuelana appare però spaccata in due blocchi sociali contrapposti…
Da un lato c’è quella parte del popolo che lotta per la conservazione dei propri diritti sociali appena conquistati dopo anni di miseria e liberismo, che difende la propria sovranità, che lotta per la propria Costituzione, per l’autodeterminazione. Dall’altro, c’è l’imperialismo più efferato, le aristocrazie transnazionali e il business delle guerre. Ad essi vengono affidate le aspettative di vendetta e rivincita della borghesia venezuelana e di una parte delle classi medie. Nei barrios popolari l’influenza della destra non è significativa. Ognuno dovrà fare la sua scelta.
Nell’intervista a Il manifesto, Teran Mantovani dice anche cose gravissime, cioè che la repressione oggi è più forte che ai tempi della dittatura. E’ accettabile questa affermazione?
Ma di quale repressione parlano? In Venezuela c’è una democrazia popolare partecipativa di uomini e donne liberi che è stata chiamata alle urne più e più volte, sia per le elezioni che in referendum. Ci sono, ovviamente, delle difficoltà; ma se mancano alimenti e medicinali è a causa della guerra economica, dell’incetta dei beni di prima necessità ed ora delle sanzioni imposte da Usa e Ue. Alcuni settori della sinistra sono ormai strumento dei golpisti, gente senza scrupoli e umanità che predica l’unità. Un’unità fondata sulla guerra e il rovesciamento dei governo sgraditi a Washington? Sono gli stessi che manifestano in Brasile, in Argentina e anche in Venezuela, portando avanti le stesse proposte dell’estrema destra.
Il governo Maduro secondo questo signore dovrebbe cadere, ma “da sinistra”, da parte del popolo e degli operai, e per questo si fa uso anche della stampa di sinistra. Non nascondo che viene il sospetto invece di problemi politici di essere un problema legato a interessi e finanziamenti. Alcuni giornali, in momenti cruciali e di passaggio, appoggiano ipotesi legate ai poteri forti, delle multinazionali e istituzionali, e che spesso allignano o partono proprio dalla sinistra.
L’attacco all’autodeterminazione dei popoli, alla sovranità popolare, oggi viene – oltre che dalle forze reazionarie, dalle multinazionali e dentro una feroce competizione interimperialista – spesso viene sorretto dagli organi di informazione della sinistra. È la stessa storia che abbiamo visto sula Jugoslavia, l’Iraq, la Libia e la Siria. In alcuni casi con la scusa dei corridoi umanitari, – sostenuta anche da alcune Ong – si fanno entrare non gli alimenti, di cui comunque il Venezuela non avrebbe bisogno se il governo non venisse attaccato e se le merci non venissero rubate per essere dirottate sul mercato nero – bensì le armi. Ciò serve come una vera e propria legittimazione dell’intervento esterno, perché riconoscere un corridoio umanitario vorrebbe dire riconoscere che ci sono delle parti in conflitto e qui non ce ne sono; c’è un presidente legittimo e, dall’altra parte, c’è un usurpatore incaricato dagli Stati Uniti.
Come stanno operando concretamente sul piano dell’interventismo “umanitario”?
Questo è un passaggio molto significativo per capire come il golpista riconosciuto da USA e vassalli non ha neanche il sostegno dell’opposizione.
Le pressioni che si fanno alla governatrice dello Stato di Tachira per collocarvi i corridoi umanitari sono molto significative, perché Tachira è al confine con la Colombia ed è la chiave di volta nell’intervento “umanitario” che stanno pianificando. A dimostrazione di come l’obiettivo degli Stati Uniti sia lo smembramento del paese, con le solite Ong “umanitarie” a fare da apripista.
L’Unione Europea ha deciso di accodarsi alla legittimazione di un colpo di stato in Venezuela. Non si sono viste contraddizioni tra governi di destra, centristi, socialisti. La Spagna è tra gli oltranzisti. Addirittura anche Grecia e Portogallo si sono adeguati. Dopo Jugoslavia, Libia, Siria pensavamo di averle viste tutte e invece….
Tra i paesi che si sono accodati nell’Unione Europea nella vergognosa presa di posizione di Spagna, Francia e Germania, ci sono l’Austria e gran parte di quei paesi dell’est europeo che vengono definiti “sovranisti”, tutti amici di Salvini. Vorrei essere chiaro su un punto: il Venezuela sarà uno spartiacque politico decisivo. Da una parte si sta con il multilateralismo, la sovranità dei popoli, l’autodeterminazione e la ricerca di un modello di convivenza pacifica tra le nazioni; dall’altra si sta con l’imperialismo criminale del neo-liberismo, con le guerre e con l’1% della popolazione mondiale che affamerà sempre di più la restante parte del pianeta.
La sinistra in Italia e in Europa si assuma questa responsabilità. Se si vuole un atto veramente serio verso l’informazione, verso l’autodeterminazione e il rispetto tra i popoli, occorre rispondere a chi chiede l’unità della sinistra che questa si deve basare su concetti seri di democrazia reale e di contrasto frontale alle ingerenze imperialiste in Venezuela e in altri paesi.
Ma se cade il Venezuela è la fine del processo progressista avviato venti anni fa in America Latina. Che sta succedendo?
I media mainstream diffondono fake news a reti unificate per destabilizzare il paese. Per rendere accettabile all’opinione pubblica anche un’eventuale invasione militare del Venezuela per motivi umanitari. Una situazione che abbiamo visto più volte ripetersi negli ultimi anni. Il popolo venezuelano ha mostrato di avere ben chiaro cosa accadrebbe se a Caracas dovesse essere rovesciato il governo Maduro e installato questo fantoccio di Washington fautore del neoliberismo più selvaggio. Basta volgere lo sguardo all’Argentina di Macrì o al Brasile di Bolsonaro per vederlo in maniera nitida: miseria, fame, disoccupazione crescente, cancellazione delle missioni sociali. Il tutto accompagnato da una forte repressione. Per il Venezuela sarebbe il ritorno alla cosiddetta ‘larga noche neoliberal’ ed a drammi come il ‘Caracazo’, ancora ben scolpiti nella mente dei venezuelani. E lo sarebbe anche per il resto dell’America Latina.
Il dato della crisi economica e sociale in Venezuela però è incontestabile. Che margine di manovra reale ha ed avrà il governo di Maduro se riuscirà a respingere anche questa volta il tentativo di golpe?
Per mettere fine alla subalternità al dominio imperialista bisogna evitare la dollarizzazione dell’economia. Le Criptomonete non vincolate al dollaro possono essere la strada per la creazione di sistemi alternativi monetari. Se ci sono paesi non socialisti che vanno in questa direzione è giusto intensificare i rapporti da parte del Venezuela con Russia, Cina, Iran. Di fronte al blocco degli Stati Uniti devi trovare soluzioni alternative. Il Petro va svincolato dal dollaro con un paniere di beni di riferimento tra cui l’oro.
Attraverso il Petro, attraverso le Criptomonete il Venezuela sta lavorando per creare le condizioni per un sistema monetario alternativo in risposta al dollaro. Non è solo il Venezuela che sta de-dollarizzarando. C’è tutto un mondo che non vuole più essere sotto il ricatto del dollaro. Gli Usa cercano di sottomettere i paesi attraverso la dittatura finanziaria del dollaro, il Petro per il Venezuela deve essere lo strumento attraverso cui svincolarsi dagli strumenti di dominio imperiale. Caracas non è sola. Alcuni paesi stanno lavorando con il Venezuela in questa direzione: ci sono la Turchia, l’Iran, la Russia e la Cina. Quando Caracas ha iniziato a lavorare per ancorare il Petro non solo al petrolio ma ad un paniere in cui abbia un ruolo fondamentale l’oro – il Venezuela ha giacimenti enormi di oro – è partito secondo me l’ordine definitivo del colpo di Stato.
Per gli scenari futuri si può dire una cosa: la prima fase del golpe è fallita. Il golpista auto-proclamatosi dopo l’ordine su twitter dagli Stati Uniti, da due settimane avrebbe dovuto essere già al Palazzo Presidenziale se avesse avuto un minimo di sostegno popolare e nelle forze armate. Ma le forze armate e gli strati popolari sono con il governo e si stanno compattando ulteriormente.
Ci potrebbero essere presto due milioni di soldati e miliziani popolari pronti a combattere per la propria sovranità e per la propria libertà nel nome di Bolivar e Hugo Chavez.
Ma Guaidò non sembra avere il sostegno di tutta la destra….
La governatrice dello Stato Tachira, Laidy Gómez – che è dell’opposizione, ma del partito di Accion Democratica, più moderata dell’estremismo di destra violento di Voluntad Popular di cui fa parte il golpista Guaidò – ha espressamente dichiarato di essere contro l’intervento armato degli Stati Uniti e che continua a subire forti pressioni perché riconosca il colpo di Stato. Al contrario, fino adesso ha condannato l’atteggiamento dell’autoproclamato presidente ad interim Guaidò, che in occasione di una manifestazione dell’opposizione a Caracas ha chiesto ai presenti se fossero disposti ad affrontare una guerra civile pur di rovesciare Maduro e farla finita con la Rivoluzione Bolivariana. Voglio ripetere però un punto secondo me chiave: lo spartiacque Venezuela segnerà anche la vita politica europea. In corso in Venezuela c’è una vera lotta di classe che produrrà ripercussioni anche fuori dal paese.
Come già detto, il golpista Guaidò a due settimane del golpe, non solo non è ancora al Palazzo presidenziale ma ha zero consistenza nel paese e nell’opposizione stessa.
Ma su cosa si basa la contrapposizione tra la legittimità di Maduro e le pretese dei sostenitori del golpe?
Come hanno spiegato bene il presidente Maduro, il ministro degli esteri Arreaza all’Osa e all’Onu – dove i piani golpisti sono miseramente falliti – e in conferenza stampa, in Venezuela il golpe non ha nessuna base legale, lo capirebbe anche uno studente di primo anno di giurisprudenza. Lo hanno spiegato tutti i più importanti costituzionalisti in Venezuela: il tentativo dell’opposizione di giustificare come vuoto di potere l’usurpazione della funzione del Presidente non ha alcun riferimento legale.
Alle elezioni, assolutamente libere e trasparenti, hanno partecipato milioni di venezuelani che hanno sfidato anche il terrorismo dell’estrema destra per andare a votare, dando una lezione di democrazia e di civiltà al mondo. E alla fine Maduro ha trionfato con il 68% dei voti e, vilendo essere cattivi, in percentuale rispetto all’affluenza ha preso più consensi di quelli ottenuti da Trump, Macron, Pinera, Macri, cioè di coloro che oggi attaccano la sovranità del Venezuela.
La parte della destra che non ha voluto partecipare alle elezioni, Voluntad Popular del golpista Guaidò, ha scelto di continuare a bruciare le persone per le strade solo perché nere o chaviste, e questi sono i riferimenti “democratici” oggi per l’occidente. C’è poi il caso singolare di Accion Democratica di Ramos Allup, più moderata, che aveva in un primo momento dato l’adesione per poi ritirarla su ordine degli Stati Uniti.
Ma questa storia di svolgere nuove elezioni come viene fuori?
Occorre ricordare che le elezioni anticipate vennero chieste dall’opposizione, ma la parte dell’opposizione oggi golpista non vi ha potuto partecipare per l’imposizione di Washington che gli avevo detto di non partecipare.
Zapatero accusò l’Unione Europea di ipocrisia totale nell’aver dato per scontate irregolarità in elezioni che non si erano ancora svolte, e di non aver voler voluto partecipare come osservatore nonostante l’invito formale da parte del governo venezuelano, e di poi di non riconoscerne il risultato perché parte dell’opposizione le aveva boicottate su imposizione degli Stati Uniti per poter così proseguire con la violenza, il golpismo, la guerra economica, lavorando per creare le condizioni per la prossima guerra degli Stati Uniti.
Maduro ha ottenuto oltre 6 milioni di voti in una contesa elettorale libera, democratica e con un sistema elettorale che l’organizzazione dell’ex presidente degli Stati Uniti, Jimmy Carter, ha definito il migliore del mondo. Io e Rita Martufi siamo stati presenti sin dal 1998 a tutte le tornate elettorali in qualità di osservatori internazionali. All’ultima elezione presidenziale, che ha confermato Maduro per un nuovo mandato, erano presenti insieme a noi rappresentanti della stampa vaticana e un esponente del Partito Democratico. Anche loro hanno potuto toccare con mano l’assoluta democraticità del processo elettorale venezuelano.
Il fatiscente Gruppo di Lima, essendo stato umiliato e sconfitto dalla diplomazia bolivariana all’Organizzazione degli Stati Americani (Osa) nonostante l’atteggiamento filo-golpista del suo Segretario Almagro, è costretto dagli Stati Uniti ad attaccare la sovranità del Venezuela in un modo totalmente ridicolo. Si tratta di vassalli che cercano disperatamente di creare le condizioni adatte a soddisfare i desiderata di Washington: ossia rovesciare il governo Maduro e installare a Caracas un governo fantoccio.
I media mainstream, tra cui metto ormai anche quelli di sinistra come Il manifesto, ci raccontano che la situazione è allo sfascio. Allora perché una gran parte del popolo venezuelano continua a sostenere la Rivoluzione Bolivariana?
Secondo Teran Mantovani l’uscita sarebbe un referendum costituzionale e consultivo sui poteri della Repubblica. Per curiosità: dall’avvento di Chavez al governo (1998) quanti referendum ci sono stati? E quali esiti hanno dato?
Il presidente Nicolas Maduro Moros ha giurato il 10 gennaio dinnanzi al potere supremo costituzionale come prevede la Costituzione nei casi in cui, come l’attuale, il Parlamento è in una situazione di ribellione. Il Venezuela, fattore determinante e volutamente ignorato da quei media che assecondano il golpe, è una repubblica presidenziale e il Presidente viene eletto direttamente dal popolo. Non è mai prevista la possibilità di vuoti di potere. L’art. 233 della costituzione, che l’estrema destra golpista cita per avallare questo colpo di Stato, parla di impedimento permanente del Presidente, non di vuoto di potere. La Costituzione definisce tassativamente 5 casi di impedimento permanente: rinuncia del Presidente, morte, sentenza del Tribunale Supremo che ne dichiari la destituzione, dichiarazione del Tribunale Supremo che ne dichiari l’incapacità fisica o mentale, la dichiarazione di abbandono dell’incarico. Questi sono gli unici casi in cui si manifesta l’impedimento permanente, la legge venezuelana non ne prevede altri. Come potete facilmente comprendere nessuno sussiste in questo momento ed è chiaramente in corso un colpo di Stato. La decisione degli Stati Uniti di forzare verso un golpe o comunque un cambio traumatico dell’ordine precostituito, è perché la Costituzione del Venezuela, che ha nazionalizzato e restituito le risorse al popolo, deve essere annientata.
Parte della destra venezuelana quella più legata al terrorismo e responsabile di decine di morti durante i due tentativi di golpe del 2014 e del 2017 note come Guarimbas, hanno solo la strategia golpista nella loro agenda. Quando dopo anni di negoziati a Santo Domingo, nel febbraio del 2018 nel negoziato tra il Governo e le varie anime delle destre – con la mediazione tra gli altri dell’ex primo ministro spagnolo Zapatero – si era finalmente arrivati ad un accordo che prevedeva la fine da parte delle destre della ribellione del Parlamento contro gli altri 4 poteri dello Stato ed elezioni presidenziali anticipate. Queste erano state richieste – e voglio che questo punto sia chiaro e ribadito con forza – dalle opposizioni, ma una telefonata al capo delegazione delle destre dalla Colombia da parte di Tillerson, allora Segretario di Stato Usa, ha impedito di firmare un documento su cui avevano dato l’ok un minuto prima. Le destre erano d’accordo per il piano di riconciliazione nazionale, stavano per firmare, ma non hanno potuto perché una telefonata da Bogotà del Segretario di stato USA ha impedito tutto.
Nella sinistra italiana ed europea molti ammettono che l’opposizione contro Maduro è in mano a gruppi della destra radicale, collegata al governo statunitense e ai peggiori governi reazionari latinoamericani. Se questo è vero, è accettabile l’equidistanza tra il governo bolivariano e i suoi avversari?
Il Venezuela chavista e bolivariano è vittima di una campagna mediatica senza precedenti che attraverso le fake news prepara il terreno ad un’invasione umanitaria di uno stato sovrano allo scopo di riprendere il controllo delle sue straordinarie risorse minerarie e petrolifere. Ma il primo elemento che balza agli occhi in Venezuela è che il blocco popolare e chavista si sta preparando bene alla reazione, come ha sempre fatto in questi mesi di guerra economica e psicologica. E’ nella Assemblea Costituente che si realizza la rappresentanza sociale di tutti i ceti del paese, con donne disabili, operai, contadini, indigeni, comunità Lgbt, è questa la democrazia popolare.
Dobbiamo essere chiari su quello che può accadere sul Venezuela. L’ennesima guerra criminale degli Stati Uniti non sarebbe un conflitto regionale con Colombia, Brasile e altri paesi che ne vivrebbero chiaramente le conseguenze sulla loro pelle. Non sarebbe solo portare il Medio Oriente in America Latina. Il rischio è di una guerra mondiale con Russia, Cina, India e altri paesi che si opporrebbero all’unilateralismo nord-americano. Ci sono i presupposti per una nuova guerra mondiale. I partiti che da destra a destra – da Pd a Lega per capirci – hanno capito cosa significa soffiare sui venti della guerra?
Veniamo a questa anomalia del governo italiano rispetto al resto dei governi dell’Unione Europea. E’ la prima volta che l’Italia si mette di traverso. E’ effettivamente una novità a cui non eravamo abituati. Che ne pensi?
Il servilismo dell’Unione Europea è per questo una vergogna maggiore degli Stati Uniti. Tutto il resto del mondo ha capito la brutalità e la statunitense, ma L’UE per qualche misteriosa ragione riesce ancora a passare come una innocente aerea di rispetto dei diritti umani, quando tra guerre e sanzioni è responsabile della morte di centinaia di migliaia di persone.
A proposito di Unione Europea, l’ultimatum dato da Bruxelles al governo di Maduro è criminale. Governi che non rappresentano più il loro popolo, pensate solo a Macron, che vogliono imporre al governo legittimo del Venezuela di indire elezioni. Che brutalità, che arroganza, che tristezza. Fino a questo punto si è spinto il servilismo verso gli Stati Uniti? Al contrario l’Italia ha assunto una posizione più degna e coraggiosa.
La posizione della Lega di Salvini è in linea, ma non c’erano dubbi, con chi da destra fascista alla destra liberale – cioè da Fratelli d’Italia al Pd – ha deciso di attaccare la sovranità del Venezuela per arrivare all’ennesima guerra “umanitaria”. Il governo italiano ha mostrato ancora una volta la sua doppia anima con Salvini schierato con il peggio del golpismo e il M5S che finora non si è accodato alle posizioni golpiste.
E’ chiaro che sarà una battaglia dura, ma grazie al Movimento 5 Stelle, dobbiamo riconoscerlo, questo è comunque un risultato, perché sappiamo benissimo che con un governo Renzi o un governo Gentiloni ci sarebbe stata la solita figura da zerbino con l’Italia accodata sulla linea folle dell’ultimatum. L’apertura di una mediazione insieme a Uruguay e Messico è una posizione intelligente che serve a scongiurare una carneficina su cui invece lavorano forze come Fratelli d’Italia, Pd, Lega e Forza Italia.
Come dimostrano i sondaggi, ha pesato molto anche l’opinione pubblica, più consapevole dopo le decine di guerre criminali degli anni passati, le persone che ormai conoscono alla perfezione tutto il “libretto da manuale” creato ad arte da un’informazione coinvolta in prima persona. E hanno pesato anche le iniziative importanti delle nostre organizzazioni che hanno manifestato in 6 città con centinaia e centinaia di persone il proprio sostegno al legittimo Presidente Maduro.
Come militante della Rete dei Comunisti che segue da decenni i movimenti e le dinamiche politiche in America Latina, che conclusioni vorresti mettere a disposizione del dibattito nel nostro paese?
Faccio appello perché rispetti per una volta l’autodeterminazione dei popoli e la sovranità di un paese. Per una volta l’Unione Europea si faccia promotrice del dialogo e non assecondi i piani criminali degli Stati Uniti. Dopo la Jugoslavia, Afghanistan, Iraq, Libia, Siria, Ucraina… quanti morti e quanto sangue vogliono ancora sulla coscienza? Questo direi alla sinistra europea colonialista e guerrafondaia e direi di lavorare perché le destre venezuelano si siedano nuovamente sul tavolo delle trattative e del dialogo come chiede e ha sempre chiesto il governo del Presidente Maduro. Non è accettabile una mediazione che ponga come vincolo il ripetersi delle elezioni presidenziali questa è la mia opinione.
Approfitto dell’intervista per lanciare un appello affinché tutte le forze autenticamente democratiche, pacifiste e antimperialiste del nostro Paese sostengano ogni sforzo e si mobilitino perché l’Italia non aderisca alle decisioni dei settori più aggressivi e servili dell’imperialismo statunitense ed europeo.
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