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“Pepe Mujica, tanto nuotare per morire sulla spiaggia”

Stiamo lottando per arrivare sulla spiaggia e non morire nello sforzo di arrivarci.

Sto citando un modo di dire dei marinai venezuelani il cui senso si capisce chiaramente: dopo aver sopportato e vinto i flutti del mare, morire quando alla fine si raggiunge la spiaggia. Ma noi venezuelani ancora siamo lontani dalla spiaggia. Però la proposta di Pepe Mujica sembra indicarci che è meglio che desistiamo, per ora, dal tentativo di avvicinarci ad essa, visto che nell’immediato quel tentativo può condurci a una tragedia. Grazie compagno Pepe, io prendo molto seriamente la sua proposta.

Noi venezuelani stiamo costeggiando la spiaggia, ma continuiamo a lottare per raggiungerla, visto che la spiaggia significa pace, salute, armonia, prosperità, democrazia e rispetto per i diritti umani per le venezuelane e i venezuelani di ogni credo, opinione, visione, speranze e sogni. E naturalmente anche la difesa e il rispetto per la prodiga e generosa natura che quotidianamente ci dà la vita senza chiedere nulla in cambio.

Stiamo costeggiando la spiaggia, ma ci siamo stati dentro, l’abbiamo intravista, l’abbiamo presentita, l’abbiamo sognata dall’epoca di Guaicaipuro, del Negro Miguel, Gual y España, Miranda, Bolívar, Zamora, Pío Tamayo, Eutimio Rivas, José Montesinos, Livia Gouverneur, Rudas Mezone, Alexander Alzolay, Fabricio Ojeda, Alberto Lovera, Bartolomé Vielma Hernández, Jorge Rodríguez, Vera Betancourt, Víctor Soto, el Teniente Hurtado, Francisco Prada, Alí Rodríguez…

Una condizione per risolvere i problemi del Venezuela è che cessi l’aggressione degli USA: il Venezuela è un paese in guerra.

Il processo bolivariano, come tutti i processi politici, è pieno di imperfezioni, di errori. Questi errori, non solo si acutizzano, ma si moltiplicano quando detto processo si realizza affrontando l’assedio permanente di una potenza imperiale diretta da un governo criminale come quello di Trump.

Si conoscono l’embargo commerciale, economico e finanziario, però si sa meno, e soprattutto non si dà peso, agli effetti della guerra mediatica, alle operazioni di guerra psicologica e alle conseguenze sulla società venezuelana, sulla guerra economica, che è la responsabile principale della mancanza di tutto e dell’inflazione indotta, del contrabbando di esportazione verso la Colombia, il Brasile, le isole dei Caraibi; degli attacchi alla nostra moneta, del meccanismo iper-speculativo del cosiddetto dollaro oggi.

Ci sono stati errori nella politica economica del governo? Sì. C’è corruzione in seno al governo? Disgraziatamente, sí. Però la principale origine dei mali di oggi è negli effetti della guerra economica e più in particolare degli embarghi e in generale, della guerra sui generis che agli ordini di Trump si fa contro la nostra patria.

Sono permanentemente minacciate le nostre frontiere dalla concentrazione di forze regolari, in particolare della Colombia e più recentemente, del Brasile? Sì. E ancor più ora, mediante gli accordi tra Netanyahu e Bolsonaro, da forze militari e di sicurezza sioniste.

Da bande paramilitari e bande criminali (Bacri)? Sì. Bande che infastidiscono e terrorizzano la nostra popolazione, che commettono sequestri, assassinii, furti … Che partecipano al contrabbando di benzina, di prodotti agricoli (caffè, cereali), bestiame, materie prime e prodotti da processare che il Venezuela importa come una necessità dei nostri processi di produzione e imprenditori truffatori e funzionari di governo corrotti, facilitano il fatto che finiscano in mano di coloro che dirigono l’offensiva contro il processo bolivariano e escano verso la Colombia, il Brasile, i Caraibi …

Bande, formate anche da membri delle forze militari regolari della Colombia, camuffate, che parteciperanno come conduttori, animatori, nel momento in cui gli si dia l’ordine di attraversare le nostre frontiere (se le nostre iniziative politiche e diplomatiche, oltre alla solidarietà internazionale, non riusciranno a evitarlo) e si generalizzino gli assassinii e crimini orrendi contro la nostra popolazione.

È legittima la rielezione del Presidente Maduro?

Certo che sì. La rielezione è, senza alcun dubbio, ampiamente permessa dalla costituzione della Repubblica Bolivariana del Venezuela. Inoltre, è stato scelto come candidato, e regolarmente iscritto, dal Partito Socialista Unito del Venezuela (PSUV), il Partito Comunista del Venezuela, il Partito Patria Para Todos e altre organizzazioni politiche, tutte debitamente registrate e autorizzate a questo scopo, secondo le leggi e i regolamenti del Venezuela. Ha iscritto la sua candidatura poiché aveva tutti i requisiti richiesti.

Hanno partecipato quattro candidati e lui ha ottenuto la maggioranza semplice dei voti nell’unica tornata elettorale prevista in Venezuela. Non esiste nella nostra costituzione il ballottaggio e non è necessario ottenere la maggioranza assoluta dei voti. Questa è la condizione che è stabilita costituzionalmente in Venezuela, non da ora ma da sempre.

Si concedono piene garanzie a tutti i partecipanti. Anche nel giro di negoziati tra rappresentanti del governo del Venezuela e rappresentanti dell’opposizione, che si sono tenuti nella Repubblica Dominicana l’anno scorso (2018), favorito dal presidente di detto paese, Danilo Medina e dall’ex presidente di Spagna, José Luis Rodríguez Zapatero, i rappresentanti dell’opposizione hanno preteso garanzie addizionali, che furono concesse, e su quella base sono state convocate le elezioni.

Si è stabilito un preaccordo tra governo e opposizione. Quando è stata convocata la riunione per la firma che avrebbe formalizzato questo preaccordo, i rappresentanti dell’opposizione, tra i quali c’era Julo Borges, senza alcuna spiegazione, si sono alzati dal tavolo e hanno rotto i negoziati. Questo ha causato frustrazione al presidente Danilo Medina e forte fastidio, all’ ex presidente Rodríguez Zapatero. Chiunque lo desideri può trovare le dichiarazioni che hanno fatto dopo che l’opposizione ha rotto i negoziati.

Malgrado ciò, successivamente un settore dell’opposizione ha chiesto di posticipare la data fissata dal Consiglio Nazionale Elettorale per tenere le elezioni presidenziali, e così si è fatto. Si è posticipata la data.

Devo aggiungere, che questo è stato un processo con accompagnatori internazionali provenienti dagli USA, dall’Europa, dalla regione latino caraibica, tra i quali membri dei più importanti organismi elettorali della nostra regione. Non c’è stata alcuna impugnazione contro i risultati e i distinti accompagnatori internazionali hanno avallato i risultati.

Malgrado ciò, in ogni caso, quel settore ha deciso di chiamare all’astensione e oggi, per decisione del presidente degli USA, dice di non riconoscere il presidente Maduro e fa parte di un’operazione che include tra le opzioni aperte, l’intervento militare, che implicherebbe l’assassinio di migliaia di venezuelani e molto probabilmente la distruzione della patria venezuelana, che, senza dubbio, si solleverebbe di nuovo.

Perciò, compagno Mújica, perché dobbiamo annullare quel processo e disconoscere il presidente Maduro? Lei sta intervenendo negli affari interni della nostra patria, niente di meno che nella sostituzione del presidente della repubblica.

Visto che non si è comprovato che ci siano state frodi o per lo meno qualche noto atto di irregolarità; Se in mezzo a tutta la conflittualità che esiste in Venezuela la consultazione elettorale è finita in maniera assolutamente pacifica; Se persino i servizi d’informazione degli USA, convinti e confessi nemici del Venezuela, non riportano né hanno riportato alcun fatto irregolare; Se, com’è noto, il Centro Carter, guidato dallo stesso presidente Carter, ha giudicato il sistema elettorale venezuelano come il migliore del mondo; Se dopo oltre 20 processi elettorali nel corso di 20 anni, nessuno è riuscito a dimostrare irregolarità nei processi elettorali del nostro paese: Perché bisogna disconoscere proprio il risultato elettorale che ha visto eletto il presidente Maduro? Perché si aggiunge il disconoscimento dell’azione di oltre 9 milioni di elettori, tra i quali ci sono pure io?

Lei sa che la ragione essenziale è che il governo degli USA, uno dei principali rappresentanti e braccio esecutivo del Pentagono-NATO in nome del capitale transnazionale, per la precisione, rappresentando gli interessi di quel capitale, vuole far cadere il governo del Venezuela.

Il presidente Trump non ha potuto attaccare militarmente la nostra patria, perché la geopolitica attuata dal presidente Maduro lo ha sconfitto sistematicamente, sia nell’OEA (inutilmente Trump si è avvalso dei vassalli che ha lì dentro) come recentemente nel dibattito politico che c’è stato nel Consiglio di Sicurezza.

Il Segretario Generale dell’ONU ha appena dichiarato, obbligato dal rispetto della Carta delle Nazioni Unite e dal diritto internazionale, che riconosce come unico presidente del Venezuela Nicolás Maduro, e che solo l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e il Consiglio di Sicurezza, possono decidere il contrario.

Con tutto rispetto, compagno Mujica, Lei non ha alcuna facoltà di proporre una nuova elezione e questo la colloca al margine del diritto internazionale. Soprattutto, in un momento tanto critico per il popolo venezuelano. La Sua voce ha peso e rispetto nel continente. Le chiedo troppo che questo peso Lei lo metta a favor della difesa e sovranità della nostra nazione minacciata dall’intervento imperiale?

La proposta di Pepe Mujica la riassume lui stesso nella seguente maniera: “Una specie di giunta esecutiva dove stiano tutte le tendenze, però fortemente monitorata e garantita dalle Nazioni Unite”. Conclude: “Non vedo altro cammino che dia garanzia”.

Mi pare di capire che quella “giunta esecutiva”, che verrebbe fuori da delle “elezioni totali”, sostituirebbe il presidente Maduro e credo di capire, dalla denominazione di “elezioni totali”, che si tratta, oltre a sostituire il presidente, di eleggere una nuova Assemblea Nazionale, e persino nuovi governatori, nuovi sindaci, cosa che sarebbe contraria all’opinione manifestata da una maggioranza di venezuelani e venezuelane, che hanno partecipato a varie elezioni assolutamente legali, realizzate tanto recentemente come il 20 maggio dell’anno scorso e anche meno di due mesi fa nelle elezioni per governatori e sindaci. Tutto ciò, senza che qualcuno abbia dimostrato che ci sia stata frode, persino quando si sa che detta elezione, quella del presidente, si è tenuta alla presenza di osservatori internazionali e nazionali.

La proposta di Pepe Mujica implica che i neoliberisti possano entrare nella “giunta esecutiva” che lui propone

Secondo quanto dice Mujica, sarebbe una “giunta esecutiva dove ci stessero tutte le tendenze”. Pertanto, i neoliberisti, che neanche se la sono sentita di presentarsi come tali a un’elezione popolare in Venezuela, perché sono molto screditati, mediante il negoziato (perché no …), potrebbero entrare come tendenza visto che comunque esistono in Venezuela?

Nella proposta di Mujica si presenta questo paradosso: L’elezione del presidente Maduro, ampiamente certificata a livello nazionale e internazionale, non è valida, ma un negoziato potrebbe portare i neoliberisti a condividere il potere. Questo è inaccettabile

Ora compagno Mujica, Lei si è permesso d’intervenire nei fatti interni del Venezuela, ma non ho trovato sue parole di condanna per il fatto che il presidente Trump abbia nominato un presidente per la nostra patria. Quel cittadino ha violato la costituzione bolivariana, riceve ordini e orientamenti da un governo che si è dichiarato nemico del Venezuela e ci minaccia di intervento militare, e che, date le esperienze fin qui conosciute, il Venezuela potrebbe esserne distrutta con migliaia di venezuelani assassinati o feriti fisicamente, moralmente e psicologicamente, con la nostra infrastruttura fisica bombardata e distrutta. Come si chiama, compagno Mujica, un cittadino di un paese che proceda in questa maniera contro la sua patria? Come mai Lei, con la sua voce che pesa e influisce, non condanna una soluzione che può significare sacrifici inenarrabili per i venezuelani?

Non dimentichi che chi ha aperto la strada ad Almagro come Segretario Generale della OEA è stato Lei. Ha visto quanto danno ha procurato alla regione e al Venezuela in particolare colui che è stato suo cancelliere per un lungo periodo?! Io La rispetto visto che ha osato rompere con lui e il Fronte Amplio lo ha espulso dalle sue fila. La regione latino caraibica, credo, le è profondamente grata.

Capisco che a Lei non piaccia il presidente Maduro. Già una volta ha detto qualcosa del genere: Maduro deve essere matto a tenere prigionieri politici. É stato in un momento in cui l’organizzazione chiamata Vanguardia Popular, diretta da Leopoldo López, ha fatto appello a prendere violentemente le strade del Venezuela e ciò ha provocato morti, feriti, distruzione di beni, ecc. Alla fine, la giustizia venezuelana si è occupata di lui e l’ha inviato in carcere, dove i suoi diritti sono stati rispettati fino ai minimi dettagli.

Lei ed io siamo stati guerriglieri e la giustizia di quei tempi ha perseguitato, torturato e assassinato molti dei nostri compagne e compagni. A Lei è le toccato soffrire una prigionia infame che ha saputo sopportare con coraggio e dignità. Per questo ha il mio riconoscimento.

Coloro che la hanno repressa non erano matti, evidentemente. Erano degli assassini, molto coscienti di ciò che facevano. È possibile che Maduro sia matto, sì, per azzardarsi a sfidare il dominio imperiale in una fase in cui c’è una chiara deriva verso il fascismo. Però Lei non l’ha detto per questo. Dare del pazzo a un presidente, assediato dalla violenza, è qualcosa in più di uno sgarbo diplomatico. Questo l’ho letto in una dichiarazione alla stampa attribuita a Lei. Mi sono consultato con amici molto vicini e loro hanno letto lo stesso. Non sa quanto mi piacerebbe che Lei non l’avesse detto, visto che ho rispetto per Lei.

La presenza dell’ONU non è stata una garanzia in Libia, tutto il contrario

Quando mediante un’operazione mediatica, in stile hollywoodiano, Gheddafi fu “destituito”, con la presa di una Piazza Verde che non era a Tripoli, la capitale della Libia, ma riprodotta mediaticamente in Qatar, l’ONU, invece di condannare il fatto e denunciarlo, lo ha legittimato. L’allora Segretario Generale, Ban Ki Moon, l’ha convalidato con una visita al cosiddetto governo di transizione ubicato a Bengasi.

Ad Haiti la presenza dell’ONU, mediante le forze di pace che mantiene lì, non è stata capace di evitare situazioni crudeli, fatti criminali. Questo non nega l’eroicità di funzionari dell’ONU in altre parti del mondo. Quello che succede è che il potere degli USA nell’ONU continua ad essere decisivo. Il problema infatti non è l’ONU. È il governo degli USA.

Mujica e López Obrador

Il presidente López Obrador, per quanto ne so, si è mantenuto in una posizione di principio: il rispetto degli affari interni degli Stati. In coerenza con quel principio, lui non ha motivo di pronunciarsi sulla bontà o meno del presidente Maduro e del suo governo. Che si pronunci o meno è un fatto che dipende dalle sue convinzioni. Si spera, naturalmente, che, se lo fa, sia per difendere un popolo aggredito sul punto di essere sottomesso a gravi supplizi.

Ringrazio profondamente il presidente del Messico per mantenere questa posizione in un momento tanto cruciale per il Venezuela e tutta la regione latino caraibica.

La nostra patria si solleverà degna, orgogliosa e piena di speranza

Lottiamo per la pace, la guerra è un incubo infernale, che ci possono imporre. Con dignità e senza timore lotteremo. I traditori, i corrotti, i falsi, i bugiardi, rimarranno senza maschera. La guerra gliela toglierà.

Lenendo le ferite, asciugando le lacrime per i caduti, i padri, i fratelli, i figli, gli amici, e pietra su pietra, seme su seme, petalo su petalo, abbraccio su abbraccio, bacio su bacio, speranza su speranza, raccogliendo le ceneri e trasformandole in concime che cullerà i neonati, i nuovi, gli incontaminati, dall’amore e dal lavoro ricostruirà la nostra patria venezuelana, bolivariana, Nuestra America. Sorella di tutti i continenti del pianeta, poiché tutto quel sangue scorre nelle nostre vene e quelle piogge fanno parte delle nostre acque, quei soli hanno alimentato i nostri raccolti e quella solidarietà internazionale costruirà una cultura mondiale diversa, meravigliosa e indistruttibile, perché un giorno veramente saremo indistruttibili. La politica sarà quell’essere sociale che distrugge tutti gli opportunismi e brillerà per tutti da quel cielo che ci offrirà il rifugio delle stelle che saranno come gli occhi degli spiriti che si sono svegliati e ci hanno accompagnato quando Dio disse “e sia la Luce”.

I modelli e gli orientamenti che ci ha lasciato Simón Bolívar, libertador dei popoli

Sono passati già due secoli dal Congresso di Angostura, chiave per l’indipendenza del Venezuela, di Nueva Granada e di tutta la regione. Gli USA, data la loro genetica vocazione interventista e depredatrice, all’epoca della nostra guerra d’indipendenza, si alleò con l’impero spagnolo e nei momenti in cui si stavano librando le battaglie decisive e il nostro libertador aveva trasformato quello che è oggi Ciudad Bolivar e le sue regioni confinanti, in una base d’appoggio per affrontare le forze dell’invasione, liberare il Venezuela, Nueva Granada e avanzare verso il sud e portare avanti quello che io definisco come la sua geopolitica della liberazione.

Gli USA, per appoggiare la Spagna, decisero di inviare due navi cariche di armi, munizioni e alimenti, che penetrarono dall’Orinoco, con il fine di rinforzare l’attacco degli spagnoli contro i patrioti venezuelani, che si erano rafforzati in Ciudad Bolívar. Hanno dimenticato che Miranda, uno dei nostri libertadores e precursore della geopolitica della liberazione, lottò per l’indipendenza degli USA dall’Inghilterra, lottando a Pensacola, obbligando gli inglesi a capitolare. Ma, come si suol dire, gli Stati capitalisti non hanno amici ma interessi.

Bolívar ordinò di catturare le navi che battevano bandiera USA e prese il carico destinato agli spagnoli. Il governo statunitense inviò un agente di nome Bautista Irving con la missione di recuperare le navi, utilizzando la menzogna e il Ricatto. Il negoziato si svolse in forma epistolare.

Copierò alcuni frammenti di quelle lettere per darci un’idea di come Bolivar affrontò le minacce imperiali. Vediamo.

La seguente è un orientamento sulla posizione dei cosiddetti neutrali, molto valida nei conflitti attuali:

“Se le nazioni neutrali avessero obbligato i nostri nemici a rispettare strettamente il diritto pubblico, e delle genti, il nostro vantaggio sarebbe stato infinito, e ancor meno dovremmo lamentarci dei neutri. Però è successo il contrario nel corso della presente guerra … Non sarebbe molto sensato che le leggi le praticasse il debole e gli abusi li praticasse il forte?”.

Quest’altra lettera ci orienta circa la forma di reagire agli insulti e a moderare il nostro linguaggio. Non è conveniente rispondere agli insulti con insulti e ancor meno con volgarità:

“Sembra che il Vostro intento sia quello di forzarmi a rispondere con reciproci insulti. Non lo farò, però dichiaro che non permetterò che si oltraggi né che si disprezzi il Governo e i diritti del Venezuela. Difendendoci contro la Spagna è scomparsa una gran parte della nostra popolazione e il resto che rimane è ansioso di meritare uguale sorte. Lo stesso è per il Venezuela combattere contro la Spagna che contro il mondo intero, se tutto il mondo lo offende”

Quest’altra ci illustra come rispondere alle minacce:

Davanti a una velata minaccia dell’agente statunitense Irving, risponde: “Il valore e l’abilità, signor Agente, suppliscono abbondantemente al numero. Infelici gli uomini se queste virtù morali non equilibrassero e persino superassero quelle fisiche! Il padrone del regno più popoloso sarebbe ben presto signore di tutta la terra. Por fortuna si è visto con frequenza un pugno di uomini liberi vincere imperi potenti”

Prima Conclusione

Siamo di fronte a un altro esperimento di come si fa cadere un governo. Si getta nel caos la società, la gestione governativa, si assedia politicamente e diplomaticamente lo Stato; si rafforza la corruzione, il furto, il boicottaggio delle varie attività governative, rafforzando una quinta colonna corrotta, che moltiplica l’inefficienza e acquisisce vantaggio per sabotare l’azione del governo nei posti chiave.

Avere un’organizzazione multilaterale come l’OEA e un Segretario Generale come Almagro, per favorire le sanzioni e l’isolamento diplomatico.

Utilizzare gruppi paramilitari e bande criminali per generare paura, terrore, promuovendo sequestri, rapine, crimini orrendi, boicottaggi e sabotaggi delle attività economiche

Nella società si promuove la mancanza di beni vari e l’inflazione indotta; si attacca la moneta e si vanno liquidando le riserve internazionali, cercando di impedire che la moneta si stabilizzi e maneggiando il tipo di cambio da fuori dell’economia venezuelana per impedire che si stabilizzi.

Il mercato di beni e servizi non si stabilizzerà mai, quali che siano gli sforzi che faccia il governo: il contrabbando dell’estero, l’accaparramento, il boicottaggio sfacciato utilizzando il furto, la distruzione di beni, gli attacchi al trasporto, lo impediranno.

La crisi, generalizzata e coordinata, di tutti i servizi, una mossa della quinta colonna (acqua, elettricità, trasporto, salute, istruzione), che genera malcontento, e anche demoralizzazione, rafforzamento del legittimo malcontento popolare.

La guerra mediatica, le operazioni di guerra psicologica vincolate alle cosiddette fake news (false notizie) diffuse attraverso i portali di notizie, stampa scritta, radio, televisione e reti sociali e il cui obiettivo è la disinformazione, la confusione, la demoralizzazione …

La conclusione è la minaccia d’intervento militare, il bloqueo economico, commerciale, finanziario, i tentativi per frammentare le FANB [Forze Armate Nazionali Bolivariane n.d.t.], più il bloqueo economico, finanziario, commerciale, la mancanza di medicine.

La creazione di un governo parallelo e i conseguenti conflitti diplomatici e le minacce del governo degli USA per cercare di legittimare l’aggressione contando su una marionetta che la legittimi.

Seconda Conclusione

Quanto detto non significa che con le denuncie relative alla quinta colonna, la corruzione, la burocratizzazione e l’inefficienza, etc., si cancellino senza conseguenze. Tutto il contrario. Andremo avanti e faremo fronte comune con i settori popolari che coerentemente mantengano queste critiche.

*Julio Escalona ex guerrigliero e da sempre con la Rivoluzione

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