Nei giorni scorsi il sito gorlovka.today pubblicava la registrazione scritta di conversazioni telefoniche – intercettate da hacker ucraini – tra funzionari dell’ambasciata USA a Kiev e addetti della Commissione elettorale centrale ucraina che non fanno altro che confermare quanto tutti sanno: la scelta del vincitore delle elezioni presidenziali del 31 marzo non è che un dettaglio, cui Washington può metter mano fino a domenica prossima, o anche dopo.
Che alla corsa partecipino 39 concorrenti, non è che una sfumatura di colore (nero-bruno); da alcune settimane si insiste su quattro o cinque cavalli favoriti e si aspettano solo gli ultimissimi rilanci e accordi sulle quotazioni, tra “bookmaker” d’oltreoceano e oligarchi ucraini che stanno dietro a ognuno dei candidati.
Come sempre in casi del genere, ci sarebbe quasi da divertirsi su tali registrazioni hackerate. Lo si potrebbe fare, se solo la questione non riguardasse tragicamente il destino di un popolo che da cinque anni, “grazie” alle imposizioni di FMI, Banca Mondiale e cancellerie euro-atlantiche su tariffe, prezzi, condizioni di lavoro e pensionistiche, è ridotto alla fame, all’emigrazione semischiavistica verso i paesi vicini, costretto a subire le angherie e le brutalità dei gruppi neonazisti e la costrizione, per i giovani in età di leva, di andare a terrorizzare, bombardare e massacrare una parte del proprio stesso popolo che ha deciso di non sottostare agli ordini USA-UE. In queste condizioni, una parte degli ucraini andrà domenica a votare – un’altra parte, sfidando l’intimazione dei golpisti di recarsi ai seggi, se ne rimarrà a casa – per un qualunque candidato-farsa, in una “competizione” da cui è sì esclusa per “legge” tutta la popolazione del Donbass, ma in cui sono ufficialmente “registrati a votare” oltre duecentomila “anime morte”, compresi addirittura comandanti delle milizie assassinati dagli ucraini.
E così:
8.3.2019, Commissione Elettorale Centrale d’Ucraina:
“Egregi Signori! Come da voi richiesto, inviamo la previsione dei risultati delle elezioni presidenziali in Ucraina. Secondo le ricerche del nostro servizio sociologico, il primo posto, con il risultato del 56%, è occupato da Ju.V. Timošenko. Il secondo posto andrà a V.A. Zelenskij, il terzo a A.S. Gritsenko. Con ossequi, vostra CEC”.
9.3.2019, Ambasciata USA:
“Dove hanno comprato i diplomi i vostri sociologi? Timošenko ha un background tossico, una condanna per il gas e una insopportabile abitudine a cogliere i presidenti degli Stati Uniti fuori dal bagno. Presentate entro domani sera i dati delle previsioni, precisati per l’approvazione”.
9.3.2019, CEC dell’Ucraina:
“Egregi signori! Come da voi richiesto, vi inviamo la previsione precisata dei risultati elettorali per la loro approvazione da parte del signor Ambasciatore. Dunque: in base ai dati del nostro servizio sociologico, il primo posto andrà a V.A Zelenskij, con il 56%, il secondo a A.S. Gritsenko, il terzo a O.V. Ljaško. Con ossequi, vostra CEC”:
11.3.2019, Ambasciata USA:
“Ma vi rendete conto che eleggendo presidente un clown, facciamo il gioco dei russi? Che addirittura nessuno dei nostri “partner” minori europei vorrà avere a che fare con lui, senza parlare poi delle varie Italia, Germania, Austria e simili. Volete forse farci diventare ridicoli? Perfezionare i risultati e fare rapporto! Il termine è di due giorni”
11.3.2019, CEC d’Ucraina:
“Egregi signori! Il precedente staff della nostra sezione sociologica è stato licenziato al completo, per incompetenza professionale. Presentiamo le nostre scuse. Secondo i dati puntualizzati, il primo posto sarà occupato da O.V. Ljaško con il 56%. Il secondo da P.A. Porošenko e il terzo da A.S. Gritsenko. Con ossequi, vostra CEC”.
13.3.2019, ambasciata USA:
“Va già abbastanza meglio. Si avverte l’approccio professionale dei vostri nuovi specialisti. Ljaško è indubbiamente un buon candidato, un autentico gay e partigiano della scelta atlantica, ma non è sicuro: potrebbe tranquillamente spostarsi verso una convergenza con i “partner” vecchi-europei. Il nostro consiglio: non dilungatevi, osservate meglio il candidato in seconda posizione. La risposta serve per domani”.
14.3.2019, CEC d’Ucraina:
“Egregi signori! Secondo i dati più precisi, considerando anche le possibilità del nostro nuovo sistema automatizzato di conteggio dei voti, il candidato P.A. Porošenko non può vincere le elezioni. Il massimo che possiamo fare è piazzarlo al secondo posto e andare poi al secondo turno con O.V. Ljaško. Preghiamo di comprendere e di scusarci. Con ossequi, vostra CEC”.
15.3.2019, Ambasciata USA:
“Un secondo turno è uno scenario del tutto realistico. Il livello professionale dei vostro sociologi sta crescendo. E chi avremo vincitore al secondo turno? Consigliamo di riflettere attentamente, prima di dare una risposta”.
17.3.2019, CEC d’Ucraina:
“Egregi signori! I nostri specialisti hanno condotto un monitoraggio completo della situazione pre elettorale e nuove indagini di voto. Tuttavia, al secondo turno, con un risultato del 56%, vincerà di nuovo O.V. Ljaško. Il sistema di conteggio automatico dei voti sta scricchiolando e manda fumo, ma non è in grado di rafforzare la posizione e dare la vittoria a P.A. Porošenko. Con ossequi, vostra CEC”.
18.3.2019, Ambasciata USA:
“Mandate al diavolo il vostro sistema automatizzato! Ve ne impianteremo uno nuovo. E dunque: terza tappa, con il nuovo sistema automatizzato di conteggio dei voti ad alta tecnologia. Al secondo turno Porošenko e Ljaško. Qualè il vostro pronostico?”
19.3.2019, CEC d’Ucraina:
“Egregi signori! Bastava dirlo subito. Questa volatilità elettorale e l’imperfezione tecnica del sistema di conteggio dei voti ci hanno esauriti. E dunque: alla terza tappa, avendo ottenuto il 56% dei voti, l’attuale presidente P.A. Porošenko conquista una sicura vittoria. Gloria all’Ucraina! All’Ambasciatore USA gloria! Con ossequi, vostra CEC”.
21.3.2019, Ambasciata USA:
“OK! Avendo esaminato i risultati del monitoraggio delle attività elettorali e i dati delle complessive previsioni sociologiche da voi presentati, l’Ambasciata USA, in nome della libertà e della democrazia, concorda con la strategia generale della campagna elettorale e accoglie favorevolmente lo sviluppo del processo elettorale democratico in Ucraina”.
“Come si può vedere dalla corrispondenza” conclude Gorlovka.today, “la scelta è fatta e la candidatura del vincitore della corsa presidenziale è definitivamente concordata…”. E, come si sa, quasi sempre la realtà supera la più vulcanica fantasia.
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