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In Libia è resa dei conti. Scontri sempre più vicino a Tripoli

Si hanno notizie di scontri sempre più intensi a Sud della capitale libica Tripoli. Le milizie del generale Haftar rivendicano di aver preso il controllo delle zone di Qasr Bin Ghashir, Wadi Al Rabie e Souq al-Khamis, e l’aeroporto internazionale della città, sempre a sud di Tripoli. Ma fonti del governo di Sarraj contestano tali dichiarazioni.

Di fronte all’avvio delle operazioni militari, annunciate giovedi scorso dallo stesso Haftar, una coalizione di milizie fedeli al governo di Sarraj, ha annunciato una controffensiva, mentre le forze armate della città di Misurata, a Ovest di Tripoli, si sono dette “pronte a fermare l’avanzata” di Haftar.

E’ quindi fallita la mediazione del segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, per fermare l’offensiva militare del generale Khalifa Haftar, l’uomo forte dell’Est della Libia che nei mesi scorsi ha preso anche il controllo del Sud del Paese, per “liberare l’Ovest da terroristi e mercenari”. Dopo aver incontrato giovedi Fayez al Sarraj, premier del governo di Tripoli riconosciuto dalla comunità internazionale, Guterres è volato ieri a Bengasi per incontrare Haftar.

Al termine dell’incontro, il numero uno dell’Onu ha dichiarato di lasciare il Paese “con il cuore pesante e profondamente preoccupato”, auspicando che ci sia ancora margine per “evitare uno scontro sanguinoso dentro e attorno a Tripoli”. Secondo i media libici, Haftar ha detto a Guterres che “l’operazione verso Tripoli continua per eliminare il terrorismo” e che non “c’è possibilità di dialogo con al Qaida, con l’Isis o con la Fratellanza musulmana”.

La situazione in Libia è stata al centro ieri sera di una riunione a porte chiuse del Consiglio di sicurezza dell’Onu, durante la quale è intervenuto Ghassan Salamè, l’inviato per la Libia del Segretario generale dell’Onu. “L’Onu è impegnata a facilitare una soluzione politica e, qualunque cosa accada, l’Onu è impegnata a sostenere il popolo libico”, ha ribadito Guterres prima di lasciare la Libia con le pive nel sacco.

Anche il presidente dell’Unione Africana, Moussa Faki Mahamat, si è detto preoccupato per “la forte tensione che regna attualmente in Libia” e ha lanciato un appello a tutte le parti in causa perché “rispettino la vita e la sicurezza della popolazione civile, riprendano senza indugio la via di un dialogo politico inclusivo per una rapida uscita del Paese dalla crisi”.

Faki ha messo in guardia contro le ingerenze straniere, “qualunque sia la loro natura”, negli affari interni della Libia e ha ribadito – come già in occasione della recente visita in Libia, il primo e 2 aprile scorso – “la piena solidarietà dell’Unione Africana con il popolo libico”.

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