Anche chi non beve birra sa cos’è la ‘congiuntura’. La svalutazione della moneta locale e i conseguenti Piani di Aggiustamento Strutturale della Banca Mondiale hanno condotto la ditta a ridurre la quantità di birra nelle bottiglie. Qualche giorno dopo l’annuncio della ‘congiuntura’ da parte del presidente, nel lontano 1986, la capacità della bottiglia passa da 75 a 48 cl, al prezzo di prima. Meno birra allo stesso prezzo, così l’impresa Braniger ha inventato la quadratura del cerchio.
I consumatori non hanno tardato molto a battezzare la bottiglia ‘congiuntura’ nelle serate con gli amici o per le feste che non mancano mai. Quello di diminuire la capacità senza variare il prezzo si è poi esteso ad altri ambiti della società nigerina. Nella scuola, la salute, i trasporti e in generale i servizi pubblici, svuotati o diminuiti nella capacità.
Per la ditta francese che produce la birra non è per nulla semplice rimanere sulla breccia. Su 67 fabbriche sparse in Africa, è quella basata nel Niger la sola che appare essere in perdita. Vari i motivi che possono aiutare a compenderne la ragione e non ultimo l’orientamento islamico del paese. Questo non ha comunque impedito a vari giovani di consumarla in quantità dopo aver saccheggiato chiese e negozi nel mese di gennaio del 2015. Questi sono comunque dettagli che nulla tolgono al principio antialcolico del Paese. Non a caso nell’etichetta della ‘Birra Niger’ appaiono due giraffe sotto un albero al tramonto del sole.
Per lo ‘champagne’ la cosa appare meno evidente. In effetti il Niger, con un volume di 5.604 bottiglie da 75 cl importate nel 2018, si piazza al numero 28 su 38 Paesi africani consumatori di champagne. Nel mondo il Paese occupa la posizione numero 138, onorabile se paragonata all’indice di sviluppo umano.
Certo, si tratta di consumi ridotti ma che, visto il contesto prima avanzato, nondimeno costituiscono un fattore su cui riflettere. Nel 2016, infatti, il Paese aveva importato un volume di 3.915 bottiglie contro 4.066 nel 2017. Siamo ben lontani dai primi Paesi africani consumatori: l’Africa del Sud, la Nigeria e la Costa d’Avorio con un volume di 303.250 bottiglie.
Anche perché, in definitiva, c’è veramente poco o nulla da festeggiare. Nel Sahel, di cui il Niger rappresenta il cuore, la gente continua a sparire e il terrorismo di ispirazione salafita elimina insegnanti, militari e comuni cittadini.
L’importazione di champagne si potrebbe forse spiegare con l’aumentato numero di militari stranieri sul posto che abbisognano di consolazione. O allora le sempre più numerose e qualificate ONG internazionali che, grazie alla caccia ai migranti e all’occupazione neocoloniale del territorio, festeggiano i finanziamenti ricevuti. E poi ci sono gli inviti di diplomatici, di tecnici per accompagnare i sempre più numerosi cantieri della capitale e del paese. Nulla di meglio che una bottiglia di champagne per siglare un accordo, accompagnare il taglio del nastro della prima pietra del nuovo hotel a 5 stelle o semplicemente per brindare alla sabbia che, assieme alla polvere e al vento, seccano le labbra.
Quanto al tè, di universale uso e consumo, e al bissap, quest’ultimo più locale, appaiono come alternative alle precedenti bevande. Si passa il tempo e non c’è premura quando si prepara, si cura, si versa e si consuma con rituale attenzione. Per chi lavora e per chi non l’ha, per gli studenti a casa da almeno tre mesi, per chi si trova in ufficio, ad ognuno il suo tè, spesso condito da aromi e dal sapore dell’amicizia. Ma sono soprattutto i nomadi nelle transumanze ad apprezzare questa bevanda. Vegliare sul bestiame e condividere la teiera, i bicchieri e lo zucchero serve per addolcire le solitudini.
Il bissap, è invece una delle bevande tipiche di alcuni Paesi dell’Africa Occidentale. Si produce per infusione dalla pianta di ibisco che nasce e cresce in zone tropicali. Il bissap possiede un gusto gradevole, agisce sull’ipertensione arteriosa e ha un’azione protettiva per il cuore. Quando possibile si beve fresco in bottiglie di plastica riciclate e trova nelle feste popolari un posto d’onore. E’ di colore rosso vermiglio e piace anche ai bambini.
Niamey, aprile 019
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