Israele continua a soffiare sul fuoco di un vasto e possibile conflitto producendo una pericolosa escalation militare in Medio Oriente. Una escalation che sembra diretta ad impedire ogni ripresa del dialogo tra Usa e Iran alla luce del disgelo avvenuto nel vertice del G 7 a Biarritz.
Dopo i raid aerei israeliani di sabato notte su Damasco e Beirut, nella notte tra domenica e lunedì, secondo alcuni media arabi e internazionali, l’aviazione di Tel Aviv ha sferrato tre attacchi su postazioni militari sciite e palestinesi nell’est del Libano, in Iraq nei pressi del confine con la Siria e sulla Striscia di Gaza.
In Libano “Nella notte aerei droni dell’aviazione militare israeliana hanno sganciato missili su caserme del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina – Comando Generale (FPLP) a a Localiban”, località nei pressi del confine libanese con la Siria”, come ha riferito il quotidiano libanese Annahar citando fonti palestinesi. “Aerei senza pilota MK hanno lanciato tre attacchi causando solamente danni materiali e non ci sono feriti”, ha detto al giornale il responsabile palestinese della caserma colpita. Dopo i tentati raid israeliani con due droni abbattuti a Beirut sabato, il leader degli Hezbollah, Hassan Nasrallah, aveva avvertito che: “E’ finito il tempo in cui Israele bombardava il Libano rimanendo sicura; dico agli israeliani che Netanyahu sta conducendo la sua campagna elettorale con il vostro sangue”.
In Iraq le milizie sciite irachene “al Hashd al Shaabi” hanno accusato Israele di avere lanciato nella notte tra domenica e lunedì un’attacco con droni sulle loro postazioni nei pressi di al Qaim, valico sulla frontiera tra Iraq e Siria. Lo riferiscono media locali.
“Nell’ambito di una serie di aggressioni sioniste contro l’Iraq, i corvi del male israeliani hanno preso di mira al Hashd al Shaabi; questa volta con due aerei senza pilota nella profondità del territorio iracheno della provincia (occidentale) di al Anbar sulla strada di Akashat al Qaim, in un punto che dista 15 chilometri dalla frontiera” con la Siria, hanno detto le milizie sciite in una comunicato ripreso dalla tv satellitare Rudaw. Nell’attacco “è caduto martire un militante e ferito gravemente un secondo”, ha aggiunto prima di accusare le forze statunitensi di stanza nella zona di aver “dato copertura” agli israeliani.
In un comunicato la coalizione al Fath, alleanza sciita guidata da Hadi al Amiri, dopo avere condannato l’attacco che “ha preso di mira depositi di armi e caserme di al Hashd al Shaabi” lo ha definito “una dichiarazione di guerra” alla quale “ci riserviamo il diritto di rispondere”.
Infine a Gaza, in una nota riportata dal quotidiano Haaretz, l’esercito israeliano che aveva precedentemente annunciato che tre razzi erano stati lanciati domenica sera dal territorio palestinese, ha dichiarato che due di questi razzi “sono stati intercettati dal sistema missilistico Iron Dome”. “In risposta – ha aggiunto – gli aerei israeliani hanno appena colpito un numero di obiettivi terroristici in un complesso militare di Hamas nella Striscia di Gaza settentrionale, compreso l’ufficio di un comandante di Hamas”.
Israele ha dunque lanciato una vasta azione militare a largo spettro contro quelli che indica come i propri nemici. L’intenzione è quella di dimostrare una prova muscolare. Il rischio è che l’avventurismo bellico israeliano – che a quanto pare non intende ascoltare neanche gli inviti di Russia e addirittura degli Usa ad una condotta più prudente – possa prima o poi innescare reazioni più pesanti da parte degli stati e movimenti arabi colpiti nei raid e produrre così un conflitto regionale di più vasta e inquietante portata.
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