Sono rimasto profondamente turbato in qualità di testimone degli eventi che si sono svolti ieri presso la Westminster Magistrates Court. Ogni decisione è stata pilotata attraverso gli argomenti e le obiezioni inascoltate della difesa di Assange da un giudice che non si dava quasi la pena di fingere di prestare attenzione.
Prima che mi dilunghi sull’evidente mancanza di un processo equo, la prima cosa che non posso fare a meno di notare è lo stato di Julian Assange. Sono rimasto profondamente sbigottito da quanto peso il mio amico abbia perso, dalla velocità con cui si è incanutito e dall’evidenza di un prematuro invecchiamento in rapido avanzamento. [Assange] ha una marcata zoppia che non avevo mai notato prima. Da quando è stato arrestato, è dimagrito di 15 chili.
Ma il suo aspetto fisico era ben poca cosa paragonato al declino mentale; quando gli è stato chiesto di dire il suo nome e la sua data di nascita, ha faticato visibilmente per svariati secondi per ricordare entrambi. Parlerò al momento opportuno dell’importante contenuto della sua dichiarazione alla fine dell’udienza, ma la sua difficoltà nel parlare era più che evidente; ha dovuto sforzarsi veramente per articolare le parole e concentrarsi su una linea di pensiero.
Fino a ieri ero sempre stato tacitamente scettico delle voci – anche di quella di Nils Melzer, il Relatore Speciale ONU sulla tortura -, secondo cui il trattamento inflitto a Julian equivaleva ad una tortura, e parimenti scettico anche verso coloro che sostenevano che venisse sottoposto a trattamenti farmacologici debilitanti.
Ma, dopo aver assistito ai processi in Uzbekistan di diverse vittime di forme estreme di tortura e avendo lavorato con dei profughi della Sierra Leone e di altri paesi, posso dire che da ieri mi sono ricreduto completamente e che Julian esibiva esattamente gli stessi sintomi delle vittime di tortura portati semi-accecati alla luce del giorno, in particolare in termini di disorientamento, confusione e di sforzo palpabile nell’affermare la propria libera volontà al di sopra di un acquisito senso di impotenza e disperazione.
Sono stato più che incredulo di fronte a quanti, come un anziano membro della difesa aveva sostenuto in una conversazione con me domenica sera, affermavano di essere preoccupati che Julian potesse non sopravvivere fino alla fine del processo di estradizione. Adesso mi ritrovo non solo a crederlo anch’io, ma ad essere perseguitato da questo pensiero.
Tutti i presenti ieri in quell’aula hanno potuto vedere come uno dei più grandi giornalisti e dei più importanti dissidenti del nostro tempo venga torturato fino alla morte dallo stato di fronte ai nostri occhi. Vedere il mio amico, la persona più eloquente e dotata dell’intelligenza più pronta che io abbia mai conosciuto, ridotto ad una larva umana confusa e incoerente è stato insopportabile.
Eppure i rappresentanti dello stato, in particolare l’insensibile giudice Vanessa Baraitser, non erano solo pronti, ma anche impazienti di prendere parte a questa partita sanguinaria. La Baraitser gli ha persino detto che, se non era in grado di seguire il dibattimento, gli avvocati avrebbero potuto spiegargli più tardi cosa era successo. Il pensiero di come e perché un uomo che, in base a quelle stesse accuse che lo riguardano, era riconosciuto come altamente intelligente e competente, fosse stato ridotto ad una persona incapace di seguire dei procedimenti giudiziari, non le ha dato la benché minima preoccupazione.
L’accusa contro Julian è molto specifica; aver cospirato con Chelsea Manning per la pubblicazione dei Diari di Guerra dell’Iraq, dei Diari di Guerra dell’Afghanistan e dei cablò della diplomazia statunitense. Le accuse non hanno nulla a che vedere con la Svezia, con il sesso, con le elezioni americane del 2016, una semplice distinzione che i principali organi di informazione sembrano incapaci di cogliere.
Lo scopo dell’udienza di ieri era la gestione del caso ovvero della tempistica per la procedura di estradizione. I punti chiave della questione erano che la difesa di Julian aveva richiesto una proroga e argomentato che i crimini politici erano esplicitamente esclusi dal trattato di estradizione. Era necessario pertanto, secondo la loro linea argomentativa, fissare un’udienza preliminare per decidere se il trattato di estradizione si applicasse ai reati contestati.
Le ragioni fornite dalla difesa di Assange a sostegno della loro richiesta di più tempo per prepararsi erano al tempo stesso cogenti e allarmanti; essi avevano scarsi contatti con il loro cliente in prigione e non era stato consentito loro di lasciargli alcun documento relativo al caso fino ad una settimana fa. Gli era anche centellinato l’accesso ad un computer e tutti i documenti e i materiali di rilievo per la preparazione del caso erano stati prelevati dall’Ambasciata dell’Ecuador dal Governo statunitense; gli era negato l’accesso ai suoi stessi appunti per la preparazione del suo caso.
Inoltre, i legali della difesa hanno argomentato che sono in contatto con i tribunali spagnoli in merito ad un importante inchiesta in corso a Madrid che avrebbe fornito delle prove cruciali a sostegno del fatto che la CIA abbia ordinato direttamente che Assange venisse spiato nell’ambasciata attraverso una società spagnola, la UC Global, che era stata incaricata dalla sede diplomatica ecuadoriana di fornire servizi di sicurezza. Questo riguardava soprattutto l’intercettazione di conversazioni riservate tra Assange e i suoi avvocati mentre pianificavano la strategia difensiva contro il procedimento di estradizione che era in corso negli Stati Uniti dal 2010.
In qualunque processo questo fatto da solo sarebbe sufficiente a far archiviare il procedimento per l’estradizione; a proposito sono venuto a sapere domenica che il materiale spagnolo mostrato in tribunale, e che è stato commissionato dalla CIA, includeva specificamente delle registrazioni video ad alta risoluzione di me e Julian mentre discutevamo di svariati argomenti.
Le prove presentate al tribunale spagnolo includevano anche un complotto della CIA per rapire Assange, che mostrava l’atteggiamento delle autorità statunitensi nei confronti del rispetto della legalità nel suo caso, e sul trattamento che quindi poteva aspettarsi negli Stati Uniti. Il team di Julian ha spiegato che il processo legale spagnolo e’ attualmente in corso, e le prove emerse sarebbero estremamente importanti, ma che potrebbe non essere finito e quindi le prove non completamente convalidate e disponibili in tempo per l’attuale calendario proposto per le udienze di estradizione di Assange.
Per l’accusa, James Lewis QC ha dichiarato che il governo si è fortemente opposto a concedere alla difesa un rinvio per la preparazione del caso, e si è fortemente opposto a qualsiasi considerazione circa il fatto che l’accusa riguardasse un reato politico, quindi escluso dal trattato di estradizione.
Baraitser, prendendo spunto da Lewis, ha dichiarato categoricamente che la data dell’udienza di estradizione, il 25 febbraio, non poteva essere cambiata. Prima di questo, Baraitser si era mostrata aperta a cambiamenti nelle date per la presentazione di prove, e aveva concesso un intervallo di dieci minuti all’accusa e alla difesa per concordare questi passaggi.
Quello che è successo dopo è stato molto eloquente. Erano presenti cinque rappresentanti del governo degli Stati Uniti (inizialmente tre, e altri due sono arrivati nel corso dell’udienza), seduti nei banchi dietro agli avvocati. Gli avvocati della pubblica accusa si sono immediatamente messi in contatto con i rappresentanti degli Stati Uniti, quindi si sono recati con loro fuori dall’aula per decidere circa la fissazione delle date delle udienze.
Dopo la pausa, la difesa ha dichiarato di non essere in grado, secondo il loro parere professionale, di prepararsi adeguatamente se la data dell’udienza fosse stata mantenuta a febbraio, ma che l’avrebbe fatto secondo le istruzioni della Baraitser, e ha comunque proposto un calendario per la consegna delle prove. Nel rispondere a questo, il giovane legale di Lewis si e’ recato in fondo al tribunale per consultare nuovamente gli americani, mentre Lewis comunicava al giudice che stava “prendendo istruzioni da quelli dietro”.
È importante notare che mentre lo diceva, non era l’ufficio del procuratore generale del Regno Unito a essere consultato, ma l’ambasciata degli Stati Uniti. Ricevute le sue istruzioni americane, Lewis ha convenuto che la difesa avrebbe potuto disporre di due mesi per preparare le prove (la difesa aveva affermato di aver bisogno di un minimo di tre mesi), ma la data dell’udienza di febbraio non poteva essere spostata. Baraitser ha poi pronunciato la sua decisione concordando su tutto ciò che Lewis aveva detto.
A questo punto, non era chiaro il motivo per cui eravamo lì seduti ad assistere a questa farsa. Il governo degli Stati Uniti stava dettando le sue istruzioni a Lewis, il quale trasmetteva quelle istruzioni a Baraitser, che a sua volta le pronunciava come sua decisione legale. La farsa avrebbe anche potuto essere interrotta, con il governo degli Stati Uniti semplicemente seduto sullo scranno del giudice a controllare l’intero processo.
Nessuno poteva sedersi lì e credere di assistere a un vero processo legale, o che Baraitser stesse prendendo in considerazione anche solo per un momento gli argomenti della difesa. Le sue espressioni facciali nelle poche occasioni in cui guardava la difesa andavano dal disprezzo, alla noia, al sarcasmo. Quando guardava Lewis, invece, era attenta, aperta e cordiale.
L’estradizione è stata chiaramente affrettata secondo un calendario dettato da Washington. A parte il desiderio di precedere il corso delle attività del tribunale spagnolo che potrebbe fornire prove sull’attività della CIA nel sabotare la difesa, cosa rende la data di febbraio così importante per gli Stati Uniti? Gradirei qualsiasi pensiero.
Baraitser ha respinto la richiesta della difesa di fissare un’udienza separata per valutare se il trattato di estradizione potesse essere applicato, senza preoccuparsi di spiegare perché (forse non aveva memorizzato correttamente ciò che Lewis le aveva ordinato di concordare). Tuttavia, questo è l’articolo 4 del Trattato di estradizione UK / USA del 2007 in pieno:
Articolo 4: reati politici e militari
L’estradizione non dev’essere concessa se il crimine per cui viene richiesta è un crimine politico.
Per i fini di questo trattato, i seguenti crimini non sono da considerarsi crimini politici:
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- Un crimine per il quale entrambe le parti hanno, in forza di un accordo internazionale multilaterale, l’obbligo di estradare il ricercato o di riferire il caso alle rispettive autorità competenti perché venga raggiunta una decisione sull’avvio di un procedimento penale
- L’assassinio o altri crimini violenti contro la persona del Capo di Stato di una delle 2 parti o di un membro della famiglia del Capo di Stato
- omicidio volontario, colposo, lesioni intenzionali o aggravate dalla serietà e dalla crudeltà
- ogni fattispecie che comporti il rapimento, il sequestro o qualunque forma di detenzione illegale, inclusa la presa in ostaggio
- collocare, utilizzare, o minacciare di collocare materiale esplosivo, incendiario, congegni distruttivi o armi da fuoco in grado di mettere a repentaglio delle vite o causare lesioni personali gravi o seri danni materiali
- possesso di un congegno esplosivo, incendiario o distruttivo in grado di mettere a repentaglio delle vite, di provocare lesioni personali gravi o seri danni materiali
- un tentativo o una cospirazione a commettere, la partecipazione alla commissione di, aiutando o favorendo, consigliando o procurando la commissione di, o essendo complice prima o dopo il fatto di uno qualsiasi dei reati di cui sopra
Nonostante i termini del paragrafo 2 del presente Articolo, l’estradizione non dovrà essere concessa se l’autorità competente dello Stato a cui viene formulata la richiesta rinviene che la medesima è politicamente motivata.
Negli Stati Uniti l’esecutivo è l’autorità preposta per gli scopi di questo articolo.
L’autorità competente dello Stato a cui viene formulata la richiesta può rifiutare l’estradizione per crimini secondo la legge militare che non costituiscono crimini in base alla legislazione penale ordinaria. Negli Stati Uniti l’esecutivo è l’autorità competente per gli scopi di questo articolo.
Alla luce di questo, quello di cui Assange viene accusato è la definizione stessa di un crimine politico: se non lo è, allora cosa si intende per crimine politico? Non ricade in nessuna delle eccezioni elencate sopra. Ci sarebbe perciò ogni ragione di chiedersi se questa accusa non sia esclusa dal Trattato di Estradizione e di farlo prima di quel lungo e particolarmente costoso processo che consiste nella disamina delle prove, nel caso in cui il trattato trovasse applicazione.
Ma la Baraitser ha semplicemente rigettato questa argomentazione su due piedi.
Nel caso in cui a qualcuno fosse rimasto ancora qualche dubbio su cosa stesse accadendo qui, Lewis si è alzato e ha suggerito che alla difesa non dovesse essere permesso di far perdere tempo al tribunale con un sacco di argomentazioni. Tutte le argomentazioni per l’udienza finale avrebbero dovuto essere messe per iscritto in anticipo e una “si sarebbe dovuto applicare una “ghigliottina”” (testuali parole) ad argomenti e testimoni, concedendo alla difesa all’incirca 5 ore.
La difesa aveva dichiarato di aver bisogno di ben più dei 5 giorni programmati per preparare il caso; Lewis ha ribattuto che l’udienza non avrebbe dovuto durare più di 2 giorni. La Baraitser ha concluso che quello non era dal punto di vista procedurale il momento opportuno per acconsentire alla richiesta, ma che avrebbe considerato la questione una volta che avesse avuto i fascicoli delle prove
(SPOILER: La Baraitser farà esattamente come le ha chiesto Lewis abbreviando i tempi dell’udienza finale).
La Baraitser ha poi concluso il tutto dicendo che le udienze di Febbraio si terranno non nella relativamente aperta e accessibile Westminster Magistrates Court, dove ci trovavamo, ma presso la Belmarsh Magistrates Court, il cupo complesso di alta sicurezza utilizzato per i procedimenti legali preliminari a carico di terroristi adiacente alla prigione di massima sicurezza dove Assange è detenuto.
Ci sono solo 6 posti per il pubblico persino nella più grande delle aule a Belmarsh e lo scopo è palesemente quello di sottrarsi all’esame del pubblico e assicurarsi che la Baraitser non venga nuovamente esposta in pubblico per essere chiamata a rispondere dei suoi procedimenti, come quello di cui state leggendo. Probabilmente non sarò in grado di presenziare all’udienza preliminare a Belmarsh.
Naturalmente le autorità sono rimaste sconcertate dalle centinaia di persone di buon cuore che si erano presentate per supportare Assange. Esse sperano che molte di meno saranno in grado di raggiungere la molto meno accessibile Belmarsh. Sono ragionevolmente certo (e ricordatevi che ho una lunga carriera come diplomatico) che i due ufficiali Americani che sono sopraggiunti a metà dell’udienza facevano parte del personale di sicurezza armato ed erano stati convocati per l’allarme suscitato dal gran numero di dimostranti accorsi ad un’udienza in cui erano presenti dei funzionari statunitensi di alto rango. Il trasferimento [delle udienze] a Belmarsh potrebbe essere un’iniziativa americana.
Il team legale di Assange si è opposto strenuamente al trasferimento del dibattimento processuale presso la Belmarsh Magistrate Court, in particolare per il fatto che non ci sono sale conferenze disponibili per consultare il proprio cliente, e che hanno un accesso inadeguato a lui nella prigione. Baraitser ha respinto la loro obiezione in modo scortese e con una smorfia.
Infine, Baraitser si è rivolto a Julian, gli ha ordinato di alzarsi, e gli ha chiesto se avesse compreso il procedimento. Assange ha risposto negativamente, dicendo che non riusciva a pensare, e mostrandosi disorientato. Poi è sembrato che trovasse una forza interiore, si è tirato un po’ su, e ha detto:
Non capisco come questo processo sia equo. Questa superpotenza ha avuto 10 anni per prepararsi a questo caso, mentre io non riesco nemmeno ad accedere ai miei appunti. È molto difficile, dove sono, fare qualsiasi cosa. Queste persone hanno risorse illimitate.
Lo sforzo allora è sembrato diventare troppo, la sua voce si è abbassata, e Assange è diventato sempre più confuso e incoerente. Ha parlato di informatori ed editori che sono stati etichettati nemici della gente, poi ha parlato del fatto che il DNA dei suoi figli è stato rubato, e di essere stato spiato nei suoi incontri con il suo psicologo.
Non sto affatto insinuando che Julian si sbagliasse su questi punti, ma non è riuscito né a strutturarli, né ad articolarli correttamente. Chiaramente non era se stesso, (Assange) è molto malato ed è stato orribilmente doloroso guardarlo. Baraitser non ha mostrato né compassione, né la minima preoccupazione. (Baraitser) ha aspramente osservato che se lui non fosse riuscito a capire cosa fosse successo, i suoi avvocati avrebbero potuto spiegarglielo, ed e’ uscita dall’aula.
L’intera esperienza è stata profondamente sconvolgente. E’ stato molto chiaro che non si stava svolgendo un autentico processo legale. Ciò cui abbiamo assistito è stata una nuda dimostrazione del potere dello stato e una nuda dettatura dei procedimenti da parte degli americani. Julian era in un box dietro un vetro antiproiettile, e io e gli altri trenta membri del pubblico, che eravamo riusciti ad entrare in aula, eravamo in un altro box dietro un altro vetro antiproiettile. Non so se potesse vedere me o gli altri suoi amici in tribunale, o se fosse in grado di riconoscere qualcuno, ma se lo ha fatto, non ne ha dato segno.
A Belmarsh (Assange) è tenuto in completo isolamento per 23 ore al giorno. Gli sono consentiti 45 minuti di esercizio fisico. Se deve essere spostato, sgomberano i corridoi e chiudono tutte le porte delle celle per assicurarsi che non abbia contatti con nessun altro prigioniero al di fuori del breve e strettamente sorvegliato periodo di esercizio fisico. Non vi è alcuna giustificazione possibile per questo regime disumano, riservato a pericolosi terroristi, imposto a un editore che è un detenuto in custodia preventiva.
Ho catalogato e protestato per anni contro i poteri sempre più autoritari dello stato del Regno Unito, ma che l’abuso più grave potesse essere così palese e non mascherato è ancora uno shock. La campagna di demonizzazione e disumanizzazione contro Julian, basata su menzogna dopo menzogna del governo e dei media, ha portato a una situazione in cui può essere lentamente ucciso di fronte agli occhi del pubblico, e chiamato a rispondere dell’accusa di aver pubblicato la verità sui reati compiuti dai governi, il tutto senza ricevere assistenza dalla società “liberale”.
A meno che Julian non venga rilasciato a breve, verrà distrutto. Se allo stato è permesso farlo, allora chi è il prossimo?
* Craig John Murray è un ex diplomatico britannico diventato attivista politico, attivista per i diritti umani, blogger e informatore. Tra il 2002 e il 2004 è stato l’ambasciatore britannico in Uzbekistan, periodo durante il quale ha esposto le violazioni dei diritti umani dell’amministrazione Karimov. Wikipedia (inglese)
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