LIBANO, GIORNO 44
“Stop al regno del dollaro”
Si urla durante una manifestazione a Beirut il 28 novembre di fronte al quartier generale della Banca centrale
Dietro la dollarizzazione dell’economia libanese si celano drammi umani.
Tutte le relazioni sociali sono mercificate a beneficio del più alto tasso di profitto.
Il biglietto verde è la porta d’accesso agli arricchimenti più illeciti. Diventa la valuta dei ricchi ma anche dei predatori. Il confine tra i due è più sottile di una carta per sigarette.
La lira libanese è la valuta dei più poveri. Di tutti quelli che non hanno accesso alle banche … e che vivono con ciò che guadagnano di giorno in giorno.
Costoro non hanno futuro. Non sanno nemmeno se possono tornare al lavoro il giorno successivo o saranno licenziati.
Costoro non hanno bisogno di calcolare. Non risparmiano denaro. Trascorrono subito il loro stipendio.
Costoro hanno un ritmo di vita che viene loro imposto. Non hanno mai scelta. I loro salari sono così bassi che non possono scegliere. Né il pane che mangiano, né i vestiti che indossano, né il tetto sotto il quale dormono.
A Tripoli, nel nord del Libano, un proprietario libanese di appartamenti senza scrupoli ha sfrattato tre famiglie che non potevano pagare l’affitto in dollari come aveva richiesto.
Possedevano solo lire libanesi. La valuta nazionale … è diventata, grazie alla cosiddetta economia liberale, la valuta dei poveri. Il biglietto verde diventa la valuta dei ricchi … Ciò consente loro di crescere ancora di più al tasso di cambio.
Quelli lì non soffrono la crisi. Lo provocano.
Roland Richa
Venerdì, 29 novembre 2019
LIBANO, GIORNO 45
“La guerra civile è finita”
È utile che un movimento si fermi per un momento per riflettere e porre domande sulle condizioni del suo sviluppo.
Questo è ciò che si definisce avere un giudizio critico su quanto si sta realizzando.
Se questa regola viene applicata al movimento popolare in corso in Libano per 45 giorni consecutivi, allora sorge una semplice domanda: “Cosa vogliono le persone che sostengono questo movimento?”
La domanda può sembrare banale, ma tuttavia è molto importante rispondere, perché consente di sapere se questo movimento è sulla buona strada.
Oggi, la stragrande maggioranza dei partecipanti a questo movimento chiede la rapida formazione di un governo di salvezza nazionale che recuperi denaro pubblico depredato, giudichi e condanni tutti i responsabili di questa spoliazione.
Oggi, la stragrande maggioranza dei partecipanti a questo movimento chiede misure di ripresa economica basate su attività industriali e agricole che soddisfino la domanda locale e rispettino l’ambiente.
Oggi, la stragrande maggioranza dei partecipanti a questo movimento richiede misure di giustizia sociale che garantiscano a tutti l’assistenza sanitaria, l’accesso all’istruzione e alla formazione.
Oggi, la stragrande maggioranza dei partecipanti a questo movimento richiede una revisione costituzionale che abolisca il confessionalismo politico per la costituzione di uno stato civile, moderno e democratico, uno stato in cui tutti i cittadini siano uguali in diritti e doveri.
Oggi, la stragrande maggioranza dei partecipanti a questo movimento richiede un nuovo sistema di rappresentanza che rifletta i rapporti reali fra le forze politiche nel paese, basato sul proporzionale integrale applicato all’intero territorio che costituisca un’unica circoscrizione.
Ad oggi, la stragrande maggioranza dei partecipanti a questo movimento chiede una resistenza nazionale in sostituzione della resistenza islamica. La resistenza è un diritto legittimo che deve essere sancito dalla costituzione. Ogni cittadino, indipendentemente dalla sua confessione, etnia, comunità o regione dove vive, deve poter prendere parte alla resistenza.
Di fronte a tutte queste esigenze, il potere dei corrotti manovra per provare a prendere l’iniziativa a suo vantaggio. Tergiversa per ristabilire il sistema di governance istituito da decenni che garantisce i loro interessi, privilegi e prerogative. Minaccia di ricorrere alla violenza e di far ripiombare il paese nella guerra civile.
La risposta non è tardata ad arrivare. E’ venuta dalle donne. Mercoledì 27 novembre, il 42 ° giorno della Rivoluzione, si sono riunite al confine di due emblematici quartieri di Beirut, tra Ain el-Remmaneh e Chiyah, per inviare un messaggio ai signori della guerra e ai leader della milizia che condivide tutto l’insieme del popolo libanese: “La guerra civile è finita”.
Roland Richa
Sabato, 30 novembre 2019
Traduzione da https://assawra.blogspot.com/, Movimento Democratico Arabo
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