Il braccio di ferro tra esecutivo e sindacati sulla riforma delle pensioni iniziato in Francia lo scorso giovedì 5 dicembre con il primo “sciopero inter-professionale” appare sempre più teso.
Da una parte, la coalizione governativa che fa perno su LREM sembra voler proseguire nell’attuazione del provvedimento, convinta di poter realizzare uno dei punti principali del programma macroniano.
Dall’altra, un ampio spettro di forze che ha al centro l’inter-sindacale (CGT, FO, FSU, Solidaires) – specie nel settore pubblico ed in particolare nei trasporti – non sembra volere cedere di un millimetro rispetto all’obiettivo del ritiro tout court della proposta.
Ciò che doveva essere uno dei punti dirimenti dell’“l’illustrazione del Metodo Macron di fronte ai blocchi francesi”, secondo le dichiarazioni nel marzo del 2017 di Jean Pisani-Ferry – uno degli architetti del programma del “Presidente dei Ricchi” – si sta trasformando in una seria battuta d’arresto in grado di minare le sorti del suo quinquennio.
Gli scioperanti hanno con loro l’opinione pubblica: il 68% secondo una inchiesta di Harris Interactive, il 53% secondo il sondaggio dell’IFOP pubblicato su JDD – una delle testate più “macroniane di Macron”, per così dire – con un sostegno aumentato di sette punti in una settimana dopo l’inizio dello sciopero.
Un’altra indagine, questa volta di Elab, mostra come quasi una metà dei francesi – il 43% – pensa che lo sciopero attuale sia innanzitutto una mobilitazione globale contro la politica del Capo dello Stato, prima di essere un’opposizione alla riforma delle pensioni.
Finora, quindi, Macron ha perso la battaglia d’opinione sullo sciopero, nonostante lo sforzo profuso dagli “editocrati” dei media mainstream…
Ci sono i primi segni di insofferenza all’interno del personale politico di “En Marche!”, specchio di una preoccupazione non infondata soprattutto riguardo alla possibilità di vedere annichilito il proprio consenso.
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Martedì 10 dicembre sarà la seconda giornata di “sciopero inter-professionale” dopo quella di giovedì scorso. Dal 7 ad oggi gli scioperi sono continuati nei trasporti ferroviari e nella metrò parigina, sostanzialmente con lo stesso impatto, mentre sono pochi gli insegnanti che hanno proseguito l’astensione venerdì.
Sempre questo martedì inizierà lo sciopero “ad oltranza” degli “interni” delle strutture ospedaliere. Scuola e sanità, da fiori all’occhiello dello stato sociale francese, sono da tempo diventati due sistemi sull’orlo del collasso e sono perciò parte integrante della mobilitazione contro la riforma pensionistica; hanno conosciuto un’importante stagione di mobilitazione, in particolare nella sanità.
Il privato, tranne il settore chimico in cui agisce la combattiva Federazione dei Chimici della CGT, è finora l’“anello debole” della mobilitazione, con bassi tassi di partecipazione allo sciopero.
Edouard Philippe, come ha promesso lo scorso fine settimana, esporrà questo mercoledì “l’integrità del progetto governativo” dal Consiglio economico, sociale e ambientale (CESE).
Allora si saprà se l’Esecutivo cercherà il “muro contro muro” o adotterà un progetto teso a mitigare – per alcune categorie o alcune fasce d’età – gli effetti della riforma, cercando di dividere il campo avversario che ha per ora come unico soggetto sindacale favorevole alla riforma la CFDT di Laurent Berger.
Le parole di Philippe Martinez, segretario della CGT, al JDD l’8 dicembre sono state chiare: “noi terremo fino al ritiro” del progetto, e gli fa eco Yves Veyer, segretario generale di FO: “abbiamo iniziato qualche cosa, non ci fermeremo così”.
Quest’intransigenza sindacale non è conseguenza del merito della questione pensionistica, ma del metodo usato per affrontarla.
Dalla marginalizzazione dei corpi intermedi nei processi decisionali si è passati ad una semplice “consultazione”, cioè ad un confronto in cui non si è mai riconosciuto ai sindacati alcun potere negoziale rispetto agli orientamenti generali pertinenti al mondo del lavoro.
È un dato che viene colto perfettamente dall’editoriale di Regards che evidenzia come il confronto si sia ridotto ad un vuoto simulacro, nonostante il peso dei sindacati nelle contrattazioni quotidiane compiute sui posti di lavoro.
Questo diniego “è pertanto ignorare i 42.200 accordi tra imprese e rappresentanti dei lavoratori nelle aziende conclusi nel 2016 (secondo gli ultimi dati disponibili forniti dal Ministero del Lavoro). Segnale di una certa vitalità del dialogo sociale e del ruolo dei partner sociali, circa l’80% degli accordi sono sottoscritti dai sindacati.”
Un dato che mostra come i sindacati siano parti attive delle relazioni industriali, ma ormai non più nella co-determinazione degli orientamenti strategici del politiche del lavoro.
Il movimento è partito per durare a lungo, come hanno dimostrato anche le mobilitazioni di sabato in tutta la Francia, organizzate dal Comitato Nazionale della CGT che si occupa di precarietà e disoccupazione e quelle delle “giacche gialle”, presenti il giorno dello primo sciopero.
I trasporti saranno molto perturbati anche questo martedì. Nelle ferrovie viaggerà in media un treno ad alta velocità (TGV) su cinque, un treno economico ad alta velocità (OUIGO) su sei, e circa un quarto dei treni sui differenti assi. Un intercity su sei ed un “Transilien” (treno che serve la regione parigina) su cinque.
Sebbene il tasso di adesione allo sciopero sia progressivamente in calo, secondo i dati delle direzioni aziendali (55,6% giovedì, 31,8% venerdì e 17% di lunedì), alcune figure professionali sono fortemente mobilitate: 2/3 dei macchinisti ancora in agitazione lunedì, e più della metà del personale di bordo.
La direzione della SNCF consiglia di annullare o rimandare il proprio viaggio per martedì.
Per chi abita nella regione parigina, cioè i franciliens, la SNCF consiglia di “non venire in stazione” per la loro propria “sicurezza”, visto il prevedibile congestionamento.
Nella Metro parigina circoleranno regolarmente solo due linee, la 1 e la 14 (che sono automatizzate), mentre altre 4 circoleranno parzialmente, ma solo nell’ora di punta. Stesso discorso per le linee A e B della RER, che assicura i collegamenti centro-periferia, 1 treno su due della linea A per l’ora di punta, 1 su tre sempre all’ora di punta per la B, mentre gli autobus di superficie saranno circa la metà…
Lunedì i picchetti di sciopero hanno bloccato sette depositi su 25 nell’area metropolitana parigina, sbloccati poi dalle nove di mattina.
Come ha dichiarato Thierry Babec, segretario generale della prima organizzazione sindacale della metro parigina (la Unsa-RAPT), “la settimana è morta”, confermando la possibilità di continuare lo sciopero anche oltre la giornata di mercoledì, secondo il voto dell’assemblea generale dei lavoratori dell’azienda.
Lunedì mattina si erano formati più di 500km di code nella regione parigina a causa della paralisi dei trasporti.
E anche il traffico aereo sarà di nuovo ridotto, a seconda delle compagnie e delle tipologie di voli.
Air France per esempio ha annunciato la cancellazione di un quarto dei voli interni e del 10% di quelli a media percorrenza.
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Come sembra abbastanza probabile, lo sciopero di martedì avrà una buona riuscita e con ogni probabilità sarà replicato questo giovedì.
Lo slogan dello sciopero che abbiamo usato come titolo dell’articolo ben descrive come i veri “sequestratori” delle vite dei francesi non siano coloro che scioperano, ma quell’apparato assicurativo-finanziario che vorrebbe fagocitare il sistema pensionistico dell’Esagono.
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