Menu

L’Iran riduce restrizioni all’accordo sul nucleare. L’Ue chiede di non farlo, ma può fare di più

L’Iran accentua le sue pressioni sulla comunità internazionale per metterla di fronte alla pericolosità della situazione venutasi a creare dopo l’uccisione del generale Soleimaini. La televisione iraniana ha infatti annunciato ieri che Teheran ha preso la decisione di una nuova riduzione degli impegni previsti nell’accordo del 2015 sul nucleare, uscendo di fatto dall’intesa di Vienna già abbandonata dagli Stati Uniti due anni fa. Teheran, in particolare intende fare un passo indietro sulle “final key restriction”, le norme a proposito del numero massimo dei reattori nucleari e l’arricchimento dell’uranio.

L’Iran, però, si è detto pronto a continuare a cooperare con l’Agenzia internazionale per l’energia atomica ed a tornare nell’ambito degli impegni dell’accordo di Vienna se gli verranno tolte le sanzioni. “Con il quinto step della riduzione dei suoi obblighi, l’Iran abbandona l’ultima limitazione pratica in base al Joint Comprehensive Plan of Action, che riguarda il numero delle centrifughe”, ha scritto il governo iraniano in una nota ribadendo comunque la volontà di proseguire la collaborazione con l’Aiea.

La prima reazione è stata quella europea le cui maggiori potenze sono parte integrante dell’accordo sul nucleare iraniano del 2015. “Chiediamo all’Iran di ritirare tutte le misure che non sono in linea con l’intesa sul nucleare” hanno affermato in una dichiarazione congiunta la cancelliera Angela Mekel, il presidente Emmanuel Macron e il premier Boris Johnson, “La nostra attenzione deve essere concentrata a evitare una ulteriore escalation, che rischierebbe di superare un punto di non ritorno”.

L’intesa siglata a Vienna nel 2015 (“Joint Comprehensive Plan of Action”), dall’Iran e il gruppo 5+1, ovvero i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu ( Cina, Francia, Russia, Regno Unito, Stati Uniti) più la Germania, oltre all’Unione europea, prevede un limite al numero di centrifughe impiegabili per la produzione dell’uranio arricchito. Superare questo limite significa accelerare la produzione dell’elemento che è anche alla base della produzione di testate atomiche.

Ma dopo il ritiro unilaterale dall’accordo del 2015 e le sanzioni ripristinate dagli Usa, i paesi dell’Unione Europea erano stati chiamati a scelte forti sia nel mantenere l’accordo sul nucleare sia a non farsi imbrigliare dalla sanzioni unilaterali decise dagli Stati Uniti contro l’Iran ma che Washington pretende siano applicate anche dagli altri Stati.

Lo scorso maggio i 27 capi di Stato dell’Unione Europea si erano riuniti in fretta in un vertice informale a Sibiu, in Romania, per discutere  su come implementare lo Special Purpose Vehicle, ovvero il meccanismo legale di scambio commerciale con l’Iran che permettesse di continuare a importare ed esportare dal Paese ma senza trasferimenti in denaro puniti dalle sanzioni statunitensi.

Per gestire questo meccanismo, molto complesso, è stata creata una società apposita (chiamata “Instex”) di diritto privato con sede a Parigi, appoggiata diplomaticamente dall’Unione europea ma formalmente indipendente, con il mandato di commerciare in “beni umanitari” (cibo, prodotti agricoli, medicine e dispositivi medici).

Questo sistema di commercio viene tollerato dagli Usa, soprattutto per la sua sostanziale innocuità sulle transazioni finanziarie. Instex rappresenta però una sorta di dichiarazione formale, anche se inefficace sulla sostanza, di indipendenza dell’Unione Europea dalla politica estera statunitense verso l’Iran.  Di Instex si è parlato ai primi di dicembre, dopo che il vice ministro degli Esteri iraniano, Gholamreza Ansar, aveva annunciato un nuovo ciclo di colloqui diplomatici a breve tempo tra Teheran e Bruxelles per mettere a punto e rendere operativo il sistema do scambio commerciale.

Nel frattempo a fine novembre i governi di Olanda, Danimarca, Finlandia, Belgio, Norvegia e Svezia hanno annunciato in una dichiarazione congiunta la loro adesione a Instex.

Ma dopo il bombardamento e l’uccisione del generale Soleimaini il 3 gennaio, se l’Unione Europea vuole salvare l’accordo sul nucleare e acquisire peso politico nella situazione dovrà inventarsi qualcosa di più e di più coraggioso.

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *