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La Francia di fronte al Coronavirus

Domenica scorsa (8 marzo), anche la Francia ha superato la soglia simbolica dei mille casi di contagi dovuti al Covid-19. Ad ieri (lunedì) le cifre ufficiali pubblicate dalla Santé publique France registrano 1191 casi confermati e 21 morti. Al termine del Conseil de Défense convocato dal Presidente Emmanuel Macron domenica sera, durante la conferenza stampa con il neo-ministro della salute Olivier Véran, il direttore generale della Santé publique Jérome Salomon ha affermato che “in Francia, siamo tuttora allo stadio 2 con il chiaro obiettivo di frenare la propagazione del virus sul territorio nazionale: ci muoveremo verso lo stadio 3 in maniera progressiva, ineluttabile; poi arriveremo allo stadio 4 che segna il ritorno alla normalità”.

Il ministro Véran ha dichiarato che tutti gli assembramenti di più di 1000 persone sono vietati in Francia: “I prefetti e i ministeri stileranno una lista di eventi utili alla vita della nazione; le manifestazioni ne faranno parte, come anche i concorsi e l’uso dei mezzi pubblici”. Prima diqueste dichiarazioni, i raduni di oltre 5000 persone erano stati interdetti fino a metà aprile.

Per far fronte allo “stato emergenziale” che ormai sta attraversando interamente la Francia, è stato sospeso il tetto massimo delle ore di straordinario per il personale ospedaliero con un decreto firmato nella giornata di lunedì dal neo-ministro della salute Véran “con l’obiettivo di far fronte all’afflusso di pazienti”. Il personale dei pronti-soccorso, in mobilitazione dalla scorsa estate per denunciare lo stato di sotto-finanziamento della sanità pubblica e i carichi di lavoro intensi e gravosi che ricadono su un minor numero di effettivi e sempre più precarizzati, ha prontamente fatto pervenire la sua risposta al ministro.

Il collettivo de L’Inter-Urgences ha raccolto le foto di centinaia di infermieri, medici e personale sanitario con tanto di mascherina e cartello “Oui Mr le Président, vous pouvez compter sur nous! Mais l’inverse reste à prouver…”, riprendendo la frase rivolta da un neurologo direttamente in faccia a Macron durante una visita di quest’ultimo all’ospedale pubblico della Salpetrière di Parigi a fine febbraio.

Alle dichiarazioni roboanti e agli annunci ad effetto da parte del governo sulla capacità di tenuta dell’intero servizio sanitario di fronte all’emergenza da coronavirus, il collettivo de L’Inter-Urgences precisa che gli ospedali pubblici versano da anni in una condizione di difficoltà sistematica nel rispondere persino ai bisogni abituali di cure per i pazienti: “Non dimentichiamo che l’epidemia di Coronavirus è un contesto di crisi che non fa altro che evidenziare la situazione critica che la sanità pubblica vive da anni. Noi non smetteremo di denunciare le politiche di austerità di cui da troppo tempo sono vittime gli ospedali pubblici, come il personale medico ed infermieristico e i pazienti”.

Nel frattempo, nella giornata di domenica, due nuovi casi di coronavirus sono stati riscontrati tra i deputati – i loro nomi non sono stati tuttora resi pubblici – e altrettanti sono stati registrati tra gli agenti dell’Assemblé Nationale. Dopo i due casi già confermati lo scorso giovedì, quelli del deputato dell’Haut-Rhin Jean-Luc Reitzer e di un dipendente del bar interno, l’Assemblée Nationale ha deciso di adottare “una serie di disposizioni per fermare la propagazione del virus e per adattare la presenza dei deputati, dei collaboratori e del personale dell’istituzione”.

Nei focolai più attivi in questo momento in Francia, come i dipartimenti dell’Haut-Rhin e dell’Oise, tutte le scuole e gli asili nido resteranno chiusi per almeno due settimane, per un totale di circa 300mila studenti lasciati a casa a partire da lunedì. Il museo del Louvre ha deciso di regolare le sue entrare da ieri (lunedì), limitando gli accessi simultanei alla struttura in ottemperanza alle nuove restrizioni annunciate domenica sera.

Ieri è stato un lunedì nero per le piazze finanziarie e la Bourse de Paris è scesa ancora una volta all’apertura, facendo registrare un -5,71%, sulla scia degli altri mercati finanziari mondiali preoccupati per il calo del prezzo del petrolio e per le conseguenze economiche dovute all’epidemia di Coronavirus. In una intervista a France Inter, il ministro dell’economia e delle finanze, Bruno Le Maire, ha dichiarato che l’epidemia avrà “un impatto severo” sulla crescita economica francese nel 2020, aggiungendo che “nella storia dell’economia mondiale, ci sarà un prima e un dopo il Coronavirus”.

Di fronte all’incertezza delle cifre e in attesa della riunione convocata al ministero per valutare le conseguenze economiche cui dover far fronte, Bruno Le Maire ha cautamente affermato che l’impatto “sarà di diversi decimi di punto di PIL per il 2020” e che “possiamo prevedere di essere al di sotto dell’1%”, ma che bisognerà attendere “il 15 aprile per una cifra precisa”.

Durante la stessa intervista, il ministro Le Maire ha invitato “le aziende a dichiararsi in attività parziale”, assicurando agli imprenditori che “qualunque sia il costo, lo Stato sarà pronto”. La cosiddetta acitivité partielle francese è uno strumento simile alla cassa integrazione italiana, seppur con alcune differenze: il lavoratore dipendente messo in un’attività lavorativa parziale riceve un’indennità oraria, versata dal suo datore di lavoro alla scadenza abituale della retribuzione, corrispondente al 70% della sua retribuzione oraria lorda; al tempo stesso, il datore di lavoro riceve un’indennità finanziata congiuntamente dallo Stato e dall’ente che gestisce l’assicurazione contro la disoccupazione pari a 7,74 euro all’ora di disoccupazione per dipendente per le aziende con un numero di dipendenti compreso tra 1 e 250 e di 7,23 euro all’ora per le con più di 250 dipendenti.

Domenica sera su BFMTV, la ministra del lavoro Muriel Penicaud ha indicato che già 900 imprese hanno presentato domanda per beneficiare delle misure di attività parziale per un totale di circa 15mila dipendenti e che il numero di aziende potrebbe continuare a crescere nelle prossime settimane.

Di fronte all’esplosione di questa emergenza dovuta al Coronavirus, vengono a galla tutti i limiti sia del modello sociale che della fragile impalcatura economica del sistema capitalistico. Ancora una volta, il libero mercato fallisce malamente e ciò sta diventando una consapevolezza anche tra gli “agenti” dei meccanismi fallati delle politiche neoliberiste, tanto da spingere il ministro Le Maire a far appello a un “piano di ripresa europeo” di fronte al “rallentamento di tutta la zona euro”.

Ma ovviamente questa risposta invocata e attesa da parte delle istituzioni europee non colpisce le fondamenta dei vincoli del Fiscal Compact o del deficit al 3%. Tantomeno una possibile richiesta di maggiori “spazi di flessibilità” per finanziare adeguatamente le spese mediche per le sanitarie di cui hanno bisogno in questo momento le fasce più deboli e meno abbienti, già massacrate dalle politiche di austerità, o per assumere definitivamente il personale medico ed infermieristico che oggi lavora notte e giorno con un contratto precario.

Niente di tutto questo. Per il ministro Le Maire la soluzione è un’altra: “La BCE ha un margine di manovra per sostenere tutte le banche che devono fornire prestiti di liquidità alle PMI. É di vitale importanza che la BCE dica molto chiaramente alle banche che sarà presente” affinchè “una volta passata la crisi epidemiologica, potremo rilanciare la macchina economica”.

I profitti delle imprese valgono più della salute pubblica, ma questo è da tempo dato per assodato. Ai vari Le Maire di turno, continueremo a ricordare che, una volta passata la crisi epidemiologica, “per quanto voi vi crediate assolti siete per sempre coinvolti”.

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