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The great pretender. Trump dichiara lo stato d’emergenza nazionale

Sottovalutazione dei rischi, dati imprecisi e stanziamenti insufficienti: il capitale deve rimanere in piedi.

Il presidente degli Stati Uniti, per la seconda volta in una settimana, parla alla nazione e cerca di rincuorare il proprio elettorato con promesse e comunicazioni che trasmettono “positività e sicurezza”; ma per tradizione l’uomo bianco, ad esperienza dei nativi d’America, ha sempre parlato con lingua biforcuta ed il tycoon degli immobili non fa certo differenza. Anzi…

Se iIl discorso tenuto due giorni fa, in cui prendeva atto della pandemia dichiarata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha trasmesso una sensazione di disagio, queste ultime dichiarazioni lasciano sconcertati come non mai.

La sensazione è che sia stato quasi “costretto” da eventi collaterali: Trump infatti nei giorni scorsi ha incontrato un collaboratore del presidente brasiliano Jair Bolsonaro, risultato poi positivo al covid-19. Ha ribadito, che “molto probabilmente” farà il test, “ma senza fretta”, dal momento che non ha sintomi. E aggiunge, riferendosi all’incontro con la delegazione brasiliana, che si sottoporrà al tampone “ma non per questo motivo. Lo farò in ogni caso. Stiamo lavorando ad un calendario per tutta la popolazione”.

Ma analizziamo in breve l’intervento di Donald Trump. Dopo aver fatto una rapida cronologia dello sviluppo del covid-19 ha ricordato che “attualmente, grazie al fatto che abbiamo dei confini molto forti, il numero dei contagi è relativamente basso. Se avessimo confini più deboli o aperti il numero sarebbe molto più elevato”.

Azione tardiva, in ogni caso, ma soprattutto non è aggiornato su alcun dato. Non si è accorto che i numeri che fornisce sono in controtendenza con quelli diffusi dal CDC, il Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie USA? L’organismo di controllo sulla sanità degli Stati Uniti, a cui rimanda il sito della Casa Bianca per tenersi aggiornati sullo sviluppo della pandemia, alla chiusura di venerdì (i dati vengono aggiornati ogni giorno, esclusi il sabato e la domenica alle 12:00 ora di Washington) scrive: 1.629 contagi, 41 decessi in 47 stati. I numeri del presidente giocano al ribasso ed omettono le morti.

Come un disco rotto ripete: “Ho dato indicazioni per ampliare i centri di prevenzione in tutto il Paese e per aumentare la possibilità di fare test” ed aggiunge “Abbiamo stretto le collaborazioni con i privati per ampliare i centri per fare i tamponi per il Covid-19. Vogliamo che facciano i test solo chi ha bisogno, ma stiamo lavorando per fare in modo che si possano fare senza scendere dall’auto, a tutti”.

Trump ha citato Google tra le aziende che stanno lavorando per il progetto. “Vogliamo essere in grado di fare 5 milioni di test entro il mese, se necessario, ma non credo lo sarà'”, ha spiegato il capo della Casa Bianca.

Pensa positivo Mr. Orange, ma non si rende conto di creare una nefasta falsa coscienza della realtà. Oppure lo sa, ed è peggio, visto che persino la figlia Jovanka è stata costretta a mettersi in quarantena.

Insomma alla fine della fiera è evidente che è una posizione che deve, nel “rassicurare” la popolazione molto disorientata al momento (sottovalutando totalmente la possibilità di contagio, davanti alle telecamere The Donald stringe mani e dispensa abbracci), favorire come sempre il capitale. Lo stanziamento che promette (50 miliardi di dollari) è ridicolo, basta fare il raffronto con l’Italia. Il segretario al Tesoro, Steven Mnuchin, ha già dichiarato che se dovessero solo posticipare il pagamento delle tasse di qualche mese, di miliardi ce ne vorrebbero 200.

Noi aggiungiamo che quel fondo è un accantonamento standard sempre presente nel bilancio degli USA, a disposizione di qualsiasi emergenza di protezione civile.

Ma andiamo nel dettaglio.

Il provvedimento sul quale si basa lo stato di emergenza nazionale è il Public Health Service Act, legge federale emanata e firmata dal presidente Roosevelt nel 1944, e che istituiva la quarantena a livello nazionale, appunto. Negli anni è stata emendata fino ad arrivare alla versione odierna che viene usata per le pandemie.

The great pretender ha dichiarato che il provvedimento garantirà maggiore autorità al Segretario alla Salute, per “bypassare una serie di leggi e regolamenti e per garantire che gli operatori sanitari abbiano più flessibilità per combattere il virus”. E promette che sarà possibile fare il test anche se non si ha l’assicurazione sanitaria.

Con quali soldi pensa di realizzare tutto questo? Ma con quelli del capitale privato, ovviamente.

Ha già fatto un assist alla sanità privata, chiesto aiuti economici alle aziende farmaceutiche, non accenna a parlare di quanto costa un tampone in USA, chiede aiuto alle multinazionali della tecnologia (abbiamo citato Google ma l’elenco è lungo) e concede ai lavoratori ben 2 settimane di permessi retribuiti per la pandemia.

I piatti della bilancia sembrano di nuovo pendere dalla parte sbagliata. La produzione deve andare avanti. Si deve continuare ad accumulare profitto. Ed invoca l’unità nazionale, chiede di mettere da parte le rivalità politiche per fare quadrato contro la pandemia.

Una legge federale dà comunque la possibilità ad ogni Governatore di attuare provvedimenti leggermente differenti. E potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio. Infatti la mappa dei vincoli o divieti per tentare di minimizzare il contagio, comunque vogliamo intenderli (chiamiamoli pure provvedimenti dei Governatorati),  è molto variegata e sarà destinata ad allungarsi.

Per ora la Louisiana ha rimandato le primarie democratiche, così come è stata rinviata la maratona di Boston. Le scuole sono chiuse a macchia di leopardo, Andrew Cook ha fatto sapere che la Apple chiuderà gli shops per due settimane, e il presidente USA sta pensando di aggiungere anche il Regno Unito al divieto di viaggiare oltreoceano.

Il Paese è sanitariamente incontrollabile, la vastità del territorio è enorme ed è impensabile poter riportare anche solo i provvedimenti di una sola area. Giunge notizia che Broadway ha sospeso anche le attività teatrali e di intrattenimento, e che la Disney ha chiuso una serie di parchi divertimento. Il buon senso vorrebbe che per tutto il Paese vigesse una legislazione di emergenza unitaria, ripeto ma questo non sembra essere possibile: è uno dei limiti delle confederalità.

L’impressione è che l’unica cosa che importi alla presidenza, da buon amerikano, sia appagare la sensazione di combattere una guerra, di aggredire il virus, trovare il vaccino e non prevenire anche ulteriori contagi. Ma dietro tutto questo domina la logica del profitto.

Inutile erigere il muro ora, è tardi. La Cina è il metro di  comparazione. Se la Cina si stesse avvicinando alla presunta ripresa, se il covid-19 non variasse la sua natura con il cambio di stagione e non ci fossero troppe recidive, il suo modello sarebbe quello da  seguire. Ma la protervia, l’arroganza e la superbia del mondo occidentale, soprattutto di quello a stelle e strisce non ce la fa ad ammetterlo; non ce la fa ad ammetterlo comunque un uomo del capitale come Donald Trump.

Spera che per novembre sia tutto risolto e dimenticato. Ma non è detto che l’elettore  dimentichi cosa non ha fatto per il proprio paese Donald Trump. L’ipocrisia e la falsità non possono mai pagare all’infinito.

Intanto il numero dei contagi da una costa all’altra si moltiplica, siamo quasi a quota 2.000 al momento e ci stiamo avvicinando a  quota 50 decessi. Gli stati colpiti sono 49 e sul sito del New York Times, in una sezione speciale dedicata al covid-19, la mappa degli USA si sta riempiendo in tempo reale, molto velocemente, di chiazze rosse un po’ ovunque, anche all’interno. E’ segno che il virus viene veicolato con ogni mezzo di trasporto, ed è veramente anacronistico chiudere, frontiere, porti, aeroporti ecc…

Volete risolvere con il classico 7° cavalleria? Beh, almeno cambiate Generale!

Si son presi il nostro cuore sotto una coperta scura
Sotto una luna morta piccola dormivamo senza paura
Fu un generale di vent’anni
Occhi turchini e giacca uguale
Fu un generale di vent’anni
Figlio d’un temporale

Fiume Sand Creek, Fabrizio De Andrè

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