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Spagna. Il governo “requisisce” la sanità privata per fronteggiare l’emergenza Coronavirus

Il governo spagnolo ha deciso di mettere la sanità privata al servizio del Sistema Nacional de Salud, mai successo finora. Lo ha annunciato il ministro della salute spagnolo, Salvador Illa, in una conferenza stampa insieme agli altri ministri del consiglio che gestisce l’emergenza Coronavirus. Da oggi sono scattate le misure “all’italiana” per il contenimento dei contagi, ormai arrivati a 8.794 casi accertati e 297 decessi.

Dopo l’impennata dei casi registrata a partire da martedì 8 marzo, il Primo Ministro Sanchez aveva annunciato lo scorso sabato l’adozione dello Stato di emergenza per (almeno) i 15 giorni successivi. Questo prevede che il governo abbia il potere di limitare il movimento di persone, requisire ogni tipo di merce, occupare temporaneamente le fabbriche o qualsiasi altro spazio (a eccezione delle abitazioni private), regolare la produzione di beni e l’attività nei servizi, razionare il consumo di determinati prodotti, o invece ordinare la fornitura dei negozi.

La misura annunciata oggi segna una svolta politica importante e un segnale forte a tutti i paesi dell’UE. Infatti, in queste ore, verrà discussa nella riunione dell’Eurogruppo l’approvazione del MES, scalata nell’ordine del giorno al terzo punto dall’originario primo.

Una mossa che non dimostra l’imbonimento delle istituzioni europee ma la paura oggettiva di una nuova e profonda crisi economica in concomitanza con una grave recessione a livello mondiale. Tenere in pieni un palazzo dalle fondamenta di sabbia che sta vacillando fortemente non è facile, specialmente quando le dichiarazioni della BCE si limitano a mettere una toppa su una voragine aperta sotto la credibilità dell’unica istituzione europea che aveva, in passato, dimostrato qualche capacità operativa.

Il governo, basato sulla coalizione di maggioranza guidata da Pedro Sánchez e formata da PSOE-Podemos-Izquierda Unida, ha deciso di attuare misure senza precedenti nel campo della salute.

La prima, di enorme importanza, prevede di mettere a disposizione del sistema sanitario nazionale la sanità privata: il governo ha concesso un termine di 48 ore alle aziende e ai privati che hanno o possono produrre materiali come attrezzature diagnostiche, maschere protettive, guanti e altri prodotti medici e farmacologici “per portarli all’attenzione” delle autorità, sotto la minaccia di sanzioni per coloro che non lo fanno. Saranno i consulenti sanitari di tutte le Comunità Autonome a poter disporre di tutti i mezzi necessari del sistema privato per affrontare l’epidemia.

Nel decreto approvato nella sera di domenica vengono prese misure per rafforzare le risorse umane dei centri sanitari, fortemente decimate dalle infezioni e dalle quarantene causate dal virus. Il provvedimento stabilisce che tutti gli studenti del quarto anno tirocinanti e specializzati in medicina interna, medicina intensiva e geriatria, vedranno un prolungamento del loto contratto.

Allo stesso modo, i turnover vengono sospesi e viene autorizzata l’assunzione di medici che non sono riusciti a completare la loro specialità dopo aver superato il test dell’abilitazione in quanto medico. Non saranno le uniche risorse che le comunità, sotto il comando del Ministero della Salute, potranno utilizzare d’ora in poi. “Potranno essere messi a disposizione anche tutti gli spazi pubblici e privati” ritenuti necessari per trasformarli temporaneamente in nuovi luoghi di cura per i malati.

Inoltre, vengono stabilite regole chiare sulla “pubblicazione di informazioni e dati” riguardanti l’evoluzione dell’epidemia. Finora questi venivano forniti quotidianamente dal Ministero della Salute, ma le comunità li aggiornavano quando lo ritenevano opportuno, il che in diversi momenti ha creato non poca confusione sulle cifre. Con il decreto di ieri, questi dati saranno pubblicati solo una volta, a metà mattina, e su base giornaliera dal Ministerio de Sanidad.

La formazione politica Anticapitalistas aveva già pubblicato la settimana scorsa un comunicato richiedendo un “Piano di emergenza sociale e politico contro il Covid-19”. Nero su bianco venivano definite una serie di misure politiche e sociali necessarie per contrastare l’epidemia e denunciare le responsabilità dei tagli alla sanità pubblica di questi anni sotto i diktat dell’austerità della Troika (Commissione Europea, BCE e FMI). Per Anticapitalistas il sistema sanitario pubblico deve essere in grado di prendere tutte le misure necessarie e ciò implica una sufficiente disponibilità di bilancio, rifiutando immediatamente le restrizioni di spesa imposte dai vincoli dell’UE.

Nel comunicato venivano rivendicate la riapertura dei letti d’ospedale nel sistema sanitario pubblico, il reclutamento urgente del personale sanitario necessario di tutte le categorie professionali, la copertura del loro congedo per malattia fin dal primo giorno (in caso di contagio, il loro congedo deve essere considerato come una malattia professionale e non comune).

Ma non basta. Perché, come si legge sempre nel comunicato di Anticapitalistas, queste misure devono essere accompagnate da un controllo e coordinamento da parte delle autorità sanitarie pubbliche di tutte le risorse, del personale e delle attività di assistenza sanitaria privata e dal controllo delle aziende farmaceutiche e delle aziende che producono materiale sanitario e scorte, nonché della loro distribuzione e dei prezzi.

Si tratta di primi passi per invertire i processi di deterioramento e privatizzazione del sistema sanitario che hanno massacrato socialmente la Spagna in questi anni, portando gli ospedali pubblici ad operare in condizioni di difficoltà strutturale e quindi a non essere pronti di fronte ad una situazione di questo tipo.

 

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1 Commento


  • Claudio cedri

    Deve cambiare anche in Italia.!!!!!…la sanità deve essere solo “PUBLICA”!!!

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