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Francia. Le elezioni municipali al tempo del Coronavirus

La Francia è ormai nello stadio 3 della crisi epidemiologica da Covid-19, con 5.423 casi positivi e 127 decessi registrati domenica sera dalla Santé Publique France. Nelle ultime 24 ore sono stati accertati 900 casi: è il più grande aumento di contagi dall’inizio dell’epidemia, a fine gennaio in Francia.

Nonostante questa accelerazione, ieri (domenica) si è svolto il primo turno delle elezioni municipali su tutto il territorio francese, come confermato dal Presidente della Repubblica Emmanuel Macron nel suo discorso alla nazione giovedì sera. Alla vigilia di queste elezioni, ovvero sabato 14 marzo, il Primo Ministro Edouard Philippe aveva decretato la chiusura fino a nuovo ordine di “tutti i luoghi aperti al pubblico non indispensabili alla vita del paese” (ristoranti, bar, negozi, ecc.), vietando tutti gli assembramenti di oltre 100 persone.

Secondo Laurent Thines, neurochirurgo del centro ospedaliero di Besançon e membro del Collectif Inter-Hôpitaux, in mobilitazione dalla scorsa estate contro il sotto-finanziamento della sanità pubblica e il ridimensionamento del personale medico ed infermieristico, queste misure non affatto sufficienti. Anzi, queste mostrerebbero proprio lo spirito contraddittorio delle autorità pubbliche: “Non possiamo proibire la frequentazione di certi luoghi e permettiamo alle persone di andare in uno spazio chiuso per un giorno intero. È drammatico in termini di salute pubblica”.

Il medico attacca duramente il governo per le sue scelte, esprimendo quello che è un sentimento popolare che sta diventando comune e maggioritario nella popolazione francese, allarmata dalla rapida evoluzione dei contagi e dal paragone con la situazione italiana: “Abbiamo l’impressione che il governo non abbia compreso la misura della gravità. Siamo solo all’inizio dell’epidemia. Tanto lassismo da parte del governo non educa la gente a tenere conto dell’entità della situazione. Il livello 3 avrebbe dovuto essere attivato molto prima, tre settimane fa”.

Questa scelleratezza di mantenere il primo turno delle elezioni di fronte al propagarsi in maniera esponenziale della crisi epidemiologica sembra esser dettata più dal tentativo affannoso di evitare la percezione nell’opinione pubblica di un rafforzamento de facto dei poteri, piuttosto che dalla salvaguardia della partecipazione dei cittadini ad un momento della vita democratica del paese, come solennemente dichiarato da Macron.

Sembra passata un’eternità dal ricorso all’art. 49.3 della Costituzione da parte del governo per imporre la riforma delle pensioni, suggerita dalla Commissione europea e zelantemente applicata dal Presidente francese. Eppure si trattava del 29 febbraio scorso, soltanto due settimane fa.

Ma la deriva autoritaria di Macron è in realtà una rotta già navigata da tempo: la stessa della tendenza di un neoliberismo incapace di ed impossibilitato nel creare consenso, costretto sempre più a ricorrere al “tallone di ferro” della repressione per contrastare la mobilitazione popolare e affossare le rivendicazioni sociali. “Quando non si riesce a convincere, si può sempre costringere”, aveva dichiarato il segretario generale della CGT, Philippe Martinez, all’annuncio dell’art. 49.3.

Il primo turno delle elezioni municipali ha fatto registrare una astensione storica, al 54,5% (alle precedenti municipali nel 2014 era arrivata al 36,45%). Un dato che di per sé impressiona, ma che colpisce ancor di più se riferito alla Francia, dove la popolazione francese è ben più abituata a frequentare le urne, sia a livello nazionale con le elezioni presidenziali che sul piano locale.

Ci sarà tempo per analizzare i risultati – in fase di scrutinio nel momento in cui scriviamo – e per un’elaborazione più dettagliata dal punto di vista politico. In queste ore, l’intero dibattito nazionale si sta concentrando sul mantenere anche il secondo turno (in programma per la prossima domenica, 22 marzo) o posticiparlo a causa della situazione e della dimensione prospettate dall’epidemia di Coronavirus.

In Francia, la legislazione elettorale per le municipali è basata su un sistema a due turni proporzionale, con premio di maggioranza per i comuni con più di 1000 abitanti. Le elezioni sono vinte al primo turno in caso di maggioranza assoluta dei voti; in caso contrario, è necessario un secondo turno al quale accedono esclusivamente quelle liste che hanno ottenuto almeno il 10% dei voti. I candidati provenienti da una lista che ha ottenuto più del 5% non sono ammessi al secondo turno ma possono apparentarsi in una altra lista, il che comporta apparentamenti (più che alleanze) last-minute e un gioco di posizionamento che potrebbe esser decisivo per l’esito finale. Perché, a differenza delle elezioni amministrative in Italia, gli elettori e le elettrici voteranno per una lista per nominare i vari consiglieri, i quali a loro volta eleggeranno il sindaco, in un sistema fatto di “grandi elettori”.

Tornando all’impressionante dato dell’astensione in questo primo turno, è evidentemente chiaro come l’emergenza Coronavirus abbia avuto un ruolo primario e determinante: i cittadini hanno scelto di stare a casa, al massimo di andare al supermercato per fare provviste, piuttosto che recarsi ai seggi per votare. In tempo di emergenza sanitaria e di pandemia, viene meno l’interesse per “la partecipazione alla vita democratica”, riprendendo le parole di Macron, e prevale giustamente quello per la salute.

A questo poi si aggiunge, come evidenziato da un sondaggio Ipsos nei giorni del 13 e 14 marzo, l’impressione che questa elezione non cambierà nulla nella loro vita quotidiana. Inoltre, l’astensione è particolarmente elevata tra coloro che si dicono insoddisfatti della gestione del problema del Coronavirus da parte del governo (62% di astenuti).

Tuttavia, il Primo Ministro Edouard Philippe ha annunciato che il governo consulterà nuovamente il consiglio scientifico che segue l’epidemia e i rappresentanti dei principali partiti politici, e che prenderà “le misure necessarie” per il secondo turno, mentre si cominciano ad accavallare gli appelli per una sua posticipazione.

I primi a reagire pubblicamente sono stati Marine Le Pen del Rassemblement National (RN) e Yannick Jadot di Europe Écologie Les Verts (EELV), i quali ovviamente sperano di poter rafforzare il loro risultato contando sulle difficoltà nella gestione della crisi sanitaria da Coronavirus e su un ulteriore calo dei consensi nei confronti delle liste guidate o partecipate dalla La République En Marche (LREM).

I primi risultati che escono dallo spoglio dei vari seggi elettorali, infatti, sembrano preannunciare una sconfitta per LREM, a favore proprio dei due partiti citati in precedenza. Rimandare il secondo turno di “qualche mese”, come suggerito da Le Pen, potrebbe far sprofondare il governo nell’incertezza più totale, essendo al tempo stesso costretto ad agire con la “patata bollente” in mano rappresentata dalla crisi sanitaria in corso e in fase di aggravamento.

A sinistra, il primo a pronunciarsi, anche prima dello scrutinio, è stato François Ruffin, deputato de La France insoumise, il quale ha chiesto il rinvio del secondo turno: “Con un’astensione record, con una campagna impossibile… mantenerlo sarebbe un male per la salute dei cittadini, ma anche per la salute della democrazia. Che la decisione sia presa in fretta, annunciata stasera. Prima che le dichiarazioni d’intenti vadano in stampa. Il governo non deve essere costretto a navigare a vista, giorno dopo giorno”.

Nella conferenza stampa tenuta poco dopo la pubblicazione dei primi risultati, Jean-Luc Mélenchon, leader de La France insoumise, non si è espresso sul rinvio del secondo turno e, a commento la giornata elettorale di ieri (domenica), ha affermato che “tutto è avvenuto nelle migliori condizioni sanitarie e democratiche possibili. È quindi un bene che il nostro Paese riesca a mantenere viva la democrazia nel bel mezzo di una crisi sanitaria. La democrazia non è un lusso. Dobbiamo ringraziare tutti coloro che hanno contribuito a questo successo”.

Dopo aver fatto riferimento alla crisi del Coronavirus, facendo appello a privilegiare la solidarietà e a requisire il settore sanitario privato, ha messo il governo di fronte alle sue responsabilità: “Se il governo deve decidere che il confinamento abbia luogo mentre il secondo turno no, allora deve assumere le sue disposizioni il più presto possibile in modo che il paese possa organizzarsi con cognizione di causa”. Infine, ha aggiunto, che “la democrazia non deve essere messa in secondo piano. Noi non voteremo i pieni poteri al governo. Noi voteremo per il pieno potere al popolo”.

Il problema principale sorge di fronte a un vuoto legislativo che lascia spazio alle diverse interpretazioni di giuristi ed esperti di diritto pubblico. Infatti, il Codice elettorale prevede all’articolo 56 che “il secondo turno della votazione deve svolgersi una settimana dopo il primo”, nulla però viene previsto nel caso in cui ciò non accadesse.

Ovviamente chi esce vittorioso stasera affermerà di voler mantenere i risultati ottenuti in questo primo turno, confermarli in attesa del secondo, quando sarà. Ma si tratta di posizioni politiche indirizzate a mettere sotto pressione il governo, mentre i commenti dei giuristi tendono ad essere decisamente meno univoci. Alcuni affermano che un rinvio del secondo turno annullerebbe di fatto il primo perché “non è possibile scollegare le due tornate dello stesso scrutinio senza alterarne la sincerità”, come sostiene Jean-Philippe Derosier (professore di diritto pubblico all’Università di Lille); altri giudicano la possibilità di derogare al principio esposto nell’articolo del Codice elettorale ma “è necessaria una legge per farlo e deve essere approvata e approvata entro una settimana”, come evidenziato da Guillaume Tusseau (professore di diritto pubblico a Sciences Po).

I dubbi giuridici e le speculazioni si ampliano, quando invece è necessaria una risposta politica immediata. Nel frattempo, si definisce in maniera più chiara l’incapacità del governo francese in questa situazione, dopo aver inizialmente sottovalutato i rischi dell’epidemia e agito poi in maniera insufficiente ed inefficace a contenere il contagio del Coronavirus.

Secondo alcune indiscrezioni pubblicate dal giornale Le Parisien, un nuovo Conseil de défense si terrà nella giornata di lunedì, mentre secondo alcune fonti confermate da Le Journal du Dimanche il governo è pronto a decretare un confinamento totale a partire da mercoledì per l’Ile-de-France (la regione di Parigi) e la regione Grand-Est. Si riferisce anche della possibilità che l’esercito sia mobilitato per controllare sull’applicazione delle restrizioni sulla circolazione, soltanto per casi di necessità primaria, e con un potenziale coprifuoco dalle ore 18.

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