Menu

Francia. Ora è confinamento “all’italiana”

Ieri sera, il Presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron si è nuovamente espresso in conferenza stampa nazionale su tutti i canali televisivi, seguita dal numero record di 35 milioni di francesi, dopo le disposizioni già annunciate nel suo discorso di giovedì sera.

A queste si sono aggiunte le misure predisposte dal Primo Ministro Edouard Philippe sabato sera, con la chiusura fino a nuovo ordine di “tutti i luoghi aperti al pubblico non indispensabili alla vita del paese” (ristoranti, bar, negozi, ecc.) e il divieto di tutti gli assembramenti di oltre 100 persone.

Ieri (lunedì) la contaminazione di Covid-19 ha segnato un nuovo aumento in Francia: 1.210 casi confermati e 21 decessi supplementari sono stati registrati in 24 ore, portando il totale a 148 decessi e 6.633 casi registrati dall’inizio dell’epidemia, secondo la Santé Publique France.

Alla vigilia del discorso di Macron, erano circolate alcune indiscrezioni circa un possibile “confinamento” a partire da mercoledì, come riportato da Le Journal du Dimanche attraverso le sue fonti accertate e come avevamo scritto in chiusura del nostro articolo dopo le elezioni municipali.

Nella giornata di lunedì, in un articolo di Le Monde, il professor Delfraissy, che presiede il Conseil scientifique incaricato di consigliare l’esecutivo, ha sostenuto l’idea di un contenimento “all’italiana” per cercare di contenere l’epidemia. E questo è stato confermato ed attuato dalle parole del discorso di Macron in serata.

Oltre al solito ringraziamento ampolloso e retorico nei confronti del personale medico e sanitario impegnato ogni giorno negli ospedali – gli stessi portati ad una situazione prossima al collasso proprio a causa delle politiche di austerità di Macron, con medici e infermieri ridotti a “soldati al fronte ma senza armi” –, più che un messaggio alla nazione sembra un moderato e pacato notiziario di guerra.

Questo traspare esplicitamente dai toni e da alcune frasi pronunciate durante il discorso, ad iniziare da quella di apertura: “Mai prima d’ora la Francia ha dovuto prendere tali decisioni in tempo di pace”. Per poi proseguire con “noi siamo in guerra; guerra sanitaria, ovviamente”.

Il linguaggio “militare” accompagna tutto il discorso, tanto che il Presidente Macron ripeterà per ben 6 volte che “nous sommes en guerre”, all’inizio di ogni passaggio volto ad annunciare le nuove misure per il contenimento dell’epidemia da Coronavirus.

Macron ha proseguito attaccando tutte quelle persone che, a suo avviso, non si sono attenute alle disposizioni messe in campo tra giovedì e venerdì, “come se la vita non fosse cambiata”. Un passaggio volto ad accusare e, in un certo senso, criminalizzare i comportamenti individuali (e non tanto individualisti) per mascherare e nascondere sotto il tappeto l’inefficacia delle misure predisposte dal governo finora.

Non vi è alcuna auto-critica, nessun ripensamento sul non aver fatto abbastanza e sul non averlo fatto prontamente. Ma ci tiene a ribadirlo con tono imperioso: “Ve lo ripeto con forza: rispettiamo i gesti di contenimento”. Il rafforzamento delle misure per limitare gli spostamenti allo stretto necessario viene annunciato senza mai però utilizzare il termine “confinamento”: “Da domani (oggi, ndr) a mezzogiorno e per almeno 15 giorni, i nostri spostamenti saranno notevolmente ridotti. L’unica cosa che deve rimanere sono gli spostamenti necessari – fare la spesa, ricevere cure mediche, andare al lavoro quando il lavoro a distanza è impossibile”.

Ancora una volta, nessun annuncio di un blocco delle attività produttive non necessarie, mentre cominciano ad arrivare i primi appelli dei sindacati ad attuare le disposizioni sanitarie e di sicurezza di cui finora non vi è traccia in moltissime aziende e fabbriche. Però, tra le misure adottate, Macron ha dichiato “un meccanismo eccezionale di differimento delle imposte e dei contributi” a carico delle grandi imprese e che lo Stato assicurerà “tutte le garanzie fino a 300 miliardi di euro” per i prestiti bancari, rafforzato poi dalle dichiarazioni di questa mattina del ministro dell’economia Bruno Le Maire il quale, in un’intervista a L’Obs, ha dichiarato che “tutti i mezzi disponibili saranno utilizzati per proteggere le grandi aziende francesi”.

Sempre Macron ha affermato che “per le piccole imprese, finché la situazione durerà, quelle che si trovano in difficoltà non dovranno nulla da pagare né per le imposte né per i contributi sociali”. Ancora una volta, Macron è ben disposto a correre in aiuto del mondo imprenditoriale, lo stesso che lo ha sostenuto e foraggiato, per difendere gli interessi di tutta una classe padronale, di piccole e grandi imprese, che si trovano di fronte ad un nuovo scenario di crisi economica e di recessione mondiale. La promessa di Macron è chiara: “nessuna impresa sarà lasciata al rischio di fallimento”.

Per quanto riguarda i lavoratori, viene incentivato il ricorso al lavoro a tempo ridotto, in concomitanza con la richiesta delle imprese per la cosiddetta “activité partielle”. In parole povere, una sorta di cassa integrazione estesa che arriva a coprire fino al 70% della sua retribuzione oraria lorda per i lavoratori dipendenti, mentre il datore di lavoro riceve un’indennità finanziata congiuntamente dallo Stato e dall’ente che gestisce l’assicurazione contro la disoccupazione.

Per i lavoratori autonomi, una decisione sarà presa nei prossimi giorni; molto probabilmente le perdite di reddito per questi lavoratori saranno compensate “da un fondo d’indennizzo o da una deroga ai congedi per malattia”, ha ipotizzato la ministra del lavoro Muriel Pénicaud.

Tutte le persone dovranno essere in grado di giustificare i loro spostamenti. “Ogni persona dovrà portare con sé un documento che certifichi sull’onore la natura del suo spostamento, la sua destinazione e le sue ragioni”, ha detto il ministro dell’interno Christophe Castaner questa mattina (martedì). “La violazione di queste regole, attualmente punibile con una multa di 38 euro, potrebbe essere portata molto rapidamente a un livello superiore, che potrebbe essere di 135 euro”.

Una dichiarazione, quest’ultima, che sembra andare molto più nella direzione calcata dal Presidente Macron nel suo discorso di ieri sera quanto con tono decisamente perentorio ha affermato che “ogni violazione di queste regole sarà sanzionata; metteremo dei divieti, ci saranno dei controlli”.

Avendo consultato il Presidente del Sénat e dell’Assemblé Nationale, Macron ha dichiarato il rinvio del secondo turno delle elezioni municipali, dopo aver mantenuto il primo che ha registrato il dato storico più basso in termini di partecipazione alle votazioni locali amministrative (circa il 46%). Già nella giornata di ieri (lunedì), il Primo Ministro Edouard Philippe aveva avviato le consultazioni con i rappresentanti delle varie forze politiche per discutere di questo punto, proponendo come possibile data quella del 21 giugno prossimo.

Il vero colpo di scena è la sospensione di tutte le riforme in corso, su tutte la riforma delle pensioni, dopo il ricorso all’ art. 49.3 per imporla senza discussione e votazione parlamentare. Dal canto suo, la ministra del lavoro Muriel Pénicaud aveva annunciato l’intenzione di posticipare l’entrata in vigore del secondo blocco della riforma della assurance chômage (l’indennità di disoccupazione), inizialmente prevista per il 1° aprile. Si tratta di una sospensione e di un rinvio vista la “situazione eccezionale e straordinaria”, ma tutti i progetti di riforma vengono mantenuti intatti, sia nella sostanza che nella forma.

Oggi come oggi, sarebbe troppo rischioso – se non addirittura impensabile – per un governo, già al minimo in termini di consenso popolare e con la “patata bollente” della gestione di un’emergenza sanitaria di tale portata, seguire senza batter ciglio l’agenda di riforme programmate di distruzione dei diritti dei lavoratori e dello Stato sociale. Meglio aspettare… navigando in acque tempestose, avere troppa tela al vento può rompere l’albero.

Tuttavia, la situazione sembra assumere i caratteri – o almeno i contorni – generali di uno Stato d’emergenza, simile a quello dichiarato in Spagna. Infatti, “da mercoledì, in sede di Consiglio dei ministri, sarà presentato un disegno di legge che permetterà al governo di rispondere all’emergenza e, quando necessario, di legiferare con ordinanze in settori strettamente legati alla gestione della crisi. Questo disegno di legge sarà presentato al Parlamento giovedì”, ha precisato Macron.

Le preoccupazioni che “questi testi siano votati il più rapidamente possibile” e che “la vita democratica e il controllo del Parlamento continuino in questo periodo” segnalano un chiaro accentramento di “pieni poteri” ad un governo già abbastanza in difficoltà nel fronteggiare l’evoluzione dell’epidemia e ancor più incerto sui tempi e le modalità di un suo superamento.

Nei diversi richiami all’unità nazionale, cercando di veicolare la convinzione che “siamo tutti sulla stessa barca”, hotel e taxi verranno messi al servizio del personale sanitario, “lo Stato pagherà”. Dopo aver bloccato l’export di mascherine e di altro materiale protettivo (come fatto anche dalla Germania) e requisito il 100% della produzione delle tre imprese che producono le maschere respiratorie, Macron ha annunciato la loro distribuzione sarà rivolta per priorità al personale ospedaliero, ai medici e agli infermieri dei 25 dipartimenti più colpiti a partire da martedì (oggi), mentre per tutti gli altri le mascherine verranno consegnate nelle a partire da mercoledì.

Inoltre, le forze armate verranno mobilitate per supportare il personale medico e sanitario negli ospedali. Già lo scorso 15 marzo il governo aveva pubblicato nel Journal officiel un decreto sull’assegnazione temporanea di personale militare ai servizi della sanità nazionale. Il decreto organizza il quadro normativo per poter assegnare specialisti dell’esercito – tra cui infermieri e medici delle forze armate – in un ospedale in tempi di crisi.

Macron ha annunciato che un ospedale da campo del servizio sanitario dell’esercito verrà predisposto nei prossimi giorni in Alsazia; inoltre, le forze armate “contribuiranno anche a spostare i malati dalle regioni più colpite” (ad oggi l’Ile-de-France con 1.762 casi confermati e il Grand-Est con 1.543).

Inoltre, Macron è stato il primo capo di Stato europeo ad annunciare la fermatura delle frontiere dello spazio Schengen in Europa. “Da domani a mezzogiorno, le frontiere all’ingresso dell’Unione Europea e dello spazio Schengen saranno chiuse. Concretamente, tutti i viaggi tra i paesi extraeuropei e l’Unione Europea saranno sospesi per 30 giorni”. In tal modo, la Francia si è allineata alle proposte presentate lo stesso pomeriggio dalla Presidentessa della Commissione europea, Ursula Von der Leyen: è quindi vietato l’ingresso di tutti i cittadini stranieri nello spazio Schengen.

Ciò significa che solo i cittadini degli Stati membri dell’area Schengen e dell’Unione europea, così come i cittadini del Regno Unito, che rimangono soggetti al diritto europeo durante l’attuale periodo di transizione di Brexit, potranno entrare nel nostro spazio comune di circolazione”, ha spiegato il ministro dell’interno francese Christophe Castaner in una conferenza stampa per illustrare nel dettaglio gli annunci di Macron. “Anche i cittadini di paesi terzi che hanno un permesso di soggiorno europeo potranno continuare ad accedere allo spazio europeo. Saranno fatte alcune altre eccezioni, ad esempio per gli operatori sanitari di Paesi terzi”, ha aggiunto. Ma, ha aggiunto, “tutti i cittadini di paesi terzi che non hanno motivi validi per recarsi in Europa saranno soggetti a un divieto d’ingresso”.

Il ministro dei trasporti Jean-Baptiste Djebbari ha annunciato che il governo ridurrà ulteriormente “la frequenza dei treni, soprattutto quelli a lunga percorrenza” in Francia per limitare la diffusione del virus, in quanto molte persone lasciano le grandi città per le campagne.

L’obiettivo è quello di “prevenire un ‘esodo’ attraverso questi fenomeni”, che però, viste le immagini dalle stazioni ferroviarie di Parigi nella mattinata di oggi, sembra già in corso. Per il trasporto regionale gestito della SNCF, si prevede “tra il 30 e il 40% in meno di treni la prossima settimana” rispetto al normale servizio di TGV e Intercity. Per quanto riguarda il trasporto pubblico parigino, gestito dalla RATP, il ministro dei trasporti annuncia “oggi ci sono il 70% degli autobus e delle metropolitane in funzione; li ridurremo molto gradualmente nei prossimi giorni, in collaborazione con gli operatori del trasporto”.

Per quanto riguarda i viaggi transfrontalieri all’interno dell’Unione Europea, il ministro francese ha martellato il punto che “non dovrebbe esserci più traffico transfrontaliero non essenziale” e che “in coordinamento con i miei omologhi dei Paesi vicini, stiamo mettendo in atto controlli sui viaggi transfrontalieri non necessari; coloro che si trovano da una parte e dall’altra dei nostri confini, in buon coordinamento con la polizia di frontiera dei paesi vicini, saranno invitati a tornare indietro”. Tuttavia, rimane l’eccezione per i tanti lavoratori transfrontalieri ai quali “sulla base di una prova di residenza e di lavoro sarà permesso di continuare di varcare le frontiere che attraversate quotidianamente, se necessario”.

Martedì (oggi) si terrà una riunione straordinaria dei 27 leader dell’Unione Europea per attuare le misure annunciate nelle ultime ore dai Paesi membri e per coordinare la lotta all’epidemia. “Sarà un vero e proprio banco di prova per l’Europa”, ha detto il ministro dell’interno francese Christophe Castaner, specificando che questo provvedimento preso d’accordo con la Commissione europea “dovrà essere preso in modo identico e simultaneo da tutti i nostri partner europei”.

Lo stop e i controlli alla libera circolazione delle persone all’interno dello “spazio europeo” fanno cadere uno dei pilastri tanto decantati del “progetto Europa”, quello per cui qualcuno diceva di essere “cittadini europei”. Invece, il blocco non si applica alla circolazione delle merci in entrata e in uscita dai vari paesi.

Lo aveva ribadito la stessa Ursula Von der Leyen sottolienando l’importanza della libera circolazione delle merci all’interno dell’UE: “il flusso di merci verso l’UE deve continuare a garantire la fornitura di beni, compresi i prodotti essenziali come i medicinali, ma anche alimenti e componenti richiesti dalle nostre fabbriche”.

Nel frattempo, secondo i media tedeschi, il gruppo Volkswagen si sta preparando a bloccare la maggior parte dei suoi impianti europei anche in funzione del fatto che la pandemia di Coronavirus ha interrotto le catene di approvvigionamento e ha fatto precipitare la domanda. “La produzione verrà interrotta nei nostri stabilimenti spagnoli, Setubal in Portogallo, Bratislava in Slovacchia e Lamborghini e Ducati in Italia entro la fine di questa settimana”, ha dichiarato il Ceo di Vw, Herbert Diess. “La maggior parte degli altri stabilimenti tedeschi ed europei inizierà a prepararsi a sospendere la produzione, probabilmente per due o tre settimane”.

Negli ultimi giorni sono già state adottate misure per limitare l’interazione con i paesi limitrofi, in particolare da parte di Italia, Germania e Spagna. Ieri (lunedì) la cancelliera Angela Merkel ha invitato gli abitanti della Germania a “restare a casa” e a rinunciare alle vacanze, sia all’estero che in patria.

Lo stesso giorno, la Spagna, il secondo Paese più colpito in Europa dopo l’Italia, aveva annunciato l’introduzione di controlli alle frontiere a partire da lunedì a mezzanotte. La Svizzera, dal canto suo, ha dichiarato lo stato d’emergenza, vietando praticamente tutti gli eventi pubblici e privati. Il governo britannico ha chiesto che siano evitati tutti i contatti e i viaggi non essenziali.

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *