L’Operazione Gedeone, come è stata battezzata dai suoi organizzatori la tentata invasione paramilitare sulle coste venezuelane del 3 e del 4 maggio, si arricchisce di nuovi dettagli. A fornirli è stato, in particolare, uno dei due contractor statunitensi arrestati, Luke Alexander Denman, che in un lungo video diffuso dall’emittente statale venezuelana VTV spiega quale fosse l’obiettivo del piano: sequestrare il presidente Maduro e condurlo negli Stati uniti.
Nella sua deposizione, l’ex marine ammette di aver partecipato insieme ad Airan Berry, l’altro ex berretto verde catturato dalle forze militari venezuelane, all’addestramento di 60-70 persone in un accampamento in Colombia, su incarico del titolare dell’impresa di sicurezza Usa SilverCorp, Jordan Goudreau, già riconosciuto come uomo chiave dell’operazione.
Proprio Goudreau – che secondo Denman risponderebbe direttamente a Trump – avrebbe incaricato lui e Berry di assumere il controllo dell’aeroporto di Maiquetía, da cui sarebbe dovuto partire l’aereo con Maduro a bordo diretto negli Usa.
Imperturbabile, Denman afferma anche di conoscere il contratto – di cui la giornalista Patricia Poleo ha diffuso alcune pagine – firmato da Goudreau, Juan Guaidó e due suoi rappresentanti (Juan José Rendón e Sergio Vergara) e noti narcotrafficanti colombiani allo scopo di rovesciare il governo bolivariano, aggiungendo che vi erano anche specificati i suoi compiti.
«Perché Donald Trump vuole attaccare il Venezuela?», gli chiede la voce fuori campo. E Denman risponde: «Non lo so», spiegando poi di aver preso parte all’operazione pensando di sostenere la causa venezuelana, peraltro dietro un compenso tra i 50mila e i 100mila dollari.
E, sempre senza scomporsi, alla domanda su come avrebbe reagito se fosse stato un gruppo di venezuelani a tentare un incursione armata negli Stati uniti per sequestrare o assassinare il presidente, risponde: «Non mi piacerebbe. Significherebbe una dichiarazione di guerra».
A negare qualsiasi partecipazione statunitense è stato invece il segretario di Stato Usa Mike Pompeo che, consultato al riguardo durante una conferenza stampa, ha dichiarato, senza fornire ulteriori precisazioni: «Se fossimo stati coinvolti, sarebbe stato diverso». Ma ha aggiunto che il suo paese «farà il possibile» per ottenere il rimpatrio dei due cittadini arrestati in Venezuela: «Se il regime di Maduro decide di trattenerli, utilizzeremo tutti gli strumenti a nostra disposizione per cercare di riportarli a casa».
«Impossibile che Trump non sapesse quanto avvenuto questo fine settimana in Venezuela», ha ribattuto Maduro in una conferenza stampa virtuale centrata sulla fallita operazione, che ha ricordato a tutti l’invasione della Baia dei Porci, o, come la chiamano in America Latina, di Playa Girón: «Mike Pompeo ha detto che gli Usa non hanno avuto una partecipazione diretta. Vuol dire che l’hanno avuta indiretta?». E ha annunciato quattro nuovi arresti, per un totale provvisorio di 17, il presidente ha avuto modo anche di evidenziare la solidità dell’unione civico-militare venezuelana.
Grande risalto, non a caso, ha ricevuto la notizia che la seconda incursione mercenaria del 4 maggio sulla costa di Chuao, nello Stato di Aragua – seguita a quella del giorno prima a Macuto, nello Stato settentrionale di La Guaira, che si era conclusa con otto mercenari morti e due arrestati – è stata neutralizzata grazie allo sforzo congiunto di pescatori locali, polizia regionale e la Forza armata nazionale bolivariana.
Sono stati infatti proprio i pescatori i primi ad avvistare l’imbarcazione e a dare l’allarme, consentendo la cattura di otto terroristi, tra cui l’ex capitano Antonio Sequea Torres, il fratello di quest’ultimo Juvenal Sequea Torres e Adolfo Baduel, il figlio dell’ex generale Raúl Isaías Baduel, oltre ai due cittadini statunitensi.
* da ilmanifesto.it
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