Si è ulteriormente inasprito nelle ultime ore il conflitto nel Donbass, tornato ad acutizzarsi dall’inizio del mese di maggio. Le forze ucraine hanno bersagliato ripetutamente le posizioni delle Repubbliche popolari, prendendo di mira infrastrutture civili, abitazioni, linee elettriche vitali per il funzionamento di strutture industriali e sociali di alcune aree della LNR.
In risposta alle provocazioni, sia la Repubblica popolare di Lugansk che la Repubblica popolare di Donetsk hanno annunciato prima la mobilitazione generale delle milizie e, successivamente, la messa in stato di massima allerta, mentre denunciano il continuo approssimarsi di mezzi militari pesanti ucraini alla linea di separazione, in violazione degli accordi di Minsk. Secondo il canale Telegram WarGonzo, la LNR avrebbe avviato anche la mobilitazione dei riservisti.
L’agenzia rusvesna.su scrive che è stato rilevato l’arrivo, nella zona di operazioni del raggruppamento “Nord” ucraino, di giornalisti ben 11 media di Kiev, il che potrebbe significare l’approssimarsi di grosse operazioni militari, cui si affiancherebbero i servizi del Centro per le operazioni informativo-psicologiche delle forze armate ucraine.
Questo avviene alla vigilia del primo anniversario dell’insediamento di Vladimir Zelenskij alla presidenza dell’Ucraina: un anno che non è si è certo caratterizzato per mutamenti di posizioni di Kiev rispetto alla presidenza Porošenko, in particolar modo per quanto riguarda l’aggressione al Donbass.
Stando a Novorosinform, nelle ultime 24 ore le forze di Kiev hanno bersagliato in special modo Gorlovka, l’area del “Volvo-tsentr” a Donetsk, le aree di Staromikhajlovka, Žabičevo, Spartak, Veseloe, Jasinovataja, Krutaja Valka, nella DNR. Nella LNR, mortai da 120 mm hanno colpito soprattutto Zolotoe-5, Donetskij, Frunze, Berezovskoe, Golubovskoe, Želobok.
Il Presidente della LNR, Leonid Pasečnik ha denunciato il carattere terroristico delle azioni ucraine, che nell’ultimo mese stanno prendendo di mira soprattutto obiettivi civili di primaria importanza, come linee elettriche e condutture idriche, bersagliando anche con tiri di fucileria le squadre di operai preposte al loro ripristino.
Il leader della LNR si è rivolto direttamente a Vladimir Zelenskij, invitandolo ad “adottare misure per la cessazione del bombardamento del nostro territorio, garantendo la sicurezza dei lavori di ripristino delle infrastrutture civili estremamente vitali”.
Pasečnik ha anche avvertito che, “nel caso tali azioni delle forze ucraine proseguano, lei, Vladimir Aleksandrovič, non ci lascerà altra scelta che adottare misure efficaci e risolutive per spostare la linea di contatto dalle condutture elettriche bersagliate. Saremo costretti ad agire allo stesso modo, se continueranno i bombardamenti della popolazione civile e delle strutture vitali”.
L’ex rappresentante ufficiale delle milizie della LNR, Andrej Maročko, ha commentato positivamente all’agenzia Kharkov i passi della leadership di Lugansk, in particolare l’avvertimento lanciato a Zelenskij sul possibile spostamento della linea di separazione, per garantire la sicurezza della popolazione civile.
Intanto, l’osservatore politico Sergej Jakovlev scrive da Donetsk su zen.yandex.ru che Mosca non dovrebbe sottovalutare l’ennesima mossa ucraina per il Donbass. Il riferimento è, in particolare, alla “nuova delegazione” che Kiev starebbe approntando in rappresentanza di “alcuni distretti delle regioni di Donetsk e Lugansk” ai colloqui di Minsk, composta da persone “non macchiatesi” di collaborazione con LNR e DNR, fuggite in Ucraina e favorevoli al governo golpista.
Nulla di nuovo, scrive Jakovlev: è noto che i colloqui di Minsk o il “formato normanno” sono serviti solo a far guadagnare tempo a Kiev per sistemare a suo modo la questione del Donbass.
D’altronde, è questa la strategia generale occidentale: né l’Ucraina, né tantomeno il Donbass sono i loro obiettivi; sono solo uno strumento di espansione, con ruoli ben distribuiti tra Washington, Bruxelles, Berlino, Parigi e un gruppo di paesi limitrofi di nuovo europeismo. Tanto più che, osserva Jakovlev, le scelte del Cremlino sono in gran parte dettate dai propri “specialisti sulle questioni ucraine”, che per lo più sono interessati alla difesa dei propri affari privati in Ucraina.
Sono necessari cambiamenti radicali, conclude Jakovlev, puntando il dito addirittura su alcuni vertici di LNR e DNR, sugli ambienti moscoviti responsabili per Ucraina e L-DNR, ma, soprattutto, sulla linea generale russa per il Donbass e per “tutti quei connazionali che vivono in paesi retti da regimi a loro ostili, non solo nell’area della CSI”.
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