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Ecco come la BCE sovvenziona il miliardario Bernard Arnault

La politica monetaria condotta dalla Banca Centrale Europea (BCE) attraverso le sue misure non convenzionali, il cosiddetto Quantitative Easing, hanno un notevole impatto sui tassi di interesse e le condizioni finanziarie e di liquidità dell’intero sistema bancario e creditizio.

Tutto ciò avviene soprattutto tramite l’acquisto di titoli finanziari, in prevalenza titoli di Stato ma anche titoli privati, che permette alla BCE di inondare di liquidità le banche dell’Eurozona, le quali però ben si guardano dal concedere prestiti finanziando l’economia reale, preferendo notevolmente le speculazioni finanziarie e la copertura di eventuali rischi di perdite nell’attivo.

Inoltre, non sono affatto secondari gli effetti redistributivi di tali politiche monetarie. Il quotidiano indipendente online Mediapart ricostruisce nel dettaglio come il programma di riacquisto di titoli abbia beneficiato il colosso del lusso LVMH, gestito da Bernard Arnault, l’uomo più ricco di Francia e terzo nella classifica stilata dalla rivista Forbes dei grandi “paperoni” internazionali.

L’interesse dell’inchiesta sta dunque nel fatto che il caso Arnault è solo un esempio per indicare quanto queste politiche monetarie stiano arricchendo tutti quelli come lui….

In particolare, LVMH ha recentemente acquisito la storica azienda americana Tiffany&Co, la quale aveva raggiunto una quotazione in borsa di 14,7 miliardi di dollari al momento dell’acquisto da parte del gruppo di Bernard Arnault.

Per finanziare questo acquisto, LVMH ha lanciato un’emissione obbligazionaria di 9,3 miliardi di euro. Ed è qui che entra in gioco il ruolo chiave della BCE che, tramite il suo acquisto delle obbligazioni emesse dalle imprese della zona euro, il cosiddetto Corporate Sector Purchase Program, ha in pratica sottoscritto una fetta consistente delle obbligazioni.

In pratica la Bce ha ridotto il costo di finanziamento di un’operazione e arricchito una multinazionale dal fatturato stellare e i suoi azionisti. Uno scandalo passato in sordina ed eluso dai media mainstream, confinato agli approfondimenti degli “esperti del settore”, ma prontamente denunciato dall’eurodeputata de La France Insoumise, Manon Aubry, co-presidente del gruppo parlamentare del GUE/NGL.

Come se non bastasse, all’interno della vicenda stessa emerge un potenziale conflitto di interessi. Alla faccia dell’”indipendenza”, tanto strutturale quanto dogmatica, della BCE! Infatti, come rivelato dall’inchiesta di Mediapart, la direttrice aggiunta per la politica monetaria alla BCE, Natacha Valla, (nella foto di copertina) in carica fino al 30 giugno, siederà proprio nel Consiglio di Amministrazione di LVMH a partire dal 1° luglio.

Una continuità temporale tra i due incarichi che suscita non pochi interrogativi, sui quali l’articolo di Laurent Mauduit, tradotto e riportato di seguito, cerca di fare chiarezza.

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Questo è il paradosso del dibattito economico francese: le controversie si accendono non appena si parla di una possibile riforma della tassazione del capitale o del risparmio, ma sono deboli o inesistenti quando si tratta di politica monetaria, anche se la posta in gioco può essere molto più alta.

Chi in Francia è interessato, ad esempio, ai programmi di acquisto di attività finanziarie condotti dalla Banca Centrale Europea (BCE)? A parte l’eurodeputata de La France inoumise Manon Aubry, non molti. Per un semplice motivo: la complessità tecnica dell’argomento è tale che anche i polemisti più talentuosi difficilmente riescono ad entusiasmare il pubblico con un argomento così poco stimolante. Il risultato: nessuno, o quasi, tratta l’argomento.

E questo è sbagliato! Questi programmi di riacquisto di attività meritano molta attenzione, perché a volte si possono riassumere in una spettacolare constatazione: la BCE sovvenziona i miliardari attraverso questi programmi.

A riprova di ciò, basta guardare il caso emblematico del più potente miliardario francese, Bernard Arnault (terzo più ricco del mondo, secondo la rivista Forbes, dietro Jeff Bezos e Bill Gates), e il suo gruppo LVMH, che hanno buoni motivi per benedire la BCE per questo meccanismo, che renderà il ricchissimo Bernard Arnault… ancora più ricco!

L’esempio di LVMH è tanto più degno di nota in quanto, proprio nel momento in cui il gruppo beneficia della generosità della Banca Centrale, quest’ultima non si preoccupa nemmeno di essere irreprensibile, vietando ogni possibile situazione di conflitto di interessi: la direttrice aggiunta della politica monetaria presso la BCE, l’economista Natacha Valla entrerà così a far parte del consiglio di amministrazione di LVMH, secondo una delibera presentata il 30 giugno all’assemblea degli azionisti del gruppo.

Come ricorda la Banque de France, dall’ottobre 2014 la BCE ha “messo in campo una serie di misure non convenzionali di politica monetaria sotto forma di diversi programmi di acquisto di attività finanziarie molto consistenti”. E tra le varie misure, dal giugno 2016 è stato sviluppato un programma di acquisto delle obbligazioni emesse dalle imprese della zona euro (CSPP, Corporate Sector Purchase Program).

È proprio questo meccanismo che LVMH intende ora utilizzare. Lo scorso febbraio il gruppo del lusso ha lanciato un’emissione obbligazionaria per un importo record di 9,3 miliardi di euro, con l’obiettivo di rifinanziare l’acquisto del gioielliere americano di lusso Tiffany per 14,7 miliardi di euro.

L’operazione ha dimensioni senza precedenti dal 2016, con una domanda che supera addirittura la sbalorditiva cifra di 20 miliardi di euro. E nel caso del suo programma di riacquisto di azioni, la BCE ha sottoscritto massicciamente le obbligazioni LVMH, a condizioni estremamente vantaggiose.

Solo la stampa finanziaria specializzata ne ha parlato. Il sito web di Agefi descrive in dettaglio le varie tranche dell’emissione e conclude che “il finanziamento totale dell’operazione sarebbe a un tasso negativo” (significa che Arnault dovrà restituire una cifra inferiore a quella pesa in prestito, ndT).

E il giornale continua dicendo: “Queste favorevoli condizioni di finanziamento sono dovute in particolare al programma di riacquisto di obbligazioni societarie (CSPP) della Banca Centrale Europea (BCE). Un gruppo di parlamentari italiani ha chiesto alla BCE se intendeva partecipare a questa emissione e se non equivalesse a finanziare l’acquisto di Tiffany da parte di LVMH con denaro pubblico. Christine Lagarde ha risposto che gli emittenti delle obbligazioni acquistate dalla BCE erano liberi di utilizzare i fondi raccolti come volevano. Infatti, il CSPP è un programma di acquisto ‘incollato’ alla fotografia del mercato. ‘Compriamo titoli idonei in proporzione al mercato’, ha detto un portavoce della BCE. ‘I titoli verdi, ad esempio, rappresentano il 20% dei titoli in circolazione sul mercato. Quindi il 20% dei nostri acquisti’”.

Di proprietà di Bernard Arnault, anche il quotidiano Les Échos ha parlato dell’operazione ma in tono molto tecnico, sotto il titolo “LVMH lancia una transazione straordinaria sul mercato del debito“, il che non impedisce al giornale di presentare l’operazione in modo preciso, anche se Bernard Arnault non è un target specifico.

Nella stampa anglosassone o in alcuni siti specializzati, il tono è comunque molto più aspro. Il 7 febbraio 2020, l’agenzia Bloomberg ha messo il piede nel piatto con questo titolo: “L’uomo più ricco di Francia riceve un pranzo gratuito dalla BCE“. E l’agenzia scandisce l’analisi dell’operazione con questo commento: “L’uomo più ricco di Francia può ringraziare la BCE per questo”.

Molto noto negli Stati Uniti per aver rivelato le turpitudini di Goldman Sachs all’inizio della crisi finanziaria, il sito finanziario Zero Hedge è ancora più nitido. Attingendo all’analisi di Bloomberg, dedica al caso un articolo dal titolo ancor più cattivo: “La BCE acquista obbligazioni LVMH per finanziare l’acquisizione di Tiffany, rendendo ancora più ricco l’uomo più ricco di Francia“.

E il sito prosegue notando che “grazie all’eredità duratura di Mario Draghi”, Presidente della BCE dal 2011 al 2019, “l’uomo più ricco di Francia è ora ancora più ricco perché ha dovuto indebitarsi”. Paradossalmente, non ce n’è davvero per nessuno: con la BCE, le condizioni di rifinanziamento sono così vantaggiose per questo tipo di operazioni che l’indebitamento arricchisce l’emittente.

La morale della storia è tratta dal sito finanziario This is money, collegato al Daily Mail: “Come diceva Francis Scott Fitzgerald, lasciate che vi parli dei ricchi; sono diversi da voi e da me”. Sono diversi perché i ricchi, a differenza dei non ricchi, sanno fare buoni affari, anche quando si indebitano.

Dobbiamo ovviamente essere cauti per quanto riguarda le prese in giro della stampa anglosassone e non dobbiamo perdere di vista il fatto che un numero molto elevato di società francesi ha diritto al riacquisto di azioni della BCE. L’elenco delle società idonee (che può essere consultato qui) è molto ampio e la Banca Centrale, come abbiamo visto, si assicura di effettuare questi riacquisti di attività in modo “neutrale rispetto al mercato”, cioè senza favorire un gruppo rispetto a un altro (ma favorendo tutti i grandi gruppi industrial-finanziari rispetto al resto della società, NdT).

Tuttavia, l’ultimo programma CSPP della BCE, per 189 miliardi di euro, consente alle grandi imprese di essere parzialmente finanziate dalla BCE e riduce i loro costi di finanziamento. Questa è almeno la versione ufficiale servita dalla stessa BCE.

Una versione può essere decifrata molto più bruscamente: la BCE sta quindi utilizzando il denaro pubblico per sovvenzionare aziende estremamente ricche e i loro azionisti, che a volte lo sono ancora di più.

Una politica monetaria estrema ha l’effetto indesiderato di arricchire le persone più ricche. Sebbene non sia quantificabile, esiste in effetti un legame non dimostrato, ma empiricamente osservato, tra l’aumento dei prezzi delle attività finanziarie, in particolare per le azioni e le obbligazioni, e lo stimolo monetario fornito dalle banche centrali del G7.

Questo effetto di arricchimento è il prodotto di molteplici fattori. In primo luogo, si registra un aumento indiretto delle quotazioni azionarie dovuto a tassi di interesse negativi, combinato con i programmi di riacquisto di attività della BCE, tra cui quello di acquisto dei titoli del settore pubblico (PSPP, Public Sector Purchase Program), iniziato il 9 marzo 2015.

L’indice dei primi 500 patrimoni mondiali redatto da Bloomberg non lascia dubbi sull’argomento poiché ha registrato un aumento del 25% per il 2019. Ed è molto probabile che la crisi sanitaria abbia avuto poco impatto al ribasso sullo stesso indice nella prima metà del 2020, visti gli interventi delle banche centrali del G7 per “stabilizzare” i mercati azionari, cioè evitare il crollo dei prezzi degli attivi che erano stati dopati dal loro stimolo nel 2019.

Vi è poi un effetto picco dei prezzi delle obbligazioni societarie da parte degli stessi tassi di interesse negativi, cumulati con il programma di riacquisto CPSS della BCE. Va inoltre notato che questo CSPP, di cui LVMH ha beneficiato, è un programma di acquisto di titoli in cui la banca centrale ha un’influenza diretta al ribasso sul rendimento di un’obbligazione e un’influenza al rialzo sul suo prezzo, il che non è molto compatibile con i principi dell'”economia di mercato” propagandati dalla Commissione europea e dai trattati.

Nel caso del CPSS (a differenza del PSPP), la BCE non si astiene nemmeno dall’acquistare sul mercato primario, ossia direttamente dagli emittenti di attività finanziarie. In altre parole, la banca centrale può acquistare titoli emessi da società sul mercato primario, come nel caso di LVMH; ma non può farlo per i titoli di debito pubblico, che può acquistare solo sul mercato secondario.

Questo è un grande vantaggio per il finanziamento obbligazionario perché permette di monetizzare il debito privato, mentre la monetizzazione diretta del debito pubblico è proibita.

Tutto sommato, l’effetto ricchezza creato dalla politica della BCE è difficile se non impossibile da quantificare, ma è probabile che sia massiccio, come suggerito dalla stampa anglosassone. I grandi patrimoni in questione possono certamente sostenere che non hanno alcun ruolo nella conduzione di queste politiche monetarie e che le banche centrali sono le sole responsabili di queste politiche.

Tuttavia, questo argomento ha i suoi limiti, perché l’esperienza ha dimostrato che le banche centrali sono sotto costante pressione da parte dei mercati finanziari quando non fanno esattamente quello che i mercati dicono loro di fare. Come volevasi dimostrare! LVMH e gruppi dello stesso tipo non hanno alcuna responsabilità nel sistema; ma non dobbiamo farci ingannare: il sistema fa costantemente il loro gioco!

La vicenda non ha ancora fatto molto scalpore in Francia, ma ha cominciato a farlo in alcuni paesi europei. Un membro del Parlamento Europeo, Carlo Fidanza (Gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei) ha posto una domanda scritta su LVMH.

Da parte sua, l’eurodeputata de La France insoumise Manon Aubry (vicepresidente del gruppo confederale della Sinistra unitaria europea – Sinistra verde nordica) segue da vicino la questione ed è indignata per le agevolazioni che la BCE concede ai più ricchi.

Ha detto a Mediapart: “Con il suo programma di riacquisto del debito privato, la Banca Centrale Europea è diventata la banca delle imprese e dei loro capi. Grazie ai suoi interventi sui mercati finanziari, le grandi multinazionali, anche quelle inquinanti, possono finanziarsi a basso costo, o addirittura gratuitamente, e realizzare profitti indecenti che si trovano nei conti bancari di azionisti e padroni ben retribuiti come Bernard Arnault. Nel frattempo, alle nostre PMI vengono negati i prestiti e gli Stati sono condannati a finanziarsi al ritmo dei mercati, poiché alla BCE è vietato concedere prestiti direttamente a loro. I trattati europei non possono più essere usati come pretesto per perseguire una politica a favore dei più ricchi e della finanza privata. Questo caso illustra ancora una volta la necessità di rivedere gli obiettivi e il funzionamento della BCE, al fine di riportare la politica monetaria nell’ambito del dibattito democratico e dell’interesse generale”.

In ogni caso, il sistema è tanto meglio organizzato, perché grandi gruppi come LVMH possono allo stesso tempo beneficiare di preziosi “consigli” su questi complessi meandri della politica monetaria. Lo rivela il caso dell’economista Natacha Valla, direttrice aggiunta della BCE per la politica monetaria, la cui cooptazione nel consiglio di amministrazione di LVMH dovrà essere approvata dall’assemblea degli azionisti il 30 giugno.

Mediapart ha già parlato del percorso professionale di questa economista in una recente inchiesta. Ufficialmente, Natacha Valla è ancora in carica al 15 giugno 2020 presso la BCE. La banca pubblica regolarmente l’elenco aggiornato dei suoi dirigenti, e il nome dell’economista appare, ancora, a questa data, in fondo alla pagina 2 di questo annuario.

Ma questo non è tutto! Mentre è ancora in carica alla BCE il 15 giugno 2020, nelle settimane precedenti – e anche nei mesi precedenti – apprendiamo che l’economista ha negoziato nuovi punti in caduta. In primo luogo, nei giorni che precedono l’assemblea (virtuale) dei propri azionisti, originariamente prevista per il 16 aprile, LVMH invia a tutti gli azionisti l’elenco delle delibere che saranno messe in votazione. E la decima delibera prevede l’elezione di Natacha Valla a membro del Consiglio di Amministrazione del gruppo del lusso.

Non sarà così perché, a causa della crisi sanitaria, LVMH ha alla fine deciso di rinviare l’Assemblea generale al 30 giugno. Ma era a un pelo dall’avere l’economista nel Consiglio di Amministrazione di LVMH, mentre lavorava ancora alla BCE.

Il 28 maggio Tikehau Capital rilascia un comunicato stampa che rivela il ritorno di Natacha Valla all’azienda: “Tikehau Capital, il gruppo di investimento e gestione patrimoniale alternativa, ha annunciato oggi la nomina di Natacha Valla a membro dell’Advisory Board della sua società di gestione Tikehau Investment Management. Porterà alla gestione di Tikehau IM la sua esperienza in molteplici settori economici e finanziari, tra cui gli investimenti e l’asset allocation, e l’analisi delle politiche monetarie e delle questioni macroeconomiche internazionali”.

In breve, l’economista è stata reclutata per esercitare le sue competenze in settori quasi identici a quelli in cui ha lavorato alla BCE… che non ha ancora lasciato.

Al momento della nostra prima indagine, non avevamo notato che era stata cooptata anche nel Consiglio di Amministrazione del gigante assicurativo Scor, il cui amministratore delegato è l’influentissimo Denis Kessler, ex numero 2 del Medef (la Confindustria francese, ndt), e che è un gestore patrimoniale molto importante – la sua cooptazione appare nel Bulletin des Annonces Légales del 13 marzo.

Per inciso, durante il rinnovo del consiglio di amministrazione di Scor, un fondo finanziario attivista chiamato Ciam, che ha preso una partecipazione nella società e sta rendendo la vita difficile a Denis Kessler, ha accolto con favore in un comunicato stampa l’ingresso di Natacha Valla nel Consiglio di Amministrazione e l’uscita dal consiglio di un altro amministratore, Marguerite Bérard, in quanto membro del comitato esecutivo del Gruppo BNP Paribas e quindi in tale veste… in conflitto di interessi, visti i rapporti commerciali tra la banca e il riassicuratore.

Natacha Valla si è quindi legata a un gran numero di gruppi francesi ancora prima di lasciare la BCE. Tutto ciò non è privo di problemi. Ci sono diverse ragioni per questo. La prima è che la BCE ha regole molto severe alle quali i dirigenti della banca sono soggetti per evitare qualsiasi conflitto di interessi: queste regole possono essere consultate qui.

In particolare, forniscono un quadro molto rigoroso per la ricerca e l’accettazione di un posto di lavoro se il candidato che lascia il lavoro ha una posizione manageriale importante (vedi il documento in particolare alle pagine 9 e 10).

In occasione di questa prima inchiesta, Mediapart aveva così interrogato la BCE sui progressi di Natacha Valla. In risposta alle nostre domande, un portavoce della banca ci ha dato la seguente risposta: “Questa settimana abbiamo appreso i piani professionali dell’ex direttrice della BCE. Al momento stiamo esaminando la questione. Tuttavia, il manager era in congedo dall’inizio dell’anno e non aveva avuto accesso a informazioni sensibili durante questo periodo”.

La direzione della BCE si stava quindi coprendo dando assicurazioni che Natacha Valla non aveva avuto accesso a informazioni importanti negli ultimi mesi, ma non copre… Natacha Valla. Al contrario, affermando di essere venuta a conoscenza solo di recente dei piani dell’economista e che i servizi della banca stavano “esaminando la questione”, non escludeva che l’economista non avesse rispettato le regole.

Queste regole fissano dei termini entro i quali un candidato deve dichiarare la sua ricerca di un’azienda all’inizio. Ma è anche previsto che il candidato iniziale possa iniziare a lavorare per una società finanziaria stabilita nell’Unione solo dopo la scadenza di tre mesi dalla data in cui il suo lavoro in questi settori di attività è cessato.

Tuttavia, l’annuncio della sua assunzione da parte di Tikehau Capital arriva alla fine di maggio, mentre lavora ancora alla BCE. Il portavoce conferma anche che l’economista non li ha avvertiti prima dei suoi accordi con LVMH e Tikehau Capital, anche se il regolamento glielo imponeva.

Sempre in occasione di questa prima indagine, Natacha Valla si era sottratta alle precise domande che le avevamo posto e aveva appena fatto una dichiarazione generale: “La mia carriera professionale è sempre stata ampiamente pubblicizzata e quindi è nota a tutti. In ogni fase della mia carriera ho prestato particolare attenzione al rispetto delle regole etiche e delle regole di riserva che sono consustanziali all’esercizio delle funzioni da me svolte, in particolare quelle che ho occupato nelle istituzioni pubbliche che lei cita. Ho sempre voluto svolgere il mio lavoro di economista, in ogni circostanza, nel rigoroso rispetto di questi principi di trasparenza e di etica professionale”.

Ma, alla luce dell’emissione obbligazionaria lanciata da LVMH e dei notevoli profitti che il gruppo di Bernard Arnault ne ha ricavato, il background dell’economista solleva ulteriori questioni. La storia può essere riassunta come segue: la vicedirettrice della politica monetaria della BCE entra a far parte del Consiglio di Amministrazione del gruppo LVMH, che ha appena tratto grande beneficio dalla politica monetaria della BCE e dai suoi programmi di riacquisto di titoli.

Naturalmente, va sottolineato che i dipartimenti della BCE che gestiscono i programmi di riacquisto di titoli non sono gli stessi per i quali lavora Natacha Valla. Ma data la vicinanza delle questioni, si sarebbe pensato che la direzione della BCE si sarebbe preoccupata di evitare qualsiasi conflitto di interessi o la parvenza di un conflitto di interessi.

Infatti, è proprio per la sua competenza in materia di politica monetaria che Natacha Valla sarà cooptata il 30 giugno nel Consiglio di Amministrazione di LVMH. Ciò è chiaramente indicato a pagina 19 nella relazione del Consiglio di Amministrazione di LVMH per l’assemblea degli azionisti, che può essere consultata qui: “Natacha Valla contribuisce con le sue competenze in materia di finanza internazionale e di politica monetaria, particolarmente utile per un gruppo di portata mondiale”.

È quindi chiaramente suggerito: al momento dell’acquisizione di Tiffany, la politica monetaria si è rivelata particolarmente “utile” per LVMH.

Abbiamo pertanto interrogato nuovamente Natacha Valla e la direzione della BCE. In particolare, abbiamo chiesto loro come interpretare questa coincidenza tra, da un lato, i benefici che LVMH ha tratto dalla politica monetaria e dai riacquisti di azioni della BCE e l’ingresso dell’economista nel Consiglio di Amministrazione.

Non abbiamo ancora ricevuto una risposta, ma segnaleremo ogni commento che riceveremo.

L’eurodeputata Manon Aubry è molto critica nei confronti della BCE. “L’indipendenza della Banca Centrale Europea dagli Stati”, ha detto a Mediapart, “è un totem costantemente sventolato dai liberisti di ogni tipo. D’altro canto, l’indipendenza della BCE dalle imprese, principali beneficiarie dei suoi programmi, è trascurata in modo allarmante. Questo doppio standard dimostra come l’indipendenza della BCE sia solo teorica e in realtà serva gli interessi di un ristretto numero di persone facoltose. Essa illustra inoltre i pericolosi legami tra le istituzioni europee e gli interessi privati, che minano la fiducia democratica. Quando ho chiesto al Presidente della BCE del caso della signora Valla in un’audizione davanti al Parlamento europeo, Christine Lagarde si è semplicemente rifiutata di rispondermi. Non importa: ho già presentato una serie di interrogazioni scritte per ottenere tutti i chiarimenti necessari su questo caso. Di fronte al problema sistemico dell’opacità della BCE, continuerò a utilizzare tutti gli strumenti a mia disposizione per esigere il rispetto delle regole di trasparenza e indipendenza che devono essere imposte a tutte le istituzioni pubbliche”.

Comunque sia, la morale della storia è questa: la tassa sulla ricchezza ha sempre suscitato passioni, mentre non è mai stata altro che una tassa sul capitale; la politica monetaria e questi riacquisti di azioni non sono controversi perché sono molto più complessi, ma comportano una posta in gioco molto più alta. Il caso LVMH, tuttavia, dimostra che è sbagliato…

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1 Commento


  • Alejandro Sojos

    Storia molto interessante….

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