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G20, Amburgo, tre anni dopo

Sono passati tre anni dal G20 che si tenne nella città di Amburgo il 7 e 8 luglio 2017.

In questi tre anni la polizia e i tribunali tedeschi hanno proseguito il loro lavoro nelle indagini e nei procedimenti contro i manifestanti. Anche la squadra investigativa “Blocco nero” creata ad hoc nel 2017 ha continuato a operare, nel 2020 esiste ancora con una sigla diversa e un numero ridotto di agenti.

Le ricerche pubbliche dei sospetti, attraverso la pubblicazione di ritratti di manifestanti estrapolati dai video raccolti dalle telecamere pubbliche e private, si sono ripetute più volte in questi tre anni e sono ancora online[1]. La polizia di Amburgo ringrazia per le oltre diecimila segnalazioni ricevute e fornisce nuovi recapiti da contattare per continuare a inviare informazioni di qualunque tipo “sui reati. commessi durante il summit G20”[2].

Solo a maggio 2020 la polizia di Amburgo ha smesso di utilizzare il database biometrico in cui gli investigatori avevano salvato i volti di migliaia di cittadini, nonostante il garante tedesco per la protezione dei dati ne avesse ordinato la cancellazione già alla fine del 2018. Ne è stato abbandonato l’utilizzo in quanto ritenuto non più utile[3].

L’opera di investigazione è stata enorme: oltre 3.580 indagini condotte e 230 procedimenti conclusi con una condanna, dei quali 114 con condanne alla reclusione con la condizionale e 9 con condanne detentive senza l’applicazione della condizionale[4]. Va precisato che molte sentenze non sono definitive e sono tuttora in corso varie procedure di ricorso.

Non è stato invece iniziato ad Amburgo alcun processo ai poliziotti denunciati per violenze sui manifestanti. Di 157 procedimenti contro gli agenti, ben 120 sono stati archiviati. Le forze dell’ordine hanno ferito arbitrariamente manifestanti, giornalisti e persino passanti che stavano rientrando a casa.

Ad oggi, questi episodi non sono stati chiariti e tanto meno perseguiti legalmente. La sensazione è che non verrà confermato alcun caso di violenza da parte della polizia. L’unico poliziotto finito sotto processo è un agente di Monaco accusato, assieme alla fidanzata, di aver lanciato una lattina di birra contro i colleghi, mentre partecipava come semplice cittadino alle manifestazioni. Sono stati entrambi appena assolti dal tribunale di Altona ad Amburgo, la procura si riserva di ricorrere in appello[5].

Il processo clou è in questo momento quello ai cinque presunti partecipanti ai disordini sull’Elbchaussee, arrestati nell’estate del 2018 e incarcerati. A dicembre 2019, dopo sedici mesi di detenzione, era stato rilasciato anche l’ultimo imputato che si trovava ancora in carcere in custodia cautelare. Il processo è iniziato più di un anno e mezzo fa, a dicembre 2018, con accuse di complicità ritenendo gli imputati penalmente responsabili degli atti di violenza commessi da altri manifestanti.

Nonostante le imponenti indagini, la polizia non è stata in grado di identificare altre persone oltre a loro. Questi cinque sono ora considerati responsabili di tutti i danni sulla via Elbchaussee: il costo totale è stimato in un milione di euro. Il procuratore li accusa di molti crimini: grave disturbo della pace cittadina, incendio doloso, danneggiamenti.[6]

Quattro di loro hanno dichiarato di aver lasciato il corteo quando era diventata troppo violento. Questo però è di secondaria importanza per il pubblico ministero: che, pochi giorni fa, ha chiesto pene detentive fino a quattro anni e nove mesi. La difesa ha chiesto l’assoluzione. La sentenza è attesa tra pochi giorni, il prossimo 10 luglio[7].

Questo processo è particolarmente importante non solo per i cinque imputati che rischiano pene esemplari, ma anche perché il tribunale deve decidere sulla domanda che ritorna puntuale ad Amburgo: i partecipanti a una manifestazione possono essere ritenuti responsabili di atti commessi da qualcun’altro?

Questa domanda tornerà al processo per il corteo di Rondenbarg del 7 luglio 2017, procedimento che sarà organizzato come un maxi processo suddiviso in gruppi di una ventina di imputati ciascuno. Le accuse sono simili a quelle contestate a Fabio: grave violazione della pace cittadina, attacco e tentate lesione alle forze dell’ordine, danneggiamenti.

Fabio è stato il primo e finora unico imputato a essere processato per gli eventi al Rondenbarg. Il suo processo al tribunale ordinario tedesco era stato sospeso nel 2018 per la gravidanza della giudice incaricata.

Il primo raggruppamento del maxi processo è quello dei diciannove minorenni ed è già stato definito, mentre le date delle udienze ancora non sono state fissate[8]. Come non è stato deciso se a quel gruppo dovrà essere aggiunto anche Fabio o se il suo procedimento, essendo già iniziato a ottobre 2017, dovrà proseguire da solo.

Date le premesse, i processi per le manifestazioni contro il G20 di Amburgo del 2017 dureranno ancora a lungo. Cerchiamo di non dimenticarli.

 * da Osservatorio Repressione

[1] https://www.presseportal.de/blaulicht/pm/6337/4490659

[2] https://www.hamburg.de/g20-gipfel/8978178/hinweisportal/

[3] https://www.krone.at/2162708

[4] https://www.presseportal.de/blaulicht/pm/6337/4544140

[5] https://fink.hamburg/2020/07/freispruch-dose-prozess/

[6] https://www.zeit.de/hamburg/2020-06/g20-gipfel-hamburg-landgericht-prozess

[7] https://www.ndr.de/nachrichten/hamburg/Elbchaussee-Randale-Staatsanwalt-fordert-Haftstrafen-,elbchaussee158.html

[8] https://www.ndr.de/nachrichten/hamburg/G20-Gewalt-am-Rondenbarg-19-Anklagen,gzwanzig410.html

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