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Bolivia. La destra vuole far fuori il MAS di Evo Morales dalle prossime elezioni

L’ex presidente boliviano Evo Morales ha denunciato che la destra del suo Paese sta cercando a tutti i costi di far fuori dalla corsa elettorale il candidato del Movimiento al Socialismo (MAS), Luis Arce. Le dichiarazioni del leader indigeno, rifugiato in Argentina, arrivano dopo un’escalation di falsità contro il candidato presidenziale del MAS per aver commentato un sondaggio d’opinione in vista delle elezioni di settembre.

Tuttavia, tali accuse provengono da diversi esponenti della destra, la stessa che ha promosso il colpo di Stato del 10 novembre. La verità è che almeno nove sondaggi condotti in vista delle elezioni – in origine previste per maggio ma poi rinviate per la pandemia di Covid-19 – hanno confermato che Arce ha un’alta probabilità di vincere al primo turno delle elezioni.

Nei giorni scorsi la destra boliviana sta spingendo per la sospensione delle elezioni, tramite azioni ed appelli per richiedere l’intervento dell’OSA (Organizzazione degli Stati Americani). Queste “sollecitazioni” sono arrivate dal candidato alla presidenza per il fronte Creemos, Luis Fernando Camacho, leader della destra golpist, e dall’ex-presidente (2003–2005) Carlos Mesa, il quale si prepara a formare un’alleanza neoliberista unitaria con l’attuale presidente de facto Jeanine Áñez, preoccupata per la preminenza del MAS in tutti i sondaggi.

L’ex presidente boliviano Evo Morales ha affermato che chiedere all’OSA di pronunciarsi per la sospensione delle elezioni in Bolivia è un nuovo colpo contro la democrazia ed una forma di intervento contro la sovranità dello Stato e la dignità del popolo.

Luis Arce, il candidato del MAS, ha considerato questa organizzazione “parte e complice” del colpo di Stato contro la democrazia a seguito delle elezioni dell’ottobre 2019, che sono state annullate a causa di accuse non verificate di irregolarità.

Inoltre, ha respinto le accuse dei suoi oppositori politici, accusandoli di strumentalizzare il contesto dell’epidemia del Covid-19 come scusa per impedire regolari elezioni. Arce ha detto che “il popolo boliviano punta sulle elezioni per poter risolvere questo problema della pandemia generato da un governo di transizione, con un governo di fatto che non è in grado di fornire una soluzione al problema”.

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No alla messa al bando del MAS. Torniamo alla democrazia nello Stato Plurinazionale della Bolivia

Comunicato della Red de Intelectuales, Artistas y Movimientos Sociales en Defensa de la Humanidad (REDH)

Al fine di consolidare gli obiettivi del colpo di Stato del 10 novembre 2019 – far fuori dal governo il campesino indigeno e popolare ed escludere le classi subalterne dalla partecipazione politica alla gestione dello Stato – la destra boliviana, nonostante le sue contraddizioni, si prepara a bandire, attraverso il Tribunal Supremo Electoral (TSE), il Movimiento al Socialismo (MAS) dalle elezioni generali che, ad oggi, sono state fissate per il 6 settembre.

La pressione dei partiti e delle organizzazioni di destra sul TSE è ben evidente e nelle ultime ore è aumentata, poiché attribuiscono al candidato presidenziale del MAS, Luis Arce, la commissione di un crimine elettorale, cosicché questa organizzazione politica, con un’ampia base popolare e che ha scritto le pagine più eroiche di tutta la storia boliviana, nei giorni successivi avrà il suo status giuridico annullato, con il risultato che il partito guidato da Evo Morales, che ha non meno del 50% di appoggio elettorale, sarà escluso dalle prossime elezioni.

Il candidato Luis Arce è accusato di aver violato la legge elettorale trasmettendo un sondaggio sulle intenzioni di voto in un’intervista televisiva, che è stato respinto dal MAS perché era solo un commento e non la trasmissione di un sondaggio in senso stretto, e anche perché la campagna elettorale è interrotta dall’emergenza sanitaria.

Dopo il colpo di stato, le minacce di far scomparire il MAS dalla politica istituzionale boliviana sono state una costante. Più di cento prigionieri politici, centinaia di rifugiati, sette richiedenti asilo politico nell’ambasciata messicana, più di cento morti a Senkata e Sacaba, e la persecuzione giudiziaria dei loro leader sociali e politici, è ciò che il MAS affronta senza che le organizzazioni internazionali mettano in guardia su quanto sta accadendo in termini di diritti umani.

Come Red en Defensa de la Humanidad (REDH) chiediamo alle organizzazioni politiche e sociali di condannare questo nuovo tentativo di attaccare il diritto dei boliviani di eleggere le loro autorità in piena democrazia.

Sosteniamo anche i movimenti sociali in Bolivia che chiedono il ritorno alle istituzioni democratiche che sono state violentemente interrotte nel novembre dello scorso anno.

 

 

 

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