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Stati Uniti. Manifestante ucciso in Texas, durissimi scontri a Seattle e Portland

Ad Austin, in Texas, un manifestante antirazzista, Garret Foster,  è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco durante una manifestazione di protesta nella capitale del Texas. Secondo quanto riporta la stampa locale, un portavoce della polizia ha detto che gli agenti stavano controllando la manifestazione quando, circa alle 22 ore locale, la vittima si sarebbe avvicinata ad un auto che poco prima aveva cercato di investire i manifestanti.

Secondo le testimonianze sarebbe stato il conducente dell’auto ad aprire il fuoco e colpire l’uomo che poi è morto in ospedale per le ferite riportate. Il sospetto è stato arrestato e sta collaborando con gli inquirenti, ha detto il portavoce della polizia, il quale ha anche ventilato l’ipotesi – ma non l’ha confermata – secondo cui il manifestante ucciso avrebbe avuto un’arma. Una tesi piuttosto fragile visto che Garret Foster era alla manifestazione ma spingendo la sedia a rotella della propria fidanzata.

Ma una testimone presente alla scena ha riferito alla radio locale Kut che l’uomo alla guida dell’auto poco prima aveva quasi travolto un gruppo di manifestanti prima di sparare. “Tutti hanno iniziato a colpire l’auto cercando di farlo rallentare – ha detto ancora la testimone – allora lui ha abbassato il finestrino ed ha sparato tre colpi. A freddo, senza dire niente, poi ha alzato il finestrino ed è volato via”.

Molto più a nordovest, a Seattle, ci sono stati violenti scontri tra la polizia e i dimostranti. Secondo la polizia della città dello stato di Washington, 21 agenti sono rimasti feriti dal lancio di oggetti, mentre 45 persone sono state arrestate.

Secondo la polizia i disordini della notte scorsa sono stati un vero e proprio “riot”, cioè una sommossa. Il primo luglio scorso la polizia ha sgombrato la zona che settimane prima il movimento nato per la protesta contro l’uccisione di George Flyod a fine maggio aveva occupato, dando vita alla Capital Hill Autonomous Zone. Scontri di piazza vengono segnalati anche a Los Angeles e Portland.  In quest’ultima città le proteste si susseguono ininterrottamente da oltre 50 giorni, migliaia di manifestanti – diversi dotati di maschere antigas, scudi, bastoni e altre armi improvvisate – si sono nuovamente riuniti di fronte alla Corte federale cittadina, che da settimane viene assaltato anche sfondando il cordone di agenti di polizia schierati dall’amministrazione presidenziale.

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