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La Turchia stabilirà due basi militari in Libia. Tra Tripoli e Tobruk è braccio di ferro

A Tripoli sono arrivati i ministri della Difesa di Turchia e Qatar per incontrare gli esponenti del Governo di accordo nazionale (Gna).

Fonti governative libiche hanno riferito ad “Agenzia Nova” che il programma della visita di Akar, accompagnato dal collega qatariota, includerà anche un confronto “sui passi compiuti finora per stabilire una base navale turca a Misurata e una base aerea ad Al Watiya, a sud-ovest di Tripoli”.

Si tratta di una notizia rilevante, anche per l’Italia, visto che l’insediamento militare della Turchia prevede che il famoso ospedale “protetto” da un contingente di soldati italiani a Misurata dovrà…. togliere le tende e trasferirsi un pò più fuori la città per lasciare il posto ai turchi. La notizia è emersa nel recente viaggio del ministro della Difesa italiano Guerini a Tripoli.

I due ministri della Difesa di Turchia e Qatar discuteranno con gli esponenti di Tripoli anche dei modi per aumentare il sostegno militare alle forze armate del governo di Sarraj e rafforzare le posizioni a ovest di Sirte, la città della Libia centrale diventata la linea rossa nello scontro tra i due governi libici e i loro alleati internazionali.

La risposta del governo di Tobruk, quello di Haftar, non si è fatta attendere con una dichiarazione secondo cui l’unica istituzione legittimata a rappresentare il popolo libico è il parlamento che si riunisce a Tobruk, in Cirenaica, “o chiunque venga autorizzato” dallo stesso organismo: ogni entità non eletta che legifera al suo posto “commette un crimine”.

E’ quanto si legge in una nota ufficiale diffusa dalla Camera dei rappresentanti della Libia che di fatto delegittima ogni atto siglato dal governo di Tripoli. “Nessuna entità non eletta può rappresentare il popolo o parte di esso”, spiega il testo in riferimento al Governo di accordo nazionale (Gna) guidato dal premier Fayez al Sarraj a Tripoli.

Occorre rammentare che il mandato del parlamento eletto nel 2014, peraltro con una scarsa affluenza inferiore al 20 per cento degli aventi diritto, è in scaduto da diverso tempo. I deputati libici non sono mai riusciti a votare la fiducia al Gna, mentre un gruppo di circa 40 parlamentari ha creato un proprio parlamento “parallelo” in Tripoli, dove ha sede il Consiglio presidenziale riconosciuto dalla Comunità internazionale e sostenuto dalla Turchia.

Ma a Tripoli è arrivato con una visita a sorpresa anche il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas. Il ministro tedesco dovrebbe incontrare i principali esponenti del Consiglio presidenziale del Governo di accordo nazionale (Gna).

Come noto, la Germania è entrata nella crisi libica come paese guida del cosiddetto “processo di Berlino”, cioè l’iniziativa diplomatica tesa a riunire attorno allo stesso tavolo tutti gli agenti stranieri coinvolti nella crisi in corso con l’obiettivo di fermare l’ingerenza straniera per mettere a tacere le armi.

La Germania si è detta “pronta a considerare”, insieme a Francia e Italia, l’imposizione di sanzioni nei confronti di potenze straniere che violano l’embargo sulle armi in Libia. Una linea che ha già aperto e continua a provocare tensione con “l’alleata” Turchia che sta materialmente fornendo di soldati e armamenti allo stesso governo di Tripoli.

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