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Stati Uniti. Rabbia nelle strade per la decisione sull’omicidio di Breonna Taylor

La decisione del Gran Giurì di Lousiville di incriminare solo per negligenza e solo un agente per l’omicidio dell’afroamericana Breonna Taylor, ha scatenata la rabbia e le proteste popolari nella città del Kentukcky ed in altre città statunitensi. A sei mesi dal suo omicidio, nessun poliziotto è ancora stato arrestato o incriminato per aver ucciso Breonna Taylor.

Nelle proteste a Louisville, almeno due poliziotti risultano feriti, questa volta da colpi d’arma da fuoco, e ci sono stati almeno 46 arresti in una notte di proteste e scontri.

A scatenare la rabbia e’ stata la decisione del Gran Giuri’ di Louisville di non incriminare l’ex agente Brett Hankison per la morte della giovane afroamericana. Il poliziotto, sospeso dal servizio, e’ stato accusato di condotta pericolosa per aver sparato alla cieca 10 colpi d’arma da fuoco nell’appartamento durante l’irruzione antidroga del 13 marzo, ma le imputazioni piu’ pesanti sono cadute.

Per i pubblici ministeri Hankison e’ da portare a giudizio per condotta pericolosa perche’ i proiettili sparati dalla sua arma da fuoco, entrarono anche in un appartamento vicino all’interno del quale c’erano tre persone; dunque non per la morte di Breonna. Altri due poliziotti, Jonathan Mattingly e Myles Cosgrove, anche loro chiamati in causa per la partecipazione all’operazione, non sono stati incriminati.

Le proteste per questa decisione come era prevedibile, sono state immediate e non solo a Lousiville. A Chicago centinaia di manifestanti si sono radunati nel centro e in vari quartieri della città per protestare contro la decisione del Gran Giurì sull’omicidio di Breonna Taylor.

Circa 300 persone si sono radunate a Palmer Square Park sul lato nord-ovest di Chicago prima di partire per una marcia mercoledì sera, inneggiando al nome di Breonna Taylor. Altri manifestanti si sono riuniti nel Millennium Park del centro invocando giustizia mentre gli automobilisti di passaggio su Michigan Avenue suonavano il clacson. I manifestanti si sono radunati anche fuori dalla sede del dipartimento di polizia di Chicago.

In centinaia si sono riuniti anche davanti al Barclays Center di Brooklyn, a New York, reclamando giustizia. Proteste simili sono state organizzate anche a Los Angeles, Philadelphia, Kansas City e Indianapolis.

La notte del 13 marzo, Breonna era a letto con il suo fidanzato Kenneth Walker: guardava un film, quando sentì un botto provenire dalla porta dell’appartamento. Gli agenti, che erano in borghese, avevano ottenuto un mandato per perquisire l’abitazione perchè sospettavano che l’ex didanzato di Breonna Taylor, Jamarcus Glover, uno spacciatore, la utilizzasse per farsi arrivare dei pacchi.

Kenneth Walker penso’ che si trattasse proprio dell’irruzione dell’ex fidanzato di Breonna quando gli agenti bussarono alla porta; e -a sentire la sua denuncia- gli agenti non risposero alla sua domanda di “Chi e’?”. Allora Walker afferma di aver preso la pistola – legalmente registrata – e di aver sparato un colpo, ferendo un poliziotto alla coscia. A quel punto gli agenti risposero al fuoco, sparando oltre 20 proiettili e colpendo Breonna che a quel punto si era alzata dal letto. La balistica ha stabilito che a uccidere la 26enne e’ stato un proiettile sparato da Cosgrove ma ne’ lui ne’ l’altro agente sono stati accusati di omicidio o omicidio colposo come chiedevano i familiari della vittima. Nell’appartamento non fu trovata alcuna droga.

Il presidente del Gran Giurì di Lousiville, Daniel Cameron, afroamericano e repubblicano, ha ricevuto il plauso di Trump.

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