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Gran Bretagna. Colpo di mano del governo contro trasporti pubblici e comune di Londra

In apparenza sembrerebbe una nazionalizzazione, in pratica è una privatizzazione ispirata ai più classici dogmi del liberismo, che richiama molto il colpo di mano della Thatcher nel 1986 contro l’amministrazione comunale di Londra guidata da Ken Livingstone.

Il governo di Boris Johnson- tramite il ministro dei trasporti Grant Shapps – ha minacciato il sindaco di Londra, Sadiq Khan (laburista), di prendere sotto diretto controllo dello Stato l’azienda per i trasporti pubblici di Londra (TfL), qualora il sindaco non dovesse accettare un pacchetto di misure che prevede l’aumento del prezzo dei biglietti di bus e metropolitana, l’aumento delle tasse comunali, l’aumento dell’estensione della zone urbane alle quali si può accedere con veicoli a motore solo dietro pagamento di un ticket.

Queste sono le condizioni per un piano di salvataggio di quasi 5 miliardi di sterline (circa 5,5 miliardi di euro) per l’azienda stessa.

I media britannici riferiscono del netto rifiuto di misure definite “draconiane” da parte del sindaco di Londra. “Ora non è il momento per il governo di giocare a giochi politici di partito o di essere vendicativo nei confronti di Londra. Questa è una questione troppo seria”, ha detto il sindaco Sadiq Khan.

Mick Cash, segretario generale del sindacato  RMT (Rail, Maritime and Transport) ha denunciato la speculazione con cui il governo sta minacciando di assumere il controllo diretto del TFL suona come un atto di bullismo da parte del governo per imporre la sua volontà ai londinesi e calpestare la democrazia locale . “In attesa della conferma ufficiale sui futuri accordi di finanziamento per i trasporti nella capitale, RMT ribadisce la nostra posizione secondo cui non tollereremo alcun attacco a posti di lavoro”.

In qualche modo sembra ripresentarsi il colpo di mano della Thatcher nel 1986 quando  per decreto governativo Londra sparì come entità politica e amministrativa.

Il governo della Thatcher infatti abolì il Greater London Council e con esso la figura del sindaco, designato al suo interno. All’epoca era il laburista Ken Livingstone, conosciuto come “Ken il rosso”.

Il governo centrale assunse gran parte delle competenze del disciolto Council di Londra e lasciò ai Borough – le municipalità – l’ordinaria amministrazione con relative, ma molto centellinate, risorse economiche. Londra fu di fatto commissariata dal governo fino al 2000, quando Blair restituì alla capitale britannica la dignità politica e amministrativa perduta, introducendo l’elezione diretta del sindaco e l’istituzione della Greater London Authority,

L’azienda di trasporto londinese, è in difficoltà economica da quando le restrizioni anti-Covid sono state introdotte lo scorso marzo, hanno ridotto gli utenti dei trasporti pubblici.

A maggio, per far fronte al deficit del bilancio, il governo aveva offerto un pacchetto economico da 1,6 miliardi di sterline, ma le casse  della TFL sarebbero di nuovo a secco e il nuovo finanziamento del governo prevede di sostenere la TfL per il prossimo anno e mezzo indicato come orizzonte per la fine della pandemia.
Secondo il il “Financial Times”, il ministro avrebbe minacciato il sindaco di Londra di prendere il controllo diretto della TfL, gestendola direttamente dal ministero, in cambio del finanziamento a breve termine di 6 mesi. Ma in cambio il ministro aveva richiesto un terapia lacrime e sangue di destrutturazione del trasporto pubblico londinese.

Oltre all’aumento delle tariffe dei trasporti e delle tasse comunali, aveva richiesto che fosse agevolato il pre-pensionamento dei dipendenti, il taglio dei bonus per altri, un accelerazione sull’attuazione di treni automatici senza guidatore, il taglio del programma di tariffe zero per pensionati e bambini e un aumento delle tariffe annuale correlato al tasso di inflazione medio + 1 per cento.

Non solo. Anche l’aumento della zona di accesso a pagamento per i veicoli a motore includerebbe un’area 18 volte più vasta di quella attualmente esistente.

Il sindaco laburista di Londra ha finora bloccato qualsiasi aumento delle tariffe sui mezzi pubblici e sulle zone a traffico a pagamento, rifiutandosi di accettare le condizioni del governo, argomentando che queste di fatto “soffocherebbero il recupero economico della capitale”.

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