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Elezioni Usa: chi vincerà?

I tre “swing State” del Mid-west (Wisconsin, Michigan e soprattutto la Pennsylvania) saranno decisivi per gli esiti delle attuali elezioni presidenziali, al pari di quelle del 2016. Allora Trump “sfondó” il blu wall democratico, e vinse per una manciata di voti – 80 mila circa – contro la Clinton.

I grandi elettori in quello che era un bastione di voti per i democratici fino all’era Obama e che hanno 3 governatori/trici democratiche sono 46 in tutto: 20 la Pennsylvania, 16 il Mitchigan e 10 il Wisconsin, cioè due senatori a testa – come il resto degli Stati – e 40 deputati del Congresso.

In 48 Stati – tra cui questi – vale la regola del “The winner takes it all“, cioè chi ottiene più voti si prende tutti gli eletti, al di là del margine di vittoria, senza che ci sia proporzione quindi tra il consenso effettivo e gli eletti.

Nel mentre scriviamo Biden é avanti con 238 eletti contro 213 di Trump. Se Biden perdesse la Pennsylvania, potrebbe perdere anche in altri due stati tra quelli contesi, e comunque aggiudicarsi la vittoria, mentre Trump se perdesse in questo stato del Midwest, potrebbe perdere ancora in Nevada, ma dovrebbe vincere negli altri due stati ex “blu wall” , oltre che nella Georgia e nel Nord Carolina.

Bisognerà quindi aspettare alcuni giorni – com’era prevedibile – per conoscere l’esito finale delle urne e cioè il conteggio dei voti arrivati per corrispondenza o deposti in anticipo nelle urne, una scelta fatta da circa 100 milioni di cittadini nord-americani.

Trump, nel worst case scenario previsto dagli analisti, ha gridato subito allo scippo delle elezioni e ha dichiarato che ricorrerà alla Corte Suprema – dove gode di una solida maggioranza (6 su 3) nei giudici incaricati a vita di svolgere la loro funzione in uno dei tre perni del potere statunitense.

Tre temi possono esser determinanti in questi stati: a) la perdita dei posti di lavoro, e quindi le promesse di ritrovarli in quello che era il polmone produttivo statunitense, ormai da tempo “cintura della ruggine” che nessun Presidente é riuscito a scrostare, b) la gestione della pandemia considerato che ne sono tutti e tre duramente colpiti, c) e non da ultimo (per l’importante Pennsylvania) il fracking.

L’estrazione di petrolio e gas di scisto – di cui Trump é stato un fervente sostenitore – é entrata in crisi per la pandemia a causa dell’abbassamento del fabbisogno di energia (a cominciare dalla Cina), generando una “guerra del petrolio” con una tendenza ribassista che ha penalizzato il fracking, caratterizzato dagli costi produttivi e dalla necessità di costanti ed ingenti investimenti finanziari.

Questo ha portato ad drastico calo della forza lavoro impiegata. In Pennsylvania la disoccupazione a luglio é raddoppiata rispetto all’anno precedente: 10,3% della popolazione contro il 4,5% del 2019.

In questi tre Stati il Covid-19 – considerando che negli USA siamo in pieno picco pandemico – ha fatto una strage: più di 8.000 in Pennsylvania, oltre i 7.000 in Michigan e più di 1.250 in Wisconsin, che ha avuto fino ad ora oltre 100 mila contagiati.

La Pennsylvania é uno stato, la cui popolazione di 13 milioni è prevalentemente bianca, circa i 3/4. La prima minoranza etnica sono gli ispanici con il 12%, mentre gli Afro-Americani poco sotto l’8%, con l’elettorato democratico concentrato nelle due principali città (Filadelfia e Pittsburg) e quello repubblicano nelle zone rurali, come grosso modo il resto degli Stati Uniti.

In Michigan – dove Trump vinse di 11 mila voti nel 2016 – c’è una rilevante presenza Afro-Americana a Detroit, mentre il Wisconsin é per i 4/5 bianco. É li che dopo l’omicidio di Jacob Blacke, a Kenosha, si é avuto il secondo slancio del movimento Black Lives Matter, dopo la sua irruzione successiva alla morte di George Floyd a fine maggio.

Sia Trump che Biden condannarono i riot che seguirono, con lo sfidante democratico però più incline ad un discorso sulla “giustizia razziale” – ma non sul taglio dei fondi alla polizia -, contro la ferma difesa dell’operato delle forze dell’ordine da parte di Trump.

Vedremo nelle prossime ore se si concretizzerà quello scenario di “Guerra civile strisciante” come sbocco alla profonda crisi istituzionale che si é aperta, sintomo di una incapacità sistemica nell’essere in grado di affrontare le contraddizioni prodotte da un modello sociale alla deriva.

E che siano l’appeal o meno delle politiche rispetto alla creazione di occupazione nella rust belt a decidere quale sarà il futuro inquilino alla casa bianca, dice tutto sul tremendo fallimento degli States.

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