L’Alta Corte britannica si è pronunciata a favore del governo Usa ed ha ribaltato la decisione presa a gennaio da giudice distrettuale che aveva bloccato l’estradizione di Julian Assange. I timori che il maggiore organismo giuridico britannico assecondasse le pressioni statunitensi erano emersi con forza nei giorni scorsi, soprattutto alla luce delle frequentazioni tra il giudice Ian Barnett e l’ex ministro Alan Duncan, che fu l’artefice del sequestro/arresto di Assange nell’ambasciata dell’Ecuador e in ottimi rapporti con ambienti della Cia.
Il caso è stato deferito alla Westminster Magistrates Court incaricata di inviare il caso al Segretario di Stato Priti Patel per l’estradizione. Adesso Assange può essere estradato negli con l’accusa di spionaggio.
La decisione odierna è un duro colpo agli sforzi della campagna internazionale di sostegno al fondatore di Wikileaks per impedire la sua estradizione negli Stati Uniti per le accuse di spionaggio, ma restano aperte le opzioni per presentare ricorso da parte del suo team legale.
I giudici della Corte hanno ritenuto che il giudice del tribunale che aveva già esaminato il caso aveva basato la sua decisione a gennaio sul rischio che Assange fosse detenuto in condizioni carcerarie altamente punitive negli USA in caso di estradizione. Annunciando la la sentenza, Lord Ian Burnett ha dichiarato che: “Questo rischio è a nostro giudizio escluso dalle assicurazioni che vengono offerte”.
La moglie di Assange, Stella Moris, ha definito la sentenza “pericolosa e fuorviante”, aggiungendo che le assicurazioni statunitensi erano “intrinsecamente inaffidabili”.
L’attuale caporedattore di Wikileaks, Kristinn Hrafnsson, ha dichiarato che: “La vita di Julian è ancora una volta gravemente minacciata, così come il diritto dei giornalisti di pubblicare materiale che i governi e le aziende trovano scomodo. Si tratta del diritto di una stampa libera di pubblicare senza essere minacciata da una superpotenza prepotente”.
Rebecca Vincent, che dirige la sezione britannica di Reporters Without Borders, ha twittato: “Questo è uno sviluppo assolutamente vergognoso che ha implicazioni allarmanti non solo per la salute mentale di Assange, ma anche per il giornalismo e la libertà di stampa in tutto il mondo”.
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ANNA
Mentre sulle “nostre” TV -si fa per dire, io mi dissocio- e’ tutto un rullo di tamburi per Patrick Zaki. Per Assange a malapena mezza notizia di cronaca. La libera informazione?
E Sem
Tempi bizzarri. Le mosche stanno conquistando la carta moschicida con le braghe calate. Sinceramente non e’ “un bel vedere”.
Giovanni
Tra i peana per Zaki e i silenzi per Julian, l’ italico main- stream conferma il suo asservimento all’ interesse supremo della ” democrazia esportata” (vedi contratti miliardari per forniture di armi fra Italia ed Egitto e le coercitive pressioni diplomatiche U. S. A. verso l’ Occidente pasciuto e “progredito”.
Tempi da lupi…